II trimestre 2014, la manifattura dell’Emilia-Romagna arranca: ripresa rimandata

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Maurizio marchesini presidente confindustria Emilia Romagna 1 1Marchesini: «il nostro export condizionato da incertezze geopolitiche e volatilità dei mercati. Determinanti gli investimenti»

Una situazione di sostanziale stagnazione, in cui la crescita del commercio con l’estero è insufficiente a compensare il calo dei consumi in un mercato interno quasi immobile. A soffrire maggiormente sono le piccole imprese, più orientate a operare, per motivi dimensionali, sul mercato interno, e i settori meno aperti all’internazionalizzazione.

La ripresa è quindi, ancora una volta, rimandata, in un perdurante clima di incertezza alimentato da una recessione che prosegue dalla fine del 2011. Queste le principali indicazioni dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2014 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

La produzione dell’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna è diminuita dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre in Italia il dato è ancora, seppur di poco, di segno positivo (+0,1%). A eccezione del comparto alimentare (+0,9%) e alla meccanica (+1,3%) che evidenziano una tenuta, l’andamento settoriale è apparso negativo seppur con accenti differenti. Particolarmente accentuata la flessione nel sistema moda (-2,7%), nelle industrie dei metalli, che comprendono larghi strati della subfornitura meccanica (-1,1%), e soprattutto del legno e mobilio (- 4%).

L’unica nota positiva dal mercato estero. Per tutti i settori crescono gli ordini provenienti dall’estero. Se si eccettua il sistema moda il fatturato realizzato fuori dai confini nazionali aumenta ovunque e per tutte le classi dimensionali. Secondo i dati dell’Istat, nei primi sei mesi del 2014 le esportazioni sono aumentate del 4,5% rispetto all’analogo periodo del 2013 una crescita superiore a quella nazionale. L’Emilia-Romagna ha in pratica recuperato i livelli export pre-crisi, risultato che l’Italia non ha ancora raggiunto. L’export sale in tutti i settori, con l’eccezione della fabbricazione di prodotti in metallo.

A fine giugno 2014 le imprese manifatturiere attive in Emilia-Romagna erano 46.107, quasi 900 in meno rispetto a un anno prima, 4.300 in meno rispetto al 2009. In calo il numero delle aziende in tutti i settori, solo l’alimentare tiene. Le società di capitale sono state le sole ad aumentare (+0,4%), mentre le forme giuridiche “personali” hanno continuato a ridursi: società di persone -3,4%; imprese individuali -2,6%. Stessa sorte per le “altre società” (-0,6%), il cui peso è limitato (1,6%).

Ripercussioni sull’occupazione. Secondo l’indagine Istat sulle forze lavoro, nel secondo trimestre del 2014 è stata registrata una diminuzione dell’1,3% rispetto all’analogo periodo del 2013, che è equivalsa a circa 7.000 addetti. Un dato fortemente negativo ha riguardato il comparto delle costruzioni dove il calo del numero degli occupati ha sfiorato il 5%. La contrazione degli addetti nel settore industriale è stata compensata dall’incremento del terziario (+1,5%) che ha portato la variazione complessiva ad avere un segno positivo (+0,5%). Nei primi sei mesi del 2014 in calo le ore autorizzate di Cassa Integrazione ordinaria e in deroga, in aumento quella straordinaria, che spesso anticipa la chiusura dell’impresa.

Maurizio torreggiani president eeunioncamere emilia romagna 1«La nostra è ancora una regione manifatturiera e su questa vocazione si deve investire – dichiara il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Maurizio Torreggiani –. Occorre cercare di rafforzare le condizioni per accompagnare un numero crescente di imprese a cogliere le opportunità offerte dal mondo che cresce puntando su alcuni fattori. Per aver successo sui mercati contano il settore di appartenenza e la dimensione d’impresa, ma soprattutto è importante la dimensione strategica, vale a dire il sistema di relazioni in essere».

Secondo l’analisi del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo è rimasto in calo anche nei mesi estivi, ma ha registrato una leggera attenuazione del trend. Il punto di minimo del ciclo, toccato nell’ultima parte del 2013, si conferma quindi alle spalle. Il complesso dei prestiti a famiglie e imprese della regione ha segnato una riduzione del 2,6% a giugno 2014, meno marcata rispetto ai mesi precedenti. L’andamento ha continuato a risentire della persistente debolezza dei prestiti alle imprese che hanno registrato una contrazione del 3,1%, più contenuta rispetto al sistema Italia. Benché il dato di giugno, che appare chiaramente migliore nel confronto con i mesi precedenti, sia presumibilmente influenzato da un rimbalzo temporaneo dei prestiti a breve termine, le indicazioni di rallentamento del calo risultano comunque confermate.

Tutte le province sono rimaste in negativo nel secondo trimestre, con estremi per Parma, Bologna e Ferrara, che hanno registrato i cali più forti (nell’intorno di -6,5%), con un ritmo di contrazione più che doppio rispetto alle altre province. La flessione più contenuta è stata segnata da Reggio Emilia (-1,3%). Anche per i prestiti alle famiglie tutte le province sono risultate in calo, che si conferma molto limitato per Parma e Forlì-Cesena (-0,4% e -0,5% rispettivamente). Le altre province si sono posizionate su una flessione tra -1% e -2%, con un estremo di -2,6% per Ferrara.

In base all’indagine semestrale di Confindustria Emilia Romagna su 786 imprese manifatturiere associate, per un totale di 82.801 addetti e circa 31 miliardi di euro di fatturato, il 29% degli imprenditori si aspetta un aumento della produzione, il 50,8 una stazionarietà e il 20,1 una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è di +8,9 punti, in netto peggioramento rispetto al +15,4% di inizio 2014. Peggiorano anche le aspettative sull’andamento della domanda totale: il 29,4% delle imprese si attende un aumento degli ordini, il 50,5% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +9,3, in peggioramento rispetto ai +17,1 punti di inizio anno.

Vi sono buone dinamiche nell’economia globale grazie allo slancio degli Stati Uniti, il miglioramento dell’India e il buon andamento del mercato cinese, ma si registra un preoccupante deterioramento del quadro, già debole, dell’Eurozona, la cui stima del Pil per il 2014 è di +0,6%. In queste condizioni l’Europa non è in grado, con l’aumento della propria domanda interna, di aiutare l’Italia a rimettersi in moto.

«Il quadro è molto volatile – osserva il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini – e a livello nazionale complessivamente deteriorato. Tuttavia nella nostra regione permangono nicchie e settori che registrano andamenti positivi e imprese che, specie grazie alla domanda estera, continuano ad avere ottime performance e tassi di crescita significativi».