FederlegnoArredo chiude il 2023 in calo dopo un biennio di forte crescita

Il 2024 si apre in ripresa. Bene il saldo commerciale e l’export del settore arredo.

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FederlegnoArredo

Circa 66.500 aziende (14,8% del manifatturiero nazionale) e 300.000 addetti, (8% del manifatturiero nazionale), un fatturato da 52,7 miliardi di euro (4,2% del manifatturiero nazionale), l’export (38% del fatturato) che sfiora quota 20 miliardi, il mercato interno (62% del fatturato) poco sotto i 33 miliardi e un saldo commerciale di 8 miliardi di euro: questi i numeri dei consuntivi elaborati dal Centro Studi FederlegnoArredo che fotografano il 2023 della filiera legno-arredo.

Complessivamente, il fatturato della filiera chiude il 2023 in flessione del 7,8% dopo due anni di crescita, passando così dai 57,2 miliardi di euro del 2022 ai 52,7 del 2023; il mercato interno (32,8 miliardi di euro) registra il calo del 9,6%, mentre l’export chiude con un -4,6%.

A impattare sul bilancio di FederlegnoArredo è soprattutto l’andamento del macrosistema legno (21,6 miliardi di euro) che diminuisce del 10,5%. A determinare il dato complessivo è il mercato nazionale a 16,5 miliardi di euro (76% del totale) che segna un -11,5%, mentre le esportazioni a 5,1 miliardi di euro (24% del totale) segnano -7,2%.

Il macrosistema arredamento (27,8 miliardi di euro) registra una flessione più contenuta del 3,8%, ma ancora ampiamente sopra i livelli 2019 con un andamento simile per il mercato interno (13,1 miliardi di euro) e per l’export che rappresenta il 53% del totale (14,7 miliardi di euro) rispettivamente a -3,7% e -3,8%.

Si mantiene sui livelli dell’anno precedente (+0,1%) il saldo commerciale, per un valore complessivo di oltre 9,7 miliardi di euro. Negativa la performance del commercio legno (quasi 3,3 miliardi) a -20%.

«Nessuna sorpresa in questi numeri che indicano un fisiologico rallentamento dopo due anni davvero sopra ogni aspettativa – commenta il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin -. Per di più, nonostante il -7,8% della filiera, sia il mercato italiano, sia l’export si mantengono sopra i livelli pre-pandemici del 2019, a dimostrazione proprio del fatto che l’incremento registrato durante i due anni precedenti è stato un evento straordinario, difficilmente ripetibile».

Guardando più nel dettaglio i dati di FederlegnoArredo, per Feltrin «risulta chiaro che il calo di fatturato sia da ricercarsi principalmente nel mercato interno, dovuto a molteplici fattori: il progressivo ridimensionamento degli incentivi fiscali nell’edilizia, la conseguente contrazione del mercato residenziale, l’erosione del potere di acquisto delle famiglie dovuto alla corsa dell’inflazione e i tassi di interesse che ancora non accennano a diminuire».

Per quanto concerne il legno, nel confronto tra 2022 e 2023 non si evincono differenze rilevanti tra l’indice del fatturato (-14,2%) e quello della produzione industriale (-14,3%), mentre la variazione del fatturato 2023 su 2019 è del +26,2% di contro a una produzione sostanzialmente in linea (-0,9%).

Per quanto riguarda il mobile, gli indicatori mettono in rilievo che, se rispetto al 2022 il fatturato 2023 risulta in lieve contrazione (-2,5%), ma su livelli ben al di sopra di quelli pre-pandemici (+25,4%), la produzione nel confronto con il 2022 è a -4,7%, mentre sul 2019 si assottiglia approssimandosi allo zero (+0,9%).

A livello di sottosettori, il sistema arredobagno subisce una contrazione del 4,5%. Il settore si mantiene tuttavia sui 4,2 miliardi di euro di fatturato, sopra i 3,4 del pre-Covid. Più marcata la flessione dell’export a 1,7 miliardi di euro (-6,9%), che rappresenta il 41% del fatturato totale, più contenuta (-2,8%) quella delle vendite sul mercato interno che toccano i 2,5 miliardi di euro (59% del fatturato). L’export del sistema arredobagno registra il segno negativo in tutte le principali destinazioni. Gli addetti sono 22.898 distribuiti in 923 imprese.

Per il comparto delle cucine il 2023 si chiude con un lieve calo del 2% dopo il record del 2023 con oltre 3 miliardi di fatturato. A determinare la contrazione è soprattutto la produzione per il mercato italiano (circa 2 miliardi di euro) a -3,1%, mentre rimane stabile l’export che pesa per il 35% con 1 miliardo di euro.

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