Amarone, è guerra tra le cantine storiche e di qualità e quelle sociali che puntano sulla quantità

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Cantina Negrar Amarone Villa Espressioni Tre Bicchieri 2013
IL Consorzio di tutela impone il taglio della produzione, ma i privati si ribellano per tutelare la qualità e l’immagine del vino nobile della Valpolicella

 

Cantina Negrar Amarone Villa Espressioni Tre Bicchieri 2013Tra le cantine della Valpolicella (e quelle dei territori limitrofi) è scoppiata la guerra dell’Amarone, il vino rosso principe di del territorio. Il motivo del contendere è contenuto in una decisione presa dal Consorzio di tutela dell’Amarone, il cui presidente Christian Marchesini, avvalendosi del diritto dell’“erga omnes” che impone a tutti i produttori di questo vitigno – iscritti e non al Consorzio – le regole di produzione, ha deciso di tagliare la produzione 2016 di questo vino a vendemmia già iniziata.

Il problema di fondo è che negli ultimi anni il territorio di produzione dell’Amarone si è allargato di molto, seguendo l’onda del boom delle vendite di questo vino rosso importante specie all’estero. Di qui, la corsa all’impianto di uve base anche nei territori confinanti alla zona storica tipica della Valpolicella, specie