Economia padovana e veneta: le tendenze del 2014 secondo Confindustria Padova

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monitor dei distretti industriali
grafico indice salitaPavin: «l’inversione di tendenza è i atto e il merito è tutto delle imprese. La legge di Stabilità è stata un’occasione persa»

Lo scenario economico in Italia si è caratterizzato nel 2013 per una fase di lento recupero dei livelli produttivi e dell’indice di fiducia PMI. Il PIL, sostenuto dalle esportazioni, ha interrotto la caduta nel terzo trimestre. La recessione, la seconda dal 2007, è finita. I suoi effetti no.

Il percorso di risalita sarà lento e difficile. La ridotta capacità produttiva, intaccata dalla prolungata caduta della domanda interna, gli ostacoli della riduzione del credito bancario, minore competitività e perdita di occupazione continueranno a rendere lenta la ripartenza dell’economia.

Al calo del PIL dell’1,8% nel 2013 seguirà nel 2014 un incremento dello 0,7%. Il ridimensionamento dell’attività economica dovrebbe arrestarsi in tutte le regioni. Il quadro congiunturale è tuttavia ancora molto diverso: al miglioramento delle prospettive delle imprese industriali di maggiore dimensione e di quelle più orientate verso i mercati esteri, si contrappone un quadro ancora sfavorevole per le aziende più piccole e per quelle del settore dei servizi. Nonostante i primi segnali di stabilizzazione dell’occupazione, le condizioni del mercato del lavoro restano difficili. Il tasso di disoccupazione sarebbe salito al 12,6% nel bimestre ottobre-novembre.

massimo-pavin-presidente-confindustria-pd-ilnordestSecondo il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, «l’inversione di tendenza è in atto e il merito, voglio sottolinearlo, è delle imprese che hanno ancora il coraggio di produrre, investire e crescere, nonostante tutto. Ma riassorbire i danni di questa crisi non sarà una passeggiata e non sarà per tutti. Urgono misure inedite e straordinarie perché gli spiragli di opportunità che si aprono, specie dall’estero, possano spalancarsi, rianimare anche la domanda interna e dare impulso al lavoro oggi al palo». Per presidente di Confindustria Padova, «la legge di Stabilità è stata un’occasione persa. Abbiamo pochi mesi per voltare pagina, il governo esca dall’angolo e cambi passo. Il Contratto di Governo non sia un capolavoro di equilibrismo per tenere insieme i galli nel pollaio, ma dia retta al Paese, ai cittadini e alle sue imprese che hanno chiuso l’anno con Imu e super-acconti Ires e Irap e lo riaprono con Tares e le nuove Imu-Tasi e Tari. Prendo in prestito da Renzi: non programmi scritti in politichese, ma un foglio excel, come in azienda. Nella prima casella cosa fare, nella seconda i tempi, nella terza il responsabile che la fa. La prima cosa? Tagliamo di 20 miliardi il cuneo fiscale su imprese e lavoro, chi lo fa, entro quando, ripristinando il vincolo automatico che tutto ciò che viene dalla revisione della spesa pubblica e lotta all’evasione vada a lavoratori e datori di lavoro. Così si rianimano la domanda interna e le aspettative. La seconda? Acceleriamo il pagamento di tutti i debiti della pubblica amministrazione a imprese e fornitori, sono soldi nostri. Il governo ha sbloccato l’ingranaggio, completi il lavoro. E poi revisione della spesa, che riperimetri i confini dello Stato, centrale e periferico, tagli gli sprechi e i costi della politica per liberare le risorse necessarie».

«Anche sul territorio serve un cambio di passo – conclude Pavin -. La crisi iniziata nel 2009 ha messo in forte tensione quel capitalismo molecolare che è stato il tessuto connettivo del Veneto. Urgono misure inedite e straordinarie, dalla Regione – come la trasformazione degli ammortizzatori sociali in politiche attive per il ricollocamento – al sistema camerale, un patto con il sindacato che scambi riduzione dei costi e flessibilità con welfare aziendale. E poi le banche che devono tornare a fare le banche, investire nei piani di sviluppo delle aziende sane, non nei titoli di Stato».

