Inflazione a settembre inferiore alle attese consumi ancora molto freddi

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Preoccupazioni delle categorie del commercio e delle associazioni dei consumatori

soldi euro moneteSecondo l’Istat a settembre l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, scende di tre decimi di punto percentuale (+0,7% da +1,0% di agosto), mentre quella al netto dei soli beni energetici si attesta a +0,9% (come nel mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2017 è pari a +1,3% per l’indice generale e +0,8% per la componente di fondo.

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, prosegue l’Istat, salgono dello 0,4% in termini congiunturali e dell’1,3% in termini tendenziali (in accelerazione di tre decimi di punto percentuale rispetto al mese precedente). Il sensibile incremento congiunturale dei prezzi degli alimentari non lavorati, spiega l’Istituto di Statistica, è dovuto quasi esclusivamente al rialzo di quelli dei vegetali freschi (+6,5%; +5,1% la variazione annua, in marcata accelerazione da +0,1% di agosto, e su cui incide il confronto con settembre 2016 quando i prezzi dei vegetali freschi salirono dell’1,4% su base congiunturale). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,8% su base mensile – principalmente a causa della fine dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto – e dell’1,3% su base annua (era +1,4% ad agosto).

Secondo Paolo Mameli, senior economist Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, «il dato di settembre è risultato inferiore alle attese, per quanto in parte condizionato da fattori stagionali. A ottobre, il rientro di tali fattori, assieme al rincaro delle tariffe energetiche, potrebbe spingere nuovamente verso l’alto l’inflazione. Tuttavia, riteniamo che il trend attualmente in corso, dopo il picco all’1,9% toccato lo scorso aprile, sia al ribasso: ci aspettiamo che la tendenza possa riprendere da dicembre in poi». Quanto al futuro prossimo, per Mameli «stimiamo il CPI tornare sotto l’1% nei mesi tra febbraio e aprile (a nostro avviso, è possibile che il cambio forte abbia un maggiore impatto sull’inflazione che non sulla crescita)». 

Il dato di settembre dell’inflazione è detto in chiaroscuro da Confcommercio: «il calo registrato dai prezzi a settembre va letto in chiave positiva quale fattore di sostegno al potere d’acquisto reale delle famiglie, anche se conferma la presenza di fragilità nel quadro dei consumi. La domanda delle famiglie fatica ancora ad instradarsi su un sentiero di crescita vivace, nonostante la recente impennata della fiducia. Il dato dell’ultimo mese conferma il divario inflazionistico esistente tra l’Italia ed i principali paesi dell’Eurozona, che si stanno lentamente avviando verso valori prossimi al 2%».

Secondo Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, «i dati dell’Istat indicano ancora un’inflazione sostanzialmente ancorata a valori che continuano a oscillare intorno all’1%. La stabilità di questo trend in settembre è il risultato di due fattori principali: l’atteso aumento degli alimentari non lavorati (dallo 0,7% di agosto al 2,2 di settembre) imputabile ai problemi di siccità che hanno investito il Paese nei mesi estivi e nella prima parte di questo mese e il proporzionale calo dei beni energetici e dei servizi di trasporto. Non appaiono quindi segnali preoccupanti dal punto di vista della dinamica dei prezzi, come testimonia la componente di fondo, scesa in settembre al +0,7% dall’1% del mese precedente. C’è spazio dunque per stimolare la crescita dei consumi, un fattore decisivo per portare il Paese definitivamente fuori dalle secche della crisi. Importante che la Legge di bilancio, oltre a misure volte al sostegno delle imprese, contenga anche interventi finalizzati ad aumentare il potere d’acquisto delle famiglie per uno sviluppo strutturale della domanda interna».

Per Confesercenti «se, da un lato il rallentamento congiunturale nel mese di settembre non desta troppe sorprese, essendo praticamente una costante degli ultimi 3-4 anni, quello che dovrebbe far riflettere sono le riduzioni di un decimale dell’inflazione acquisita per il 2017 – da 1,4 di agosto ad 1,3% – e soprattutto di due decimali dell’inflazione di fondo – da 1,0% di agosto a 0,8% -. Permane, inoltre, l’influenza di fattori esterni: una delle voci che diminuisce di più è, ancora una volta, quella dei beni energetici regolamentati. Siamo dunque in presenza di una inflazione sostanzialmente ferma e, anche se in gran parte questo risultato è previsto anche nei documenti ufficiali (l’inflazione programmata si attesta a 1,2%), questo desta comunque qualche preoccupazione: di fatto, ci sembra indicare che le componenti interne della domanda di consumo non producono ancora effetti di rilievo».

Sul fronte dei consumatori c’è preoccupazione per la crescita dei prezzi degli alimentari: «una brutta notizia. Anche se l’inflazione media cala, purtroppo c’è un raddoppio dei prezzi del carrello della spesa» sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che parla di «una stangata per la massaia che va al mercato». Secondo Dona, «se il rialzo dell’inflazione all’1,1%, per una coppia con due figli, la classica famiglia italiana, significa avere una maggior spesa annua complessiva di 430 euro, 93 euro di questi se ne vanno per la sola spesa di tutti i giorni».

Per il Codacons l’inflazione all’1,1% si traduce in aggravio di spesa pari a +333 euro annui a famiglia. «La frenata dell’inflazione, tuttavia, non deve trarre in inganno – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Il dato di settembre, infatti, è falsato dal forte calo registrato dai trasporti, e dalla fine delle vacanze estive che porta ad una ondata di ribassi dei listini in diversi settori. Non a caso i prezzi del Trasporto aereo passeggeri scendono del -27,2% in termini congiunturali, quelli dei trasporti marittimi -31,4%, e fortissime riduzioni si registrano per villaggi vacanza, campeggi, ostelli (-28,4%) e pacchetti vacanza (-25,9%)».