iNest, consorzio Pnrr che accelera l’innovazione a NordEst

Presentato a un convegno di matematica applicata a Trieste. La Ue stanzia 500 milioni per supportare lo sviluppo di materiali avanzati.

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consorzio iNest

Sono 9 unità operative che coinvolgono nove atenei del NordEst con oltre 400 ricercatori strutturati e quasi 300 ulteriori studiosi reclutati da fine 2022 ad oggi: questi i numeri del Consorzio di ricerca iNest, un progetto nato grazie al Pnrr per sostenere la ricerca scientifica, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile delle imprese del territorio, che è dotato di fondi per 110 milioni di euro.

I numeri del consorzio iNest sono stati presentati a un panel dedicato all’interno di una conferenza di matematica applicata e industriale che ha richiamato mille scienziati da tutto il mondo a Trieste con la finalità di far conoscere all’estero l’ecosistema produttivo del NordEst.

Ciascuna unità operativa si occupa di un settore specifico, ma ci sono alcune attività che vengono intraprese in maniera trasversale, come «il supporto alle start-up e i cosiddetti “bandi a cascata” cioè il coinvolgimento su progetti di ricerca di aziende – ha spiegato il presidente del Consorzio, Franco Bonollo -. Abbiamo fatto lo scorso anno il primo bando che ha messo a disposizione oltre 20 miliardi di euro per progetti coerenti con gli ambiti di ricerca di ciascuna unità operativa e premialità legata a far progetti in consorzio con altre aziende. Stiamo pubblicando ora i primi risultati: sono stati presentati 150 progetti con oltre 300 aziende coinvolte».

Il modello del consorzio iNest prevede un co-finanziamento delle aziende: «se abbiamo una micro impresa che fa un progetto collaborativo, insieme con un altro ente può arrivare una copertura dei costi fino all’80%, una grande impresa fino al 55%. Uno stimolo importante per creare progettualità» ha concluso Bonollo.

Intanto, sempre in tema di ricerca e sviluppo, l’Unione europea accelera sui materiali avanzati. La Commissione europea ha presentato una comunicazione per rafforzare la posizione di vertice industriale dell’Unione nel settore, in quello che viene presentato come un primo passo verso un approccio comune europeo sui materiali avanzati. Per aumentare investimenti e finanziamenti verrà tra l’altro istituito un nuovo partenariato con l’industria nell’ambito di “Horizon Europe”, puntando a 500 milioni di investimenti tra il 2025 e il 2027, almeno 250 milioni dei quali da privati.

Sui materiali avanzati l’esecutivo comunitario prevede azioni su altri quattro pilastri principali, oltre all’aumento di investimenti e finanziamenti. Si tratta di rafforzare l’ecosistema europeo di ricerca e innovazione sui materiali avanzati; di garantire una rapida immissione di materiali innovativi sul mercato; di promuovere la loro produzione; e infine di creare un Consiglio tecnologico ad hoc.

L’idea della Commissione è di accelerare sullo sviluppo e l’uso dei materiali avanzati, cruciali per energia, elettronica, edilizia e mobilità, e dunque per la transizione verde e digitale. Tra gli ambiti operativi, le nanoparticelle metalliche per migliorare la conversione nei pannelli solari o di batterie agli ioni di sodio per un miglior stoccaggio energetico. Oppure, di microcapsule termocromiche da usare nei materiali da costruzione per l’adattamento automatico della temperatura interna degli edifici.

L’esecutivo Ue prevede che la domanda di materiali avanzati aumenterà in modo significativo nei prossimi anni, ad esempio per la produzione di energia rinnovabile, batterie, edifici a emissioni zero, semiconduttori, medicinali e dispositivi medici, satelliti, lanciatori spaziali, aerei o per altri materiali a duplice uso applicazioni e attrezzature per la difesa. L’obiettivo è anche di rafforzare la competitività a lungo termine dell’Ue garantendo che l’Unione rimanga all’avanguardia nelle nuove tecnologie dei materiali. E a rafforzare l’autonomia strategica e la sicurezza economica riducendo la dipendenza dai materiali critici sostituendoli o sostenendone il riciclaggio e il riutilizzo.

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