Giganti WebSoft: in 25 generano il 90% del Pil italiano, pagando solo il 15% di tasse

Giro d’affari globale nel 2022 a quota 1.792 miliardi di euro. Le filiali italiani “regalano” al fisco 162 milioni.

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Giganti WebSoft antitrust

L’Area Studi Mediobanca presenta l’indagine annuale sui maggiori gruppi mondiali Software & Web, i cosiddetti giganti WebSoft. Lo studio analizza i dati dei primi nove mesi 2023 e del triennio 2019-2022 delle 25 maggiori WebSoft internazionali per ricavi, di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Cina, due in Germania e unaciascuno in Giappone e Corea del Sud. Viene fornito, inoltre, un approfondimento sulle relative filiali italiane: conti economici, occupazione e imposte.

Nuova fiammata dei giganti WebSoft nel 2023: nei primi nove mesi del 2023 i maggiori operatori mondiali del WebSoft invertono la rotta rispetto allo scorso anno. Il loro fatturato aggregato cresce del 10,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le performance migliori sono registrate dai servizi innovativi per la mobilità, come Ride-hailing e Sharing Mobility (+23,8%), dalle attività di vendita di viaggi online (+20,4%) e dalle prestazioni di consegna a domicilio (+19,3%), settore che sta vivendo un significativo consolidamento.

Nonostante l’incremento del giro d’affari abbia accomunato tutti i settori, i comparti con maggiore incidenzasul fatturato rimangono l’e-commerce (31%), la pubblicità (23%) e il cloud (16%). Sempre nei primi nove mesi del 2023 i giganti WebSoft vedono un solido miglioramento dei propri margini: la redditività operativa (MON) cresce del 31,5% sui primi nove mesi 2022, mentre gli utili netti accelerano del 46,4% raggiungendo livelli record: ogni operatore ha mediamente prodotto un profitto netto giornaliero di oltre 30 milioni di euro rispetto ai 21 milioni del 2022 e ai 27 milioni del 2021.

Il 2022 è stato un anno anomalo per i giganti WebSoft: hanno registrato la più bassa crescita dei ricavinell’ultimo quadriennio, solo un +9,6%, ben al di sotto dei tassi di crescita a doppia cifra dei periodi precedenti (+20,9% nel 2020 sul 2019 e +24% nel 2021 su 2020). Con una redditività in calo (ebit margin al 14,7%), nel 2022 i giganti WebSoft si posizionano solo al 5° posto nel confronto con gli altri settori. Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale e si esclude l’e-commerce, il loro ebit margin vola al 23,9%, secondo solo a quello delle case farmaceutiche.

A fine 2022 la forza lavoro delle WebSoft contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumentodi un milione e mezzo di unità sul 2019, di cui +743.000 assunti dalla sola Amazon, regina indiscussa per numero di occupati: 1.541.000 a fine 2022.

Sotto l’aspetto fiscale per i giganti WebSoft è un mondo a parte, rispetto ai comuni contribuenti mortali. Nel 2022 circa un terzo dell’utile ante imposte delle maggiori WebSoft mondiali è tassato in paesi a fiscalitàagevolata, con conseguente risparmio fiscale di 13,6 miliardi di euro nel 2022 e di 50,7 miliardi cumulati nei quattro anni 2019-2022. L’aliquota media risulta pari al 15,1% nel 2022, inferiore a quella teorica del 21,9%. Nel periodo 2019-2022 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di 19,2 miliardi di euro, 12,3 miliardi e 7,1 miliardi. Dal 2024 dovrebbe diventare operativa anche in Italia la “Global minimum tax” che porterà ad applicare l’aliquota del 15% sugli utili realizzati dalle multinazionali con fatturato annuo superiore a 750 milioni.

L’aumento dei tassi di interesse non sembra influenzare i giganti WebSoft che mostrano una crescita della liquidità dell’11,6%, con un’incidenza sul totale attivo che raggiunge il 24,2% a fine settembre 2023 (dal 23,5% di dicembre 2022, ben superiore all’11,4% della grande manifattura).

Più della metà dei fondi è investita in titoli a breve termine: 360,5 miliardi di euro, ovvero circa il 13% del totale attivo. L’incremento della liquidità lascia presagire un possibile ritorno a operazioni di M&A, oltre a preservare il potere della valuta in un contesto di inflazione diffusa.

