Confedilizia, scongiurare eco-patrimoniale europea

Gagliani Caputo: «dall’Europa di fatto arriverebbe una sorta di pesante tassa ance sulla “prima casa” finora esente». Ance, 9 milioni di immobili non a norma nelle classi inferiori alla “D”.

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Confedilizia è contraria alla proposta di direttiva europea sull’efficienza energetica nell’ediliziaperché prevede tempi troppo stretti per l’efficientamento del patrimonio abitativo che in Italia è in gran parte risalente nel tempo e, a differenza del resto dell’Europa, in grandissima parte di proprietà delle famiglie per la loro “prima casa”, quando all’estero è molto più diffusa la locazione, con la proprietà immobiliare concentrata nei fondi immobiliari di società private e pubbliche.

Tra le proposte di compromesso che saranno poste all’esame della Commissione energia del Parlamento europeo il prossimo 9 febbraio, Confedilizia evidenzia come gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere entro il 1° gennaio 2030 almeno la classe energetica “E” ed entro il 1° gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica “D”. Se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali. Senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti ecc.

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In questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv”, l’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e il direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, intervistano l’avvocato Giovanni Gagliani Caputo, membro del Comitato esecutivo dell’Unione internazionale della proprietà edilizia in rappresentanza di Confedilizia, che traccia un quadro assai poco lusinghiero della norma in allestimento all’Europarlamento, oltre che un bilancio degli effettidel Superbonus 110%.

«Nell’immediato, poi – spiega Gagliani Caputo – l’effetto sarà quello di una perdita di valore dellastragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generaledelle famiglie. Di fatto, ci sarà una pesante tassazione anche sulla “prima casafinora tenuteesenti dai governi italiani. Per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, è necessario porsi obiettivi realistici. Si è scelta, invece, la strada della coercizione, senza neppure prevedere, in capo agli Stati membri, un’adeguata flessibilità per adattare le nuove norme ai contesti nazionali. Ci appelliamo al Governo e alle forze politiche affinché venga svolta ogni possibile azione per far sì che l’imminente fase finale di esame della bozza di direttiva possa condurre a ripensare un’impostazioneche per l’Italia avrebbe conseguenze devastanti».

I dati in gioco sono preoccupanti, perché secondo i dati forniti dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, il 74% degli immobili in Italia è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. Anche il monitoraggio Enea-CTI, relativo agli attestati di prestazione energetica emessi nel 2020, mostra che il 75,4% degliattestati si riferisce a immobili ricadenti nelle classi più inquinanti, E, F, G, con quest’ultima che incide per oltre un terzo (35,3%).

Quanto al Superbonus 110%, Confedilizia evidenzia i problemi connessi con una norma nata male, all’insegna della peggiore politica demagogica ed improvvisata, che ha subito in poco meno di tre anni ben 14 modifiche che hanno contribuito al suo stravolgimento e al pressoché blocco dei cantieri, specie quelli che hanno utilizzato il meccanismo della cessione dei credito in fattura. Con leimprese bloccate dall’impossibilità di scontare presso il sistema bancario dei crediti rilevati per i lavori effettuati, al fine sia di ottenere liquidità per proseguire i lavori che per pagare gli stipendialle maestranze e gli oneri fiscali e previdenziali, fortissimamente esposte al rischio di fallire, a rischiare e tanto ci sono anche i tanti cittadini che, lusingati dalla propaganda grillina, si sono avvalsi della possibilità di farsi riqualificare la propria abitazione senza spendere nulla. Per costoro il rischio, in caso di lavori non completati e impresa esecutrice fallita, è di essere esposti alle richieste di restituzione dello sconto fiscale goduto e, nel caso di mancanza di liquidità, di essere coinvolti nelle procedure di ipoteca o di messa all’asta del proprio immobile per recuperare le somme.

«Si tratta di una situazione molto delicata, che va seguita con molta attenzione, anche perché il governo Meloni, come quello Draghi, ha deciso di non investire più nel Superbonus 110% -commenta Gagliani Caputo – con il rischio che tanti cittadini potrebbero essere coinvolti in un pesante danno economico loro malgrado». Insomma, tanti proprietari di “prima casarischiano dirimetterci la propria abitazione solo per essersi fidati delle promesse grilline. Davvero una brutta pagina di mala politica.

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