Tilt, come accompagnare le start up innovative italiane ai grandi eventi internazionali

Iniziativa congiunta di Area Science Park Trieste e Teorema. Grande successo all’ultima edizione del Ces di Las Vegas con 50 aziende selezionate in tutt’Italia. 

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Lo stand di Tilt al Ces 2019 di Las Vegas.

L’incubatore hi-tech attivo in Area Science Park di Trieste con Tilt agli inizi di gennaio ha portato al Consumer Electronic Show (Ces) di Las Vegas, la più grande fiera (anche se può essere riduttivo definirla tale perché è qualcosa che va oltre lo stesso concetto di fiera) dell’hi-tech elettronico e digitale del mondo, 50 start up di tutt’Italia per presentare le proprie iniziative in campo tecnologico e digitale, ottenendo un deciso successo da parte di potenziali clienti e investitori e un primo, positivo esempio di cluster italiano all’interno della fiera.

Tale risultato è stato reso possibile da Tilt, un’iniziativa pubblico-privata di cui Area è stata la promotrice assieme ad un’azienda privata attiva nel campo digitale, Teorema. Fabrizio Rovatti, direttore generale di Innovation Factory, l’incubatore di Area dedicato alle start up, racconta come è nata e cresciuta quest’iniziativa e quali sono gli sviluppi per il prossimo futuro.

Dottor Rovatti, innanzitutto cos’è Tilt?

Si tratta di un’iniziativa pubblico-privata tra Area Science Park, ente di ricerca ed innovazione sotto il controllo del ministero dell’Innovazione e ricerca, e Teorema, un’azienda privata molto forte nel campo del digitale. Tre anni fa, il presidente di Teorema, Michele Balbi, di ritorno dal Ces, facendo il bilancio della missione, si è reso conto che le aziende italiane erano sì presenti all’evento di Las Vegas, ma in modo del tutto disorganico, ciascuna per conto proprio, senza un’immagine unitaria di sistema italiano di ricerca ed innovazione. Abbiamo iniziato a parlarne e come Area abbiamo pensato di raccogliere la sfida di attivare una collaborazione pubblico-privata per arrivare ad una missione italiana al Ces, capace di fare sintesi della capacità di sviluppo ed innovazione nel campo del digitale e dell’elettronica da parte delle aziende italiane, con particolare riguardo alle start up innovative alla ricerca di investitori e di canali di sbocco ai loro prodotti. Così, Tilt è diventato un “pensatoio” volto a trasferire competenze ad imprenditori, manager del settore pubblico e privato, influencer. L’attività di Tilt si svolge nel mondo dei talenti tecnologici, operando per offrire opportunità di visibilità e crescita a startup ed imprese innovative, sia a livello nazionale che internazionale, nel ruolo di promotore e anello di congiunzione tra il mondo delle imprese consolidate e le nuove tecnologie digitali.

La prima uscita di Tilt è stata al Ces 2018.

Nel 2018 abbiamo fatto la prima missione portando al Ces una quarantina di start up selezionate da tutt’Italia. Abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte del mercato americano con moltissimi contatti sfociati poi in contratti commerciali. Quest’anno abbiamo fatto un passo in più, portando all’edizione 2019 del Ces cinquanta aziende, con uno stand decisamente più grande fatto in collaborazione con l’Italian Trading Agency (ITA, la nuova veste dell’Ice), e-Novia (altra realtà privata della Lombardia attiva nel campo dell’incubazione) e B Heroes (incubatore di accelerazione di start up). Le 50 start up sono state selezionate su una platea nazionale di aziende in possesso dei requisiti minimi previsti dal Ces per l’ammissione al salone (dalla tecnologia pronta da essere immessa sul mercato entro 2 anni al rivolgersi al B2C e anche al B2B), cui abbiamo aggiunto altri criteri come innovatività dell’idea e la sostenibilità dell’azienda. La selezione delle aziende poi fatta dal Ces ha poi promosso tutte le aziende proposte da Tilt a testimonianza del buon lavoro effettuato, e l’impatto di quest’anno è stato ancora più importante, con molta curiosità rispetto alle tecnologie sviluppate dalle imprese italiane non solo da parte degli americani, ma anche da potenziali clienti ed investitori di tutto il mondo. Abbiamo aggiunto anche un ulteriore tassello che si è rivelato vincente: abbiamo fatto un percorso di preparazione e di accompagnamento alle aziende selezionate per farle arrivare preparate all’evento, perché l’anno scorso abbiamo visto che non tutte le aziende che abbiamo accompagnato al Ces erano in grado di dialogare al meglio con un mercato molto veloce ed ipercompetitivo. In una realtà come il Ces bisogna essere in grado di catturare l’attenzione dell’interlocutore in pochi attimi, specie con i grandi esponenti del settore, che pongono domande particolari cui bisogna essere in grado di rispondere in pochi secondi, perché tutta la fase d’incontro dura al massimo qualche minuto. Se si coglie l’attenzione dell’interlocutore c’è la speranza di intrattenerlo più a lungo per spiegare i dettagli della propria offerta. Tutta questa preparazione l’abbiamo inserita all’interno di una nuova cornice, Tilt Academy, che è servita per preparare al meglio gli imprenditori italiani al contatto con questa realtà.

