Parmigiano Reggiano, a dicembre 2014 produzione in calo dell’1,1%

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parmigiano reggiano forma ilnordestquotidianoAlai: «nel 2015 produzione in calo per minore conferimento di latte»

A dicembre, la produzione del formaggio Parmigiano Reggiano ha registrato un calo dell’1,1% , mentre le esportazioni, nei primi nove mesi del 2014, fanno registrare un aumento a livelli superiori al 5%. E’ quanto rende noto il Consorzio di tutela secondo cui il rallentamento segna «un’inversione di tendenza che assicura al 2014 una chiusura all’insegna di una sostanziale stabilità, circa 15.000 forme in più».

Si tratta, sottolinea il Consorzio in una nota, di «un segnale importante per i mercati. In attesa delle decisioni dei singoli produttori circa la riduzione del 5% approvata dall’Assemblea dei caseifici per il 2015 e in linea con quanto già fatto da altri Consorzi di Dop italiane, si è in presenza di un calo che indica la via per il ripristino di un migliore equilibrio tra domanda e offerta».

Quanto alle esportazioni, prosegue la nota, nei primi 9 mesi dello scorso anno, queste «sono apparse in aumento a livelli superiori al 5%, mentre per il mercato interno si è registrato, in occasione delle festività natalizie e di fine anno, un incremento delle vendite del 7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Proprio in vista delle festività – argomenta il Consorzio – sono state collocate 285.000 forme di Parmigiano Reggiano, che rappresentano il 15% dell’intera produzione destinata in pezzi al mercato interno».

Guardando al futuro prossimo, «la decisione delle autorità della Corea del Sud, che ha consentito la riapertura delle esportazioni, è significativa non semplicemente per le quantità assorbite da quel Paese, pure interessanti ma soprattutto perché consente la ripresa di un percorso di incremento costante che si è registrato in questi anni e che riguarda anche diversi altri Paesi dell’area asiatica».

Come accennato, il Consorzio si prepara a gestire il calo di produzione di formaggio deliberata dall’assemblea dei soci (370 caseifici aderenti): scenderà del 5%, nel 2015, la quota di latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano. Circa 800.000 quintali in meno, in sostanza, che porteranno la produzione di formaggio a 3.150.000 forme rispetto ai 3,3 milioni con i quali si chiuderà il 2014. «Una rimodulazione dei piani di regolazione dell’offerta – ha detto il presidente del Consorzio Giuseppe Alai – che non rappresenta soltanto una misura di carattere congiunturale. Il riequilibrare l’offerta rispetto alla domanda per ridare fiato ai redditi dei produttori a fronte di quotazioni che hanno pesantemente risentito di un aumento produttivo che in tre anni è stato pari al 9,5%, oggi è una delle misure di carattere strutturale che debbono essere messe in atto per rispondere a cambiamenti di analoga natura avvenuti sui mercati mondiali del latte e dei formaggi e a ciò che la crisi economica ha generato a carico delle famiglie».

Secondo Alai «dall’inizio della crisi economica il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 13,1% e i consumi di formaggi sono scesi del 6,3%. Ciò nonostante, i consumi interni di Parmigiano Reggiano, apparsi in calo all’inizio del 2014, negli ultimi tre mesi sono aumentati del 4%; contemporaneamente, però, le quotazioni all’origine sono apparse i continua discesa (-14% in un anno) e proprio questi dati dimostrano che a prezzi bassi si può vendere di più (tanto che da due anni sono in sensibile diminuzione anche le importazioni di similgrana) e che la produzione tende naturalmente a diminuire, ma siamo ben lontani da elementi strutturali che possano garantire quel reddito ai produttori che sta invece diminuendo».

Dopo gli aumenti del 2011 (+174.000 forme), del 2012 (+225.000 forme) e del 2013 (173.000 forme) e il +0,7% che si registra a novembre 2014, per il 2015 l’Assemblea dei caseifici aderenti al Consorzio del Parmigiano Reggiano ha dunque deciso il taglio del 5% della produzione 2015, unitamente ad un taglio, sulle sole spese di struttura, di 700.000 euro, portando ad un calo complessivo del bilancio per 3,5 milioni, mentre nessun aumento è previsto sui contributi versati dai caseifici, fermi dal 2003.