Posti vacanti nella scuola del Modenese causa alto costo della vita

Lo stipendio di inizio carriera non copre le spese di chi non è residente. Degli 80 insegnanti che hanno rifiutato il posto fisso, molti sono residenti nel Sud.

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Posti vacanti nella scuola

Il caro costo della vita delle città del Nord Italia, superiore di un buon 30% rispetto a quelle del Sud, scoraggia molti insegnanti vincitori di cattedra dal prendere servizio, specie tra i non residenti, perché il costo degli affitti, delle bollette, delle spese di trasporto di una realtà come Modena assorbirebbe quasi tutto lo stipendio di avvio carriera di un docente che si aggira attorno ai 1.350 euro netti al mese, creando così posti vacanti nella scuola.

Le procedure di chiamata diretta per le immissioni in ruolo dei docenti residenti in regioni o province diverse da quelle delle graduatorie in cui sono inseriti si è conclusa con molte rinunce. Si tratta di insegnanti specializzati nel sostegno, residenti in province diverse da quella di Modena. Una procedura nazionale – fatta per la prima volta per il sostegno – che aveva l’obiettivo di coprire complessivamente 232 posti nel Modenese, di cui 20 per le scuole dell’infanzia, 121 per le primarie e 91 per le medie, mentre per le superiori non c’erano posti disponibili.

Dal punto di vista del contratto, i docenti che accettano il trasferimento entrano in ruolo prima con un tempo determinato, ma dopo aver superato un periodo di prova si passa all’indeterminato. Tutti coperti i 111 posti disponibili per le scuole dell’infanzia e le superiori di primo grado. Ottanta invece i posti vacanti nella scuola elementare, che ora si cercherà di coprire con le chiamate ai precari in graduatoria a Modena.

A conti fatti, a parecchi è convenuto restare nel precariato e rinunciare alla possibilità di un posto fisso per via del costo della vita più alto nella provincia emiliana rispetto a molte città del Sud da cui proviene buona partedegli 80 che hanno rifiutato. In regione per quanto riguarda le scuole primarie Modena è prima per posti vacanti (80), seguita da Bologna (65), Reggio (59), e Parma (50).

Una situazione che dimostra ancora una volta in più come la politica retributiva del personale pubblico, ugualedalla Vetta d’Italia a Capo passero, abbia fatto il suo tempo, mentre bisognerebbe passare ad una retribuzione base parametrata sul più basso costo della vita a livello nazionale, via via incrementata per quelle realtà dove il costo della vita è maggiore. Non si tratta di rieditare le famose “gabbie salarialiinvise al mondo del sindacato, ma di tutelare maggiormente quei lavoratori dipendenti che devono sopportare un maggiore costo della vita per prestare il loro servizio, che di fatto sono impoveriti da una politica reddituale unica per tutta la nazione.

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