Covid-19, il Trentino passa da giallo ad arancione

Mentre le regioni confinanti Lombardia e Veneto rimangono gialle. Sfuma la riapertura degli impianti da sci. Scornata la maggioranza leghista che nelle scorse settimane puntava alla zona bianca.

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da giallo ad arancione

Il ministero alla Salute ha comunicato le regioni che virano di colore, da giallo ad arancione e viceversa: alla fine, anche il baluardo giallo del Trentino crolla e vira inesorabilmente verso la zona arancio (e, a livello europeo, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattieEcdc – lo classifica addirittura zonarosso scuro”) assieme ad Abruzzo, Liguria e Toscana, mentre Lombardia e Veneto rimangono zone gialle e il Friuli Venezia Giulia passa da zona arancio a zona gialla.

Con il passaggio da giallo ad arancione del Trentino sfuma l’apertura degli impianti di risalita sciistici, che era stata prevista il 17 febbraio, non il 15 come altrove, con un’ordinanza già approvata dal presidente della provincia, il leghista Maurizio Fugatti, che così vede sfumare il suo sogno di arrivare in zona bianca. Non sono valsi a nulla i preparativi nelle località di montagna, che si erano attrezzate per il contingentamento degli accessi giornalieri limitando la portata oraria degli impianti di risalita al 30% della capacità, attivando anche la prenotazione on line degli skipass per evitare assembramenti.

Ad aggravare la situazione in Trentino c’è anche la nuova classificazione redatta dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che classifica la provincia, unitamente all’Alto Adige e all’Umbria zone di colorerosso scuro” dove vengono sconsigliati i movimenti delle persone. 

Le nuove modalità di conteggio dei dati del Trentino (con la somma dei casi dei test rapidi antigenici con quelli di conferma molecolari, quando prima erano considerati solo quest’ultimi), la situazione è cambiata notevolmente e in peggio, con incrementi dei contagi tra i pauci sintomatici, anche se il numero dei test effettuati è decisamente inferiore a quello dell’Alto Adige, che ha adottato un diverso approccio, probabilmente più trasparente e responsabile anche nei confronti della collettività, rispetto al Trentino.

Una differenza che emerge dai dati comunicati dal rapporto Gimbe, che vede l’Alto Adige con 1.062 casi positivi ogni 100.000 abitanti, contro i 472 del Trentino. L’Alto Adige risulta ad avere anche l’incremento più alto con il 10,5%, mentre in Trentino è del 5%. 

Nonostante l’evidenzia dei dati, dal governo provinciale trentino si grida ai dati sovrastimati, mentre l’ex rettore dell’Università di Trento, Davide Bassi, rilancia, evidenziando come i dati odierni e l’analisi dell’Ecdc smentiscano la linea finora tenuta dalla giunta leghista: «immagino lo sconcerto in Piazza Dante. A furia di raccontarci una realtà che non c’era, pavoneggiandosi per “l’indice Rt più basso d’Italia”, anche in Provincia si erano convinti che il Trentino fosse ormai pronto per diventarezona bianca” – chiosa Bassi con una punta di veleno -. Peccato che Ecdc ci costringa a guardare la realtà in faccia». Una realtà che è ben diversa dai desiderata.

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