Carrello della spesa sempre più vuoto e caro per i consumatori

Vendite -2,1% in volume, +1% valore. Inflazione stabile a +0,8%.

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Gli italiani spendono sempre di più per i consumi, ma il carrello della spesa è sempre più vuoto complice un’inflazione in calo ma sempre su livelli elevati e spinta ancora dai prezzi dell’energia anche questi in calo ma comunque molto alti.

Ne esce uno spaccato di un Paese che fa sacrifici per stare a galla. Dati che allarmano non poco le associazioni dei consumatori che stilano bollettini sulla difficile condizione delle famiglie. Ma anche gli imprenditori, che di consumi vivono, si mostrano preoccupati. Il primo dato significativo è relativo ai consumi: a gennaio su base annua le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1% in valore e calate in volume del 2,1%, rileva l’Istat segnalando un calo congiunturale dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume.

Le vendite di alimentari reggono sui prezzi, ma calano in volume: su base mensile sono stazionarie in valore e registrano una diminuzione dello 0,4% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari subiscono una lieve flessione sia in valore (-0,1%) sia in volume (-0,2%). Su base tendenziale le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+2,4%) e diminuiscono in volume (-2,8%); quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-0,2%) sia in volume (-1,6%).

Sul valore del carrello della spesa incide l’inflazione che resta sì bassa, ma su livelli decisamente ancora elevati rispetto agli anni scorsi: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, – certifica l’Istat – registra un aumento dello 0,1% su base mensile e di 0,8% su base annua, come nel mese precedente. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +2,7% a +2,3%. L’inflazione dei beni alimentari è al 3,9%.

Secondo il Codacons ci sono sui prezzi «segnali positivi che tuttavia non bastano: nel biennio 2022-2023 i prezzi al dettaglio sono infatti saliti complessivamente del +13,8%, aggravando la spesa delle famiglie e incidendo su redditi e capacità d’acquisto dei cittadini». I listini devono «invertire il trend e iniziare a scendere, specie in settori come gli alimentari dove i rincari sono ancora sostenuti e nell’ordine del 3,9%».

Per i consumi “gli alimentari, – sottolinea Unc – diminuiscono dello 0,4% in appena un mese, del 2,8% in un anno. Gli italiani continuano, insomma, la loro dieta forzata e a stringere la cinghia, essendo costretti a spendere di più per mangiare di meno».

Gli alimentari continuano a tenere alto il caro carrello della spesa +3,9%, cosa che secondo Assoutenti «per mettere il cibo in tavola una famiglia con due figli spende in media 314 euro in più all’anno».

Preoccupati chiaramente anche gli imprenditori: «la congiuntura economica rimane caratterizzata dalla debolezza dei consumi sia alimentari sia non alimentari, confermata dall’andamento insoddisfacente dei saldi invernali», spiega Federdistribuzione, sottolineando che «la condizione di fragilità economica che anche i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio testimoniano. La riduzione con cui si apre l’anno, sia congiunturale sia tendenziale, consolida una tendenza al ribasso che, considerata l’importanza dei consumi per la crescita economica, non può non destare preoccupazione».

L’inflazione, secondo Confesercenti, «continua a pesare sui portafogli delle famiglie, che spendono di più per acquistare di meno. Una dinamica evidente anche nelle vendite del commercio al dettaglio, che a gennaio segnano un calo tendenziale del -2,1 in volume».

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