Autonomia speciale e differenziata: confronto a Udine con Calderoli

Il ministro alle Regioni dibatte con i presidenti di due regioni speciali la portata della riforma. 

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Autonomia speciale e differenziata
Da destra, il presidente dell'Alto Adige, Arno Kompatscher, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Massimiliano Fedriga, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, l'assessora alle Finanze della Regione Friuli Venezia Giulia Barbara Zilli e il sindaco di Udine Pietro Fontanini.

Udine, alla presenza del ministro alle RegioniRoberto Calderoli, si è discusso della riforma istituzionale tra Autonomia differenziata e speciale, alla presenza di due presidenti di regioni autonome che guardano con attenzione il nuovo processo riformatore.

«Con l’approvazione del testo del disegno di legge sull’Autonomia differenziata da parte della Conferenza delle Regioni è stato fatto un passo enorme: si tratta di un testo che è in linea con le richieste della Conferenza su otto punti fondamentali che sono stati tutti recepiti, ed è utile anche alle regioni a Statuto speciale, perché mette un punto fermo sulla difesa della specialità» ha detto il presidente della regione Friuli Venezia Giulia e presidentedella Conferenza delle regioniMassimiliano Fedriga, che affronta il rinnovo del mandato alle elezioni del prossimo 2 e 3 aprile.

«Il passaggio parlamentare e l’approvazione, dopo diversi anni – ha aggiunto Fedriga – dell’Autonomiadifferenziata nel Paese sarà utile anche alle regioni a Statuto speciale, perché troppo spesso in passato la specialità è stata messa in discussione da esponenti di qualche forza politica, cosa che avrebbe provocato un danno enorme. Inoltre è utile anche perché se qualche regione a Statuto ordinario dovesse chiedere qualche competenza che non è esercitata da qualche regione a Statuto speciale – ha precisato Fedriga – . La stessa specialepotrà chiedere un procedimento più veloce per ottenerla, con una legge rafforzata e non attraverso una revisione statutaria che comporta passaggi di fatto costituzionali».

Sulla reintroduzione delle provinceFedriga si è augurato che «possano partire le prime letture della nostra proposta di legge, dalla Camera o dal Senato, perché vedo una condivisione bipartisan, anche le forze di sinistra che avevano usato lo scalpo delle province per parlare di risparmi della politica, convergono oggi sul fatto che questi risparmi non esistono, anzi c’è stato un aumento di costi e una diminuzione dei servizi, tanto che molti esponenti anche del Pd hanno firmato la reintroduzione di province elettive in altre parti del Paese. Quindi non vedo ostacoli per la nostra proposta votata dal consiglio regionale – ha concluso – che dovrà essere sottoposta al doppio vaglio di Camera e Senato».

Per il ministro alle regioniCalderoli, «l’interesse delle regioni a Statuto speciale è oggi quello di difendere la propria specialità, cosa che non è così scontata, perché tra emergenza Covid e altre questioni, mi sembra che ci sia ogni volta un tentativo di ricentralizzare quello che era stato affidato alle regioni ordinarie e speciali. Il fatto non ultimo – ha aggiunto il ministro – che abbiano uniformato la vostra quota di compartecipazioni a livello dei vari tributi e che ci sia una compartecipazione a una manovra di bilancio che non sempre viene concordata, mentre io quando lo avevo fatto, era sempre un’intesa e non un atto unilaterale da parte dello Stato, ci suggerisce di vigilare affinché questo non possa più accadere».

Per Calderoli «uno dei problemi del Paesenon è avere due velocità, ma il fatto che ce sono cinque o seinon solo tra Nord e Sud, ma anche tra centro e periferiamontagna e piccole isole, quindi attraverso l’Autonomiadifferenziata e la sfida nel definire i livelli essenziali dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tuttoil territorio nazionale, noi avremo un elenco a cui ogni cittadino potrà fare riferimento, per sapere che cosa paga in termini di tasse e che cosa può pretendere da stato, regione, comune e città metropolitana. E’ un’operazione di trasparenza e di responsabilizzazione degli amministratori – ha proseguito Calderoli – il cittadino deve sapere come e dove spendono le risorse, e poi premiarli o penalizzarli con il proprio voto».

Sulle differenze tra Autonomia speciale e differenziata è intervenuto anche il presidente dell’Alto AdigeArno Kompatscher, «c’è l’assoluta urgenza di riprendere i lavori nelle Commissioni dei 6 e dei 12 affinché vengano approvate importanti norme d’attuazione – già discusse a livello politico – come quelle sul volontariato, sull’iscrizione agli albi professionali e sull’assunzione del personale, nonché quella sull’autonomia nello sport».

«La nostra posizione sull’Autonomia differenziata è quella che ho già espresso in diverse occasioni – ha detto Kompatscher -: l’attuazione dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione non riguarda le regioni e le province autonome, ma è comunque un tema importante da presidiare, perché questa riforma può avere effetti positivima anche negativi per le nostre autonomie speciali. Mi riferisco in particolar modo ai livelli essenziali delle prestazioni, ai fabbisogni standard e ai costi standard. Questi non devono avere l’effetto di definire anche il modo nel quale le prestazioni devono essere erogate e i contenuti stessi delle prestazioni, perché sminuirebbel’Autonomia delle regioni, anche di quelle a Statuto speciale. Se fossero attribuite alle regioni a statuto ordinario nuove competenze, ad esempio in materia di ambiente, potremmo chiedere di ottenere anche noi queste prerogative».

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