Alloggi popolari, la Corte costituzionale cassa la legge del Veneto

Illegittimo il requisito di 5 anni di residenza per accedere al beneficio. Sub iudice anche la legge del Trentino che richiede 10 anni di residenza. Il problema di garantire i diritti dei residenti.

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Nonostante la legge regionale del Veneto n. 39 del 2017 fosse passata indenne ai controlli del governo Gentiloni, il requisito della residenza minima di 5 anni per accedere agli alloggi popolari è stato cassato dalla Corte costituzionale perché «è irragionevole negare l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a chi, italiano o straniero, al momento della richiesta non sia residente nel territorio della Regione da almeno cinque anni, pur se calcolati nell’arco degli ultimi dieci e maturati eventualmente anche in forma non continuativa» si legge nella sentenza. Questo perché, spiega la Consulta, «il requisito della prolungata residenza impedisce di soddisfare il diritto inviolabile all’abitazione, funzionale a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana».

Di fatto, la decisione della Corte per non penalizzare gli immigrati finisce con lo sfavorire pesantemente i cittadini residenti, quelli che pure pagano tasse e contributi con cui vengono realizzati gli alloggi popolari, perché il loro reddito o i loro carichi di famiglia originano un punteggio in graduatoria quasi sempre inferiore rispetto a quelli di un immigrato privo di reddito e con tanti figli.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, si è detto sorpreso della sentenza, ma si adeguerà cambiando gli aspetti della norma, superando il requisito temporale della residenza sul territorio per passare all’assegnazione di «punteggi più alti per chi dimostra di aver posto radici da tempo nel nostro territorio. Premieremo nelle graduatorie chi dimostrerà di risiedere in Veneto da tempo».

Per Zaia è necessario premiare chi vuole investire nella residenza in regione a partire da quegli «stranieri che hanno scelto di far crescere la propria famiglia nella nostra regione. Premiamo la voglia d’integrazione, di crescita comune, di visione verso il domani in un territorio da sempre accogliente».

La posizione della regione Veneto non è isolata: prossimamente potrebbe incappare negli strali della Corte costituzionale anche un regolamento della provincia di Trento che prevede il requisito della residenza di 10 anni per potere accedere agli alloggi pubblici, visto che la norma del 2019 è finita cassata dalla magistratura ordinaria con la Cassazione che ha chiesto alla Corte costituzionale nei giorni scorsi di esaminare la legittimità della norma in base al principio di eguaglianza. E con il precedente della legge veneta è più che probabile che anche la norma trentina finirà sotto la ghigliottina costituzionale.

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