Camera di commercio unica per il Friuli Venezia Giulia: scatta la polemica politica

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Critiche alla Serracchiani dalla Lega Nord, sostegno dal M5S. Da Pozzo: «troppa frettolosità per un sistema frastagliato»

camera di commercio palazzo insegnaL’accelerazione sulla realizzazione di un’unica Camera di commercio a valenza regionale scalda gli animi della politica e dell’economia in Friuli Venezia Giulia.

«Serracchiani gioca su due tavoli la partita della riforma del Sistema Camerale, umiliando così, ancora una volta, il Friuli Venezia Giulia – attacca il capogruppo alla Camera e segretario della Lega Nord Fvg, Massimiliano Fedriga -. La presidente della Regione, nelle sue vesti di vicesegretario nazionale del Partito Democratico ha infatti dapprima sostenuto la riforma Madia, nella quale è prevista la tutela normativa della Camera della Venezia Giulia e la fusione tra le Cciaa di Udine e Pordenone, salvo poi smentirsi clamorosamente per portare avanti la crociata in favore di una Camera di Commercio unica regionale. Meno servizi alle imprese dunque, a cui si aggiunge l’aggravante della bugia di un risparmio che non ci sarà: il personale in esubero, in modo non dissimile da quanto occorso con le Province, andrà infatti in carico alla Regione, comportando addirittura maggiori costi di gestione per le casse pubbliche. L’ennesimo tentativo di umiliare il nostro territorio e le nostre imprese – conclude Fedriga – con l’incoerenza tipica di chi, anziché dialogare con le parti in causa e far proprie le istanze delle categorie, vuole imporre le proprie decisioni dall’alto».

Se la Lega Nord è contraria, sostegno alla Serracchiani giunge dal M5S per il tramite del capogruppo in Consiglio regionale, Cristian Sergo: «il M5S è sempre stato a favore di un’unica Camera di commercio in Friuli Venezia Giulia. Pertanto riteniamo insane le polemiche delle forze politiche di centrodestra e della Camera della Venezia Giulia. Pensare di difendere il nostro territorio in questo modo è inutile e sbagliato. Con l’unificazione potremmo avere minori costi di gestione a carico della collettività e servizi migliori per le imprese. Il problema vero, come per altre riforme che la giunta Serracchiani ha tentato di imporre dall’alto, è invece l’attuazione di questo percorso. A partire dal nervo scoperto legato alla riallocazione del personale. Su questo punto – conclude – l’amministrazione regionale non sembra avere infatti le idee molto chiare».

Sul tema interviene anche il presidente della Camera di commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo: «in attesa dell’approvazione ufficiale del decreto, apprendiamo che la volontà dell’amministrazione regionale in conferenza delle Regioni è stata quella di esprimere parere negativo al piano di accorpamenti concordato da Unioncamere e Ministero dello sviluppo economico, piano che prevedeva, qui da noi, di procedere in due step: prima un assetto bicamerale e quindi, nei rinnovi successivi, il passaggio all’unico ente. Qualsiasi persona di buon senso, che conosca le diversità e le complessità del nostro territorio e della nostra economia – prosegue Da Pozzo – avrebbe sostenuto questo progetto che, pur vedendo come obiettivo ultimo la Camera unica, avrebbe tenuto in considerazione le peculiarità del sistema produttivo regionale, non disgiunte dalle tipicità territoriali e, cosa niente affatto secondaria, della gestione dei servizi, dei patrimoni e dell’occupazione delle singole Cciaa. Prendo comunque atto del nuovo percorso, a cui dobbiamo guardare avendo a cuore l’interesse generale dell’economia e delle imprese innanzitutto, che sicuramente antepongo agli interessi delle persone e soprattutto della politica».

Da Pozzo precisa «che ci sarà una complessità di processi, alcuni anche molto delicati, che dovranno rivedere non solo gli assetti dei servizi camerali rivolti alle imprese, ma anche quelli relativi alle nuove funzioni innovative previste dalla riforma e in capo alle Camere. Ma soprattutto quel vasto e importante mondo di partecipazioni che hanno sempre rappresentato asset fondamentali per i territori. Al di là della semplificazione che ne vuol fare la politica, questi processi richiedono una serie di competenze tecnico-giuridiche e organizzative decisamente complesse – conclude – e sarà necessaria la buona volontà di tutti i territori della nostra regione».