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Fabrizio Rovatti (secondo da dx) con alcuni rappresentanti di start up italiane partecipanti al Ces 2019.

Dopo l’esperienza al Ces, le aziende continuano a rimanere in contatto con Tilt?

Sì, anche perché questo settore è estremamente dinamico, con evoluzioni in continuo, tanto che le aziende chiedono pareri, confronti sulle ricadute sul mercato, suggerimenti ricguardo al comportamento con i soggetti interessati, giudizi di adeguatezza e conformità dei documenti tecnici che vanno a presentare ai potenziali clienti ed investitori. Le aziende rimangono totalmente indipendenti, ma cercano sempre un’interfaccia con noi per cercare di sfruttare al meglio i contatti acquisiti in fiera. Continua ad esserci un’iterazione positiva tra Tilt e le start up che abbiamo accompagnato al Ces.

Ci può essere la possibilità di allargare la partecipazione delle aziende italiane al Ces, magari facendo un’azione di maggior coinvolgimento?

Il nostro obiettivo è proprio questo e speriamo di poterlo perseguire sempre di più. Tanto più ampia è la base di selezione, tanto più buono è il risultato finale in termini di qualità delle start up che poi partecipano all’evento. E’ importante fare capire alle start up italiane che il partecipare ad eventi come il Ces significa confrontarsi con l’innovazione mondiale in anteprima, capire in anticipo le tendenze del mercato e delle tecnologie proposte nel mondo. In quattro giorni di fiera, un’azienda può capire quale sia il giudizio del mercato sulla sua proposta, acquisire clienti, trovare investitori interessati a finanziarne lo sviluppo. Ma la partecipazione non deve essere improvvisata: è importante esserci ben preparati per non disperdere le potenziali occasioni.

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Una start up di Tilt impegnata in una dimostrazione al Ces 2019.

La partecipazione al Ces è riservata solo alle start up o possono partecipare anche aziende più strutturate ed evolute?

C’è spazio per tutti, anche perché è una vetrina per le presentazioni delle innovazioni di prodotto da parte dei principali protagonisti del mondo dell’elettronica e dell’informativa, che ora vede la partecipazione sempre più massiccia da parte dei costruttori automobilistici che stanno trasformando digitalmente i veicoli, dai sistemi d’intrattenimento di bordo alla guida autonoma. Come Tilt, la nostra missione è di supportare le start up, che abbiamo presentato all’intero dell’Eureka Park dedicato alle proposte innovative tipiche delle nuove realtà imprenditoriali. Ma ciò non toglie che in un futuro si possa valutare anche di allargare l’attività di supporto anche ad altre realtà, ad iniziare dalle “nostre” start up che nel tempo sono cresciute.

Quanto potrebbe essere fattibile organizzare un evento simile al Ces americano in Italia per accendere un faro sulla capacità d’innovazione delle aziende nazionali, magari puntando a diventare un punto di riferimento europeo?

A livello europeo ci sono già iniziative consolidate di questo genere, da Lisbona, Barcellona, Hannover. Anche lo stesso Ces si sta muovendo sull’Europa con un evento che si è svolto a Parigi. Sicuramente si potrebbe fare anche un salone in Italia, ma la tradizione del Ces è ormai consolidata come l’evento leader mondiale nel suo settore cui quest’anno erano presenti 4.500 aziende da tutto il mondo a presentare la tecnologia del domani e del dopodomani. Quest’anno c’è stata la presentazione di tantissima tecnologia domotica, intelligenza artificiale, assistenti vocali e reti di trasmissione 5G.

Cosa state preparando per il futuro?

L’esperienza del Ces è totalizzante. Siamo analizzando come Tilt, in collaborazione con Ita, le prossime mosse, prendendo in considerazione anche altri eventi che possono essere un volano interessante per lo sviluppo e la crescita delle aziende italiane. Uno degli scenari futuri potrebbe essere il fungere da volano per ricreare un polo dell’elettrotecnica italiana, settore manifatturiero che il Paese ha perso, nonostante sia stato per anni all’avanguardia con marchi come Brionvega o Mivar. Potrebbe essere molto interessante proporre la creatività italiana applicata anche in prodotti concreti, contenenti la tecnologia sviluppata dalle aziende e dai centri di ricerca italiani. IL tutto accompagnato dalla riconosciuta superiorità del design “Made in Italy”.

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