Fiume Po deviato verso nord dai terremoti

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laguna venezia delta fiume po da satellite 2
Studio OGS di Trieste che ha analizzato l’evoluzione del territorio pubblicato sul “Journal of Geophysical Research” dell’Unione Geofisica Americana

 

laguna venezia delta fiume po da satellite 2Il corso del fiume Po è cambiato dopo il terremoto di Ferrara del 1570. Lo attesta uno studio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (Ogs), pubblicato sul “Journal of Geophysical Research” dell’Unione Geofisica Americana. 

Il terremoto colpì gravemente una zona pochi chilometri a est di quelle danneggiate il 20 maggio 2012, quando una forte scossa ha fatto tremare l’Emilia, con epicentro a Finale Emilia. I sismologi dell’Ogs Livio Sirovich e Franco Pettenati spiegano sulla rivista che non è stata la stessa faglia a causare i due eventi distruttivi. Il terremoto del 1570 fu dovuto a una faglia sepolta dalle alluvioni e posizionata in profondità, circa 14 chilometri a Nord-NordEst di Ferrara. Corrisponde al fronte più esterno della Catena appenninica che lentamente, da milioni di anni, si sta alzando causando il sollevamento della fascia meridionale della Val Padana. Proprio tale sollevamento, nel corso degli ultimi 2.800 anni circa, ha costretto il corso del Po a spostarsi di circa 20 chilometri verso nord, tra Guastalla e Ficarolo, fra Emilia, Lombardia e Veneto.

Con i suoi 10-15 cm circa di sollevamento, il terremoto del 1570 fu la “goccia” che fece traboccare il “vaso” del Po, che abbandonò il delta delle Valli di Comacchio per portare tutte le sue acque nel delta attuale: un evento epocale, che nel 1580 papa Gregorio XIII volle far immortalare nella Galleria delle carte geografiche dei Musei vaticani. 

I ricercatori ribadiscono che la conoscenza dei terremoti del passato fornisce elementi indispensabili per capire la sismicità e potersene difendere attuando corrette pratiche di prevenzione: «oggi sappiamo che il terremoto del 20 maggio 2012 ha scaricato nel sottosuolo verso Ovest-SudOvest sforzi cosiddetti di “Coulomb”, in grado di innescare una faglia, che in quella zona si stava già caricando e che ha prodotto la scossa successiva del 29 maggio» spiega Sirovich. Viceversa, fortunatamente, la scossa del 20 maggio non ha trasmesso sforzi significativi verso la faglia che si era attivata nel 1570, e che non è detto sia in fase di ricarica.