Nonostante l’incipiente Ferragosto, la politica in Veneto è più calda che mai/1

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venezia sede consiglio regionale veneto palazzo Ferro Fini
Referendum costituzionale, botta e risposta tra la Lega Nord e il PD veneto

 

venezia sede consiglio regionale veneto palazzo Ferro FiniSarà una fine estate e un autunno politicamente rovente, sia in Italia che nel NordEst. Le prime avvisaglie di quanto succederà sono costituite dal referendum costituzionale, di cui la Corte di Cassazione ha appena dato il via libera alla richiesta avanzata dal Comitato per il Sì, dopo che il referendum era stato validamente richiesto anche da un quinto dei parlamentari.

Le critiche espresse ieri dal presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, hanno suscitato la piccata replica degli esponenti Dem veneti. «Roberto Ciambetti ha il dovere istituzionale di fare da garante rispettoso di tutte le forze politiche rappresentate nell’assemblea che lui presiede. Le sue parole a commento del referendum costituzionale, rivolte al Premier e ai sostenitori delle ragioni del “Sì”, definiti come “neocentralisti reazionari”, sono inaccettabili. Con questo atteggiamento Ciambetti si colloca ampiamente fuori dai confini della correttezza istituzionale». 

La presa di posizione è della capogruppo dei democratici Alessandra Moretti e del consigliere regionale Pd, Claudio Sinigaglia, che esprimono così disappunto per le dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri dal presidente del Consiglio regionale. «Riteniamo sconcertante il fatto che Ciambetti faccia il moralizzatore tacendo, guarda caso, sui costi che graverebbero sui cittadini veneti nel caso in cui dovesse tenersi il referendum per l’autonomia, ovvero la bellezza di 14 milioni di euro. Tutto questo mentre la riforma costituzionale che verrà sottoposta al voto referendario nasce proprio con l’obiettivo di abbattere i costi e di garantire un funzionamento della macchina istituzionale più snello ed efficiente» dicono i consiglieri Dem.

«I segnali inquietanti per la democrazia e i tempi bui che Ciambetti sbandiera allarmato – concludono Moretti e Sinigaglia – stanno invece proprio nelle parole di un presidente che sta interpretando il suo ruolo a senso unico, con un approccio politico di parte che è ben lontano dai suoi compiti istituzionali. Spiace davvero che proprio lui, che predica pluralismo, stia purtroppo usando la sua carica come megafono della propaganda, vuota di contenuti, della Lega». 

Ciambetti non demorde e replica a muro duro alle critiche degli esponenti Dem veneti: «i promotori del Comitato del Sì s’inalberano perché il presidente del Consiglio regionale del Veneto ha stigmatizzato il fatto per cui lo stesso Comitato incasserà ben 504.307 euro nello stesso momento in cui i promotori si ergono a moralizzatori e taglia costi della politica? S’inalberino pure: resta il fatto che incasseranno 504.307 euro, ben più di quanto non si ricaverà dai supposti risparmi che la riforma Renzi-Boschi porterà». 

«A parlare di neocentralismo reazionario non sono di certo il solo: a parte il fatto che non pochi esponenti del Pd la pensano nel mio stesso modo – continua Ciambetti – mi ero espressamente riferito a quanto sostenuto da costituzionalisti e presidenti emeriti della Corte Costituzionale: chiudendo la sua relazione al convegno “Riformare la Costituzione un confronto aperto” il 16 aprile scorso Ugo de Siervo, presidente emerito della Corte disse: “Mi sembra quindi necessario considerare criticamente anche questa importante parte della riforma costituzionale che è stata deliberata, che ci porta non solo alla fine del nostro regionalismo, ma anche ad uno sgangherato riaccentramento ed a un paradossale aumento di privilegi delle Regioni specialì”. Io difendo le prerogative delle regioni, il diritto-dovere della regione a legiferare e non starò di certo con le mani in mano nel veder scippate la nostra istituzione che è strumento di democrazia e che i costituenti vollero anticipando quel principio di sussidiarietà che sta alla base della normativa europea». 

All’accusa di non essere super partes, infine, Ciambetti replica che «il referendum dei “riKostituenti” non c’entra nulla con il mio essere presidente del Consiglio regionale. Sin dal mio discorso d’insediamento più di un anno or sono garantii ai consiglieri la mia imparzialità spiegando che questa, tuttavia, non coincide con il silenzio davanti a materie e questioni che esulano i lavori consigliari. Non sono un eterodiretto, non credo al centralismo democratico, ho le mie idee e quando sarà il momento non esiterò, come ogni cittadino ha il diritto di fare, a sostenerle nei modi e nei tempi che l’attuale Costituzione, e spero anche futura, assicura a tutti».