Tornando all’indagine condotta dal servizio studi di Confindustria Padova, emerge come nel gruppo di regioni che nel 2014 registreranno un aumento del PIL superiore alla media nazionale (+0,7%) si colloca anche il Veneto, che dopo avere chiuso il 2013 con un -1,6% crescerà nel 2014 del +0,8, seguito da Lombardia (+1,2%), Emilia-Romagna (+1%), Piemonte (+0,9%), Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Umbria (+0,8%). D’altra parte, il Veneto è fra le regioni che dovrebbero maggiormente beneficiare della ripresa delle esportazioni (+4,1% contro il +3,7% Italia) e degli investimenti (+2,6% contro il +2,5%).

L’economia padovana si è mossa nel 2013 in linea con le tendenze appena descritte. Dopo un avvio d’anno incerto, nei mesi centrali sono emersi alcuni segnali positivi: la caduta della produzione si è fermata, fatturato e ordinativi esteri hanno recuperato dinamiche vivaci. L’inversione di tendenza dell’attività economica è in atto (partendo da livelli bassissimi). Ma la risalita nel 2014 sarà lenta, difficile e selettiva. Spinta dalla ripresa delle esportazioni, ma frenata dal taglio della disponibilità creditizia.

Secondo l’indagine Unioncamere (Veneto Congiuntura), la produzione industriale, caduta nel 2012 del -5,3%, ha registrato una flessione del -2,9% nei primi nove mesi del 2013, per effetto del -5% nel primo trimestre, -3,4% nel secondo e -0,2% nel terzo trimestre. Un risultato peggiore della media regionale (-1,5% primi nove mesi). Rispetto al picco pre-crisi (aprile 2008) il livello di attività rimane inferiore del 24,0%. La contrazione ha riguardato anche gli ordini diminuiti fra gennaio e settembre del -1,2% (-4,9% nel 2012), riducendo gli spazi per un solido rilancio a breve termine. La caduta della domanda interna è stata in media del -3,1%, ma rallenta in corso d’anno, segnando un -0,8% nel terzo trimestre dopo due trimestri consecutivi sopra il -4%. La spinta delle vendite all’estero, dopo un rallentamento nei primi mesi, riprende vigore nel secondo (+2,9%) e nel terzo trimestre (+2,5%) Nei primi nove mesi le vendite di beni verso l’estero segnano un +1,8%, in accelerazione a fine anno nelle attese degli imprenditori.

Pur presentando ancora saldi negativi (eccetto l’export), migliora il clima di fiducia delle imprese per l’ultima parte dell’anno. L’emergere di alcuni segnali qualitativi positivi stabilizza l’occupazione e le intenzioni di investimento. È un recupero fragile e pieno di insidie, tuttavia si delineano miglioramenti progressivi e l’uscita dalla fase recessiva. La produzione in ottobre-dicembre sarebbe in crescita per il 23,8% delle aziende (18,9% nel trimestre precedente), in calo per il 30,5%. Migliorano, ma restano decisamente negative, le attese sugli ordini interni, in aumento per il 18,3%, in calo per il 32,6%. Buon recupero di fiducia sulla domanda estera, in aumento per il 32,4%, in diminuzione per il 13,3% (stabile per il 54,3%). I primi segnali di (lento) recupero, favoriti dalla dinamica globale e dall’export, ma ostacolati dal taglio del credito bancario, stabilizzano le intenzioni di investimento nei prossimi dodici mesi previsti dal 58,8% delle aziende.

L’incertezza sulle traiettorie dell’economia resta comunque alta nelle previsioni degli imprenditori. Tanto che alla domanda «quando l’Italia aggancerà una ripresa consistente e solida», due terzi rispondono dopo il 2014 o di temere colpi di coda della recessione. Più positivo il giudizio sulla propria azienda: la larga maggioranza ritiene di stare performando in linea (60,6%) o meglio (30,5) dei propri concorrenti.

Il recupero dei livelli produttivi è sostenuto soprattutto dalla domanda estera. La crescita dell’export provinciale è pari al +1,8% nei primi nove mesi del 2013 (Istat), in linea con il dato regionale (+2%) e in controtendenza rispetto all’Italia (-0,3%). La performance moderatamente vivace è il risultato del rallentamento nel primo trimestre (+0,1%) seguito da un consistente aumento nel secondo (+2,9%) e nel terzo (+2,5%). Il Veneto dovrebbe chiudere il 2013 con un aumento delle esportazioni del +2,3%, più sostenuto nel 2014 (+4,1%). Si collocherà al secondo posto, dopo Lombardia (+4,4%) e insieme a Emilia Romagna, per variazione positiva dell’export.

Nonostante si arresti la caduta dei livelli produttivi ed emergano i segnali di un’inversione di tendenza, le condizioni del mercato del lavoro restano difficili, con un tasso di disoccupazione tendenziale in Veneto ancora leggermente cresciuto (6,5% nel terzo trimestre 2013 contro 6,2% nel terzo trimestre 2012) cosicchè il suo valore su base annuale si conferma al di sopra del 7%. Le imprese sono molto caute sull’occupazione, concentrate in primo luogo a riassorbire i lavoratori posti in CIG.

Nel corso degli ultimi dodici mesi (ottobre 2012-settembre 2013) i posti di lavoro dipendente in provincia di Padova sono diminuiti di circa 4.200 unità, proseguendo la tendenza negativa accentuatasi dall’estate del 2011.

Il numero di imprese che fra gennaio e novembre 2013 hanno avviato le procedure di crisi risulta in aumento rispetto allo stesso periodo del 2012: 367 contro 299 (+22,7%). Nella stessa misura è cresciuto anche il numero di lavoratori coinvolti: 7.774 contro 6370 (+22,0%). Nello stesso periodo risulta pesantemente superiore rispetto all’anno precedente il numero complessivo dei licenziamenti collettivi: 2.249 contro 1.267, pari al +77,5%. Il numero complessivo di ore di CIG autorizzate nel corso del 2013 (ordinaria, straordinaria, in deroga) accusa un aumento rispetto al 2012: 20,8 milioni di ore contro 19,3 milioni (+7,7%). Questo avviene nonostante molte aziende abbiano ormai esaurito la disponibilità di CIG.

Le condizioni del credito sono ancora tese. I prestiti alle imprese in Italia sono calati ancora a novembre (-1,2%), con un’accelerazione rispetto ai mesi precedenti (-0,4% in media da settembre 2011 a ottobre 2013). La caduta complessiva è del 10,5%, pari a -96 miliardi. La ridotta disponibilità d credito bancario continua a rappresentare un freno alla ripresa.

I prestiti alle imprese a Padova sono diminuiti a ottobre dell’8,3% su base annua per il diciottesimo mese consecutivo. Una flessione maggiore rispetto al Veneto (-6,5%) e analoga a quella nazionale. La riduzione dei prestiti riguarda in misura maggiore le PMI con più di 20 addetti (-8,6%), ma anche quelle con meno di 20 addetti (-7,6%) per le quali tuttavia Padova rimane al sesto posto tra le province italiane per dimensioni assolute del credito erogato. A livello settoriale, la diminuzione dei prestiti alle imprese è maggiore rispetto alla media nelle costruzioni (-10,7%) e nel manifatturiero (-9,2%), appena inferiore nei servizi (-7,9%). Rispetto al Veneto, la riduzione del credito alle imprese è superiore per manifatturiero e servizi, analoga nelle costruzioni.

Da settembre 2008, prima della crisi, la caduta complessiva dello stock di finanziamenti alle imprese è stata del 10,8%, pari a una perdita di 2 miliardi.