Autonomia per Roma approvata dal Parlamento, quella per Veneto e Lombardia non pervenuta

Strano comportamento a doppia velocità di una Lega Salvini Premier che ha dimenticato il Nord. 

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Al Parlamento, per approvare in Commissione Affari costituzionali la riforma per affidare alla città di Roma i poteri di una Regione, sono bastati appena venti minuti di rapida discussione, passata con un’ampia maggioranza, compresa quella Lega fu Nord ora Salvini Premier che da oltre 50 mesi è incapace di dare compiuta attuazione all’esito referendario che ha visto favorevoli a maggiore autonomia di Veneto e Lombardia milioni di elettori.

Una situazione che ha scatenato le reazioni della politica, evidenziando anche uno strano comportamento della Lega, tra quella veneta che protesta e quella ormai romanizzata della Salvini Premier che festeggia.

A dare fuoco alla polemica Alberto Villanova, presidente dell’intergruppo LegaLiga Veneta in Consiglio regionale del Veneto: «apprendo dalla stampa che grazie al contributo del Pd, correlatore del provvedimento, a Roma in tempo record è stata approvata la riforma costituzionale per dare più poteri a Roma Capitale. Tanta solerzia e velocità è encomiabile: Roma ha ottenuto in venti minuti quello che noi aspettiamo da oltre cinquanta mesi. Sarebbe bello, però, che i Dem e i 5 Stelle, che detengono la presidenza della Commissione, mettessero lo stesso impegno per approvare, finalmente, anche l’autonomia del Veneto».

«Non conosco nel merito il provvedimento e le ragioni per cui ora Roma si meriti dei poteri al pari di una Regione: ero fermo al fatto che la città di Roma, che già può vantare poteri eccezionali in quanto “Roma Capitale”, nel gestire i propri poteri non avesse sempre dato esempio di grande efficienza. Forse, però, con la promozione proposta, si mira a fare meglio – chiosa Villanova -. Chi invece le risorse le ha sempre gestite bene, con parsimonia e buon senso, come la Regione del Veneto che, aspetta nel pieno rispetto della carta costituzionale di poter amministrare 23 materie. Materie che, se affidate a Roma Capitale, a quanto pare non rappresentano un problema per il Pd romano, a differenza invece di quanto sostengono i colleghi Dem di casa nostra che mercanteggiano invece le competenze del Veneto come fossero al banco del pesce. Perché il Pd non si impegna con la stessa determinazione per far approvare la nostra legittima richiesta? Forse la volontà dei Veneti vale meno di quella della città di Roma?»

A stretto giro risponde a Villanova l’ex senatore Lega Nord e responsabile del Comitato per l’Autonomia del Veneto, Paolo Franco: «leggo con stupore le parole del presidente intergruppo regionale Veneto della Lega, Alberto Villanova, che denuncia la rapidità dell’approvazione in commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati del provvedimento che dota la città di Roma di maggiori poteri. Secondo Villanova, “Roma ha ottenuto in venti minuti quello che noi aspettiamo da oltre cinquanta mesi”, riferendosi all’autonomia del Veneto, e attribuisce la colpa di questa situazione a Pd e Cinque Stelle. Villanova dovrebbe informarsi e leggere nei resoconti della Commissione la dichiarazione del capogruppo leghista, Igor Iezzi, il quale, altrettanto rapidamente, “preannuncia il voto favorevole del suo gruppo” senz’altra osservazione. Inoltre, sempre Villanova, dovrebbe chiedere ai due leghisti veneti membri della Commissione stessa le motivazioni di questo atteggiamento: si tratta di Ketty Fogliani e di Alberto Stefani, il quale, per giunta, è anche commissario regionale veneto della Lega – continua Francorigirando il coltello autonomista nella piaga leghista -. E’ tempo che i leghisti veneti smettano di stare con un piede in due scarpe, a Roma appiattiti e accondiscendenti, a Venezia (finti) barricaderi. Questo triste rimpiattino rappresenta un’offesa ai Veneti che, quasi cinque anni fa, hanno votato in massa nel referendum per l’autonomia».

Pure dal Pd si muovono per rimbeccare l’uscita di Villanova: per bocca del capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale del Veneto, Giacomo Possamai, «sull’autonomia la Lega è andata in cortocircuito. Il capogruppo Villanova attacca infatti frontalmente l’approvazione del testo che attribuisce a Roma Capitale i poteri legislativi di una Regione. Peccato che a votarla in Commissione Affari costituzionali della Camera sia stata l’intera rappresentanza del suo partito, con in testa il coordinatore veneto Alberto Stefani. Capisco che le nostre proposte per cambiare schema e uscire dal nulla di fatto in cui si ritrova questa importante partita abbia irritato e creato confusione tra le fila leghiste. Ma Villanova sbaglia bersaglio dando addosso al Pd. Anche perché, oltre alla Lega, attorno a questa riforma di ampliamento nelle prerogative della Capitale è schierata in prima fila Forza Italia, visto che il primo firmatario del testo è il capogruppo forzista Paolo Barelli. Qualche chiarimento dalle parti del centrodestra appare a questo punto opportuno».

Possamai ribadisce come il Partito democratico è da sempre «federalista e non a corrente alternata per cui ben venga se anche da altre parti ci sarà una maggior devoluzione di competenze al livello locale. Per quanto ci riguarda, ritengo che questo passaggio, peraltro non definitivo visto che è solo l’avvio di un iter, ci dia invece l’occasione per chiedere maggiore concretezza e arrivare all’autonomia anche in chiave veneta. Il voto unanime, trasversale, in commissione, dimostra da questo punto di vista che esiste un livello politico capace di lavorare in modo costruttivo. Il medesimo metodo che, purtroppo inutilmente, stiamo proponendo in Veneto e in Consiglio regionale alla Lega».

Sulla questione interviene anche il deputato azzurro padovano Roberto Caon: «dopo l’ampio riconoscimento di autonomia a Roma Capitale si passi a riconoscerla al Veneto e a tutte le regioni che ne hanno fatto richiesta, a cominciare da Lombardia ed Emilia Romagna. Non condivido le reazioni sconcertate di molti miei colleghi veneti. Da persona che si è sempre battuta per l’autonomia, da tempi non sospetti, non mi scandalizzo per una legge approvata che va in questo senso. Certo: ci sono due pesi e due misure, e questo perché – e non lo scopriamo certo oggi – ci sono partiti ostili, ben rappresentati in Parlamento, all’autonomia delle regioni del Nord, un’ostilità che è contro la Costituzione e contro la logica».

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