Durnwalder: stangata da oltre mezzo milione per l’abbattimento di fauna protetta dello Stato

L’aver autorizzato tra il 2010 e il 2014 la caccia a marmotte, stambecchi, volpi, tassi è costata all'ex presidente della provincia di Bolzano la condanna in appello alla Corte dei Conti di 568.125 euro (altrettanti per l’ex direttore dell’Ufficio caccia e pesca della provincia, Heinrich Erhard). 

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abbattimento fauna protetta dello Stato

L’abbattimento di fauna protetta dello Stato può costare caro, molto caro. I protezionisti altoatesini e italiani cantano vittoria a seguito della sentenza in appello della Corte dei Conti che ha condannato l’ex presidente della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, e l’ex direttore dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia, Heinrich Erhard, a versare ben 568.125 euro a testa a favore dello Stato per il danno erariale di 1.136.250 euro quantificato dal sostituto procuratore della Corte dei conti, Alessia Di Gregorio, causato dall’abbattimento di marmotte, stambecchi, volpi, tassi che Durnwalder e Erhard avevano consentito attraverso un centinaio di decreti emanati tra il 2010 e il 2014.

Quello che era stato definito “abbattimento programmato” per evitare il sovra popolamento non era stato accettato dai protezionisti, con Lav (Lega anti vivisezione) e la Lac (Lega anticaccia) che avevano denunciato il danno erariale derivante dall’aver dato via libera all’abbattimento di quella che era selvaggina protetta e, come tale, patrimonio indisponibile dello Stato.

In primo grado, nel dicembre del 2016, la Corte dei conti aveva assolto sia Durnwalder che Erhard, condannandoli al pagamento di 6.192 euro a testa per le spese legali causate da contenziosi persi, sempre sulla stessa materia, davanti al Tar che aveva annullato i decreti, ritenendoli non sufficientemente motivati. Sentenza impugnata dalla procura contabile regionale e anche dal legale di Erhard. Impugnativa che ha visto accolte in appello la posizione della Procura contabile, respingendo quella dell’imputato.

Ovviamente soddisfatte le organizzazioni protezionistiche. «Un risultato senza precedenti – scrive la Lav – che riconosce, per la prima volta in Italia, il danno erariale causato da un’Amministrazione pubblica che, scriteriatamente e a più riprese ha proposto e approvato decreti di autorizzazione all’uccisione di animali di specie protette – come marmotte e stambecchi – incurante delle costanti bocciature della giustizia amministrativa». La Lav guarda anche ai fatti degli ultimi tempi, che vede protagonisti lupi ed orsi sempre più presenti in Trentino Alto Adige, con gli amministratori delle province di Trento e di Bolzano che hanno imbracciato l’arma dell’abbattimento selettivo per contenerne la presenza. Secondo la Lav, la «sentenza della corte dei conti d’appello rappresenta un importante precedente. Auspichiamo che questa storica condanna rappresenti un preciso monito agli attuali amministratori delle due province a non approvare le proposte di legge per l’uccisione di lupi e orsi, specie protette a livello nazionale ed europeo». In caso contrario, sottolinea la Lav «le responsabilità ricadrebbero su tutti gli assessori e i consiglieri provinciali che decidessero di votare favorevolmente agli abbattimenti».

Colpiti della portata della sentenza i vertici della politica altoatesina. Sconcertato per la sentenza della Corte dei conti d’appello l’avvocato Gerhard Brandstätter che annuncia subito il ricorso in Cassazione o alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Solidarietà a Durnwalder arriva dal segretario Svp, Philipp Achammer, secondo cui «la sentenza della sezione prima giurisdizionale centrale d’appello non è comprensibile, visto che i decreti rappresentavano una attuazione delle direttive Ue. Se queste sentenze facessero scuola si arriverebbe ad una drastica limitazione delle possibilità di azione della Provincia e ad una paralisi dell’azione amministrativa. La sentenza rende evidente che l’Alto Adige ha bisogno di competenze primarie nel settore della tutela della natura e dell’ambiente». Da parte sua, il presidente Arno Kompatscher, visto anche l’ammontare della sanzione economica in capo ai due condannati, parla di «un attacco all’autonomia dell’Alto Adige».