Se Renzi non taglia la spesa pubblica, nel 2015 attesa una stangata da 3 miliardi di euro

0
433
fisco soldi euro biglietti portafoglio
soldi euro biglietti portafoglioSecondo uno studio della Cgia di Mestre a tanto ammontano i tagli automatici già deliberati

Se il governo di Matteo Renzi entro settembre non sarà in grado di affrontare con la dovuta decisione il tema assillante della revisione della spesa pubblica, tagliando la spesa improduttiva e clientelare che negli ultimi anni ha comportato un aumento di oltre 100 miliardi di euro le uscite del bilancio statale, per i contribuenti italiani il 2015 s’apre all’insegna dei tagli automatici già deliberati dai governi Monti e Letta per almeno 3 miliardi di euro.

«Speriamo nel taglio della spesa pubblica improduttiva, altrimenti nel 2015 gli italiani rischiano di subire un aumento automatico delle imposte di 3 miliardi di euro» chiosa il segretario della degli artigiani mestrini, Giuseppe Bortolussi che illustra i risultati dell’ultimo studio condotto dall’associazione imprenditoriale.

Tutto ruota attorno alla cosiddetta “spending review” o, detta in buon italiano, revisione della spesa. Secondo il Def approvato nella primavera scorsa, nel triennio 2014-2016 c’è l’impegno del Governo di tagliare a regime la spesa pubblica per un importo di 32 miliardi di euro. Per l’anno in corso, sottolinea la Cgia, l’obiettivo è raggiungere una riduzione delle uscite di 4,5 miliardi di euro.

La situazione diventa ancor più impegnativa per gli anni a venire. Nel 2015 il Governo ha deciso di tagliare la spesa pubblica di 17 miliardi di euro, con un impegno minimo da raggiungere che non potrà essere inferiore ai 4,4 miliardi di euro.

Nel caso in cui il Governo non sia in grado di centrare questo obiettivo minimo, scatterà la cosiddetta “clausola di salvaguardia”: a fronte del mancato taglio della spesa, i contribuenti saranno chiamati a sopportare un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro, a seguito della riduzione delle agevolazioni/detrazioni fiscali e all’aumento delle aliquote, mentre i ministeri dovranno razionalizzare la spesa per un importo di 1,44 miliardi di euro.

«In buona sostanza – prosegue Bortolussi – il meccanismo è a dir poco diabolico. Se il Governo non sarà grado di chiudere gli enti inutili, di risparmiare sugli acquisti, di tagliare gli sprechi e gli sperperi che si annidano nella nostra pubblica amministrazione? Nessun problema, a pagare il conto ci penseranno in particolar modo i contribuenti italiani che già oggi subiscono un carico fiscale tra i più elevati d’Europa».

Nel 2016, 2017 e 2018 le risorse già impegnate dal taglio della spesa pubblica ammontano rispettivamente a 8,9, 11,9 e 11,3 miliardi di euro. Il conseguimento di questo risparmio di spesa è garantito, lo ripetiamo, da apposite clausole di salvaguardia, che consistono nel taglio delle risorse a disposizione dei mMinisteri, e, in particolar modo, da un aumento della tassazione di 7 miliardi di euro nel 2016 e di 10 miliardi di euro nel 2017.


Revisione della spesa pubblica (milioni di euro)

2014

2015

2016

2017

2018

Obiettivi DEF 2014

4.500

17.000

32.000

32.000

32.000

Risorse già “impegnate”

488,4

4.448,0

8.988,1

11.997,9

11.339,6

       di cui

razionalizzazione e revisione della spesa (1)
(Legge di Stabilità 2014 c. 427)

488,4

1.448,0

1.988,1

1.997,9

1.339,6

per evitare riduzione delle agevolazioni e detrazioni fiscali, aumento di aliquote di prelievo
(Legge di Stabilità 2014 c. 430)

3.000

7.000

10.000

10.000

Elaborazione Ufficio studi CGIA

Nelle more della realizzazione degli interventi di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica di cui al comma 427 della Legge di Stabilità 2014, si prevede che siano accantonate e rese indisponibili risorse nelle disponibilità di spesa dei Ministeri per i seguenti importi (in milioni di euro): 710 per il 2014; 1.104 per il 2015; 1.300,1 per il 2016; 1.309,9 per il 2017 e 1.339,6 dal 2018.

Mestre 5 agosto 2014