A livello di singoli gruppi, nei primi nove mesi del 2023 si registra l’impennata dei ricavi della cinese PDD (PinDuoDuo e Temu) a +75,0%, seguita a distanza dalla connazionale DiDi (+31,2%) e dalla statunitense Booking (+27,1%). Per quanto riguarda la redditività industriale, nei primi nove mesi del 2023, Microsoft guida la classifica per ebit margin (44,4%), davanti a Oracle (43,7%), Adobe (34,2%), Meta (32,0%) e Booking (31,5%), a fronte di un valore medio del settore che si attesta al 18,4%.

Anche i giganti possono rallentare: nel 2022 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori WebSoft mondiali ha toccato quota 1.792 miliardi di euro, pari al 90% del PIL italiano. In uno scenario dominato da lungo tempo dagli Stati Uniti e dalla Cina, quasi tutti i ricavi sono stati prodotti in questi due paesi: il 70% del fatturato WebSoft è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni.

Il ritorno alla normalità post pandemica ha ulteriormente evidenziato il differente passo di crescita tra le WebSofte le multinazionali manifatturiere: mentre le prime volano (+64% i ricavi 2019-2022), le seconde segnano una più modesta performance del +21,0%. Il giro d’affari è sempre più concentrato: i primi tre protagonisti,Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati, con Amazon (481,9 miliardi di euro, di cui il 46,5% generato dal retail), in prima posizione dal 2014, che ne concentra da sola oltre un quarto.

A livello italiano, le filiali dei giganti WebSoft controllate direttamente dalla casa madre sono ubicate in gran parte al Nord, soprattutto a Milano e provincia. Il fatturato aggregato delle filiali italiane ha raggiunto 9,3 miliardi di euro nel 2022, con circa 26.400 lavoratori. Rispetto al 2019 si evidenziano circa 11.000 dipendenti in più, in massima parte assunti dal gruppo Amazon che vanta il maggior numero di occupati in italia (16.250 unità nel 2022).

Sempre nel 2022, le filiali dei giganti WebSoft hanno versato al fisco italiano 162 milioni di euro, per un tax rate effettivo del 28,3%.

La capitalizzazione di mercato è in ripresa dopo un 2022 in netta flessione, che aveva riportato le 25 maggiori WebSoft indietro di due anni per capitalizzazione di Borsa, il 2023 sembrerebbe mostrare il ritorno di fiammacon i listini azionari. Al 30 novembre 2023 i giganti WebSoft raggiungono una capitalizzazione di 8.767 miliardidi euro, in accelerazione del 47,5% sul dicembre 2022. Tale crescita è evidente anche in termini di rappresentatività rispetto alle borse mondiali: a fine 2022 la capitalizzazione delle 25 maggiori WebSoft esprimeva il 6,9% del valore complessivo delle borse mondiali, incidenza che sale al 9,5% a fine 30 novembre 2023.

Nel confronto con Piazza Affari, sebbene quest’ultima abbia messo a segno una delle migliori crescite d’Europa nei primi nove mesi 2023, le WebSoft si confermano dei pesi massimi: complessivamente valgono oltre dieci volte l’intera Borsa italiana. Al 30 novembre 2023 il podio di Borsa è occupato da Microsoft (2.581 miliardi), Alphabet (1.528 miliardi) e Amazon (1.384 miliardi). Da fine dicembre 2022 a novembre 2023 due gruppi hanno registrato una performance particolarmente brillante: Meta (+165,9%) e Uber (+123,0%).

Il dato sul risparmio fiscale dei giganti WebSoft ha fatto sobbalzare la politica. Per il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, «i dati diffusi da Mediobanca, riguardanti l’elusione e l’evasione fiscali delle società dei giganti del web, confermano una condizione di assoluta vergogna. Ha fatto bene il governo di centrodestra a inserire la “” per cercare di far pagare qualcosa a questi devastatori dei mercati. Amazon, Google e tutti gli altri – prosegue Gasparrisono un pericolo perché distruggono il mercato, non pagano nulla e, invece di dare un contributo positivo all’economia, creano soltanto problemi. La tecnologia è una risorsa preziosa e non se ne può fare a meno. Ma non si può tollerare, per la potenza economica di questi signori, la cancellazione delle tasse. Quante case popolari, quanti ospedali, quante strutture per la sicurezza, quanti dipendenti pubblici a tutela dei cittadini potrebbero essere finanziati con i 50 miliardi di tasse risparmiate? Amazon, Google, Facebook sono dei nemici dell’umanità. È inutile che chiedano colloqui. Denunciamo pubblicamente la loro condotta irresponsabile e inaudita. E lo diremo a chiare note nelle prossime ore in Parlamento. A loro e a quelli che nei palazzi della politica ne proteggono gli oscuri interessi».

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