Ordini professionali: fine dell’equiparazione alla pubblica amministrazione

Professionitaliane: «norma attesa da tempo da 23 ordini e 2 milioni di professionisti italiani».

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Qualcosa, lentamente, sta cambiando anche nell’assetto regolatorio delle professioni italiane, specie quelle ordinistiche, con l’approvazione in prima lettura alla Camera della norma che sancisce la fine dell’equiparazione degli ordini professionali alla pubblica amministrazione.

Un provvedimento salutato positivamente da Professionitaliane che, in una nota di commento, afferma come «con la recente approvazione in prima lettura alla Camera della legge di conversione del Decreto Pa2, è stata finalmente adottata una disposizione che preclude definitivamente ogni impropria e pedissequa assimilazione degli ordini professionali alle amministrazioni statali, sancendo il principio in funzione del quale gliadempimenti della pubblica amministrazione non sono automaticamente dovuti dagli ordini professionali, ma qualora il legislatore intendesse estendere anche alle professioni ordinistiche previsioni e obblighi che caratterizzano il regime delle amministrazioni statali lo dovrà prevedere espressamente».

«ProfessionItaliane – continua la nota -, associazione che riunisce 23 consigli nazionali in rappresentanza di oltre 2 milioni di professionisti, esprime soddisfazione per un passaggio fondamentale, e per il risultato importante ottenuto dal riconoscimento, anche a livello giuridico, della particolare natura degli ordini e il loro livello di assoggettamento agli adempimenti della pubblica amministrazione».

«Gli ordini professionali – si sottolinea – sono qualificati dalla legge come enti pubblici non economici a carattere associativo, dotati di autonomia regolamentare, patrimoniale e finanziaria perché non gravano sulla finanza pubblica, alimentati esclusivamente dai contributi degli iscritti. Tuttavia – avverte ProfessionItaliane – nonostante la loro evidente specialità, gli ordini sono di frequente oggetto di richieste di adempimenti ed obblighi da parte di amministrazioni centrali o periferiche dello Stato, quando queste si trovano ad applicare disposizioni genericamente rivolte al comparto pubblico, con esiti a volte paradossali, che spesso finiscono per gravare sul funzionamento stesso delle strutture che rappresentano le istanze di milioni di lavoratori professionisti, impegnati in attività essenziali allo sviluppo economico del Paese».

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