Infrastrutture Ue: per completarle entro 2030 servono altri 200 miliardi

Il punto su reti Ten-T e mobilità sostenibile dell’eurocommissario Valean. Necessario ricorrere ai capitali privati. Estensione della rete anche ai paesi terzi.

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Infrastrutture Ue autostrada del brennero

«Per completare entro il 2030 le infrastrutture Ue per collegare l’Europa serviranno 200 miliardi di euro in più, quindi è impensabile che, da sole, possano bastare le risorse pubbliche»: a dirlo è il commissario europeo ai Trasporti, Adina-Ioana Vălean, che a Bruxelles ha inaugurato i “Connecting Europe Days”, le Giornate europee della connettività organizzate insieme alla presidenza belga dell’Ue per fare il punto sui piani di Bruxelles per la mobilità sostenibile e sui nove nuovi corridoi della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T).

I vertici europei hanno raggiunto un accordo a dicembre sulle reti Ten-T che per la prima volta si estenderanno anche ai paesi terzi, ma candidati ad entrare nell’Unione europea: Ucraina, Moldova e Balcani occidentali.

Circa 71 i miliardi di euro di investimenti finora mobilitati per le infrastrutture Ue che collegano il continente da nord a sud, da est a ovest. Di questi, il 75% speso per la mobilità su ferrovia che è la modalità più sostenibile. Valean conferma che il lavoro a Palazzo Berlaymont per il prossimo quadro finanziario post 2027 è già iniziato e di sperare che la «mobilità militare» possa avere un ruolo rafforzato, dedicandogli un proprio capitolo di finanziamento più attento alle nuove esigenze dell’Ue in materia di difesa e forze armate. «Nel bilancio attuale per la mobilità militare avevamo chiesto 6 miliardi di euro fino al 2027, ne abbiamo ottenuti solo 1,7», ha ricordato Valean.

Cambiamenti climatici e tensioni geopolitiche sono le sfide che rimangono da superare per la nuova rete europea delle infrastrutture. Sul primo fronte, Bruxelles «ha spinto perché le infrastrutture tengano in considerazione potenziali rischi di eventi climatici estremi», ha ricordato Valean, mentre proprio in risposta all’impatto della guerra di Russia in Ucraina, la nuova rete estende quattro corridoi anche a Ucraina e Moldova, anche per adeguarli allo scartamento metrico (1435 mm) esistente in Europa rispetto allo standard russo più largo (1520 mm), che impedisce l’interoperabilità dei convogli sulle differenti reti, mentre sono stati tagliati fuori i collegamenti transfrontalieri con Russia e Bielorussia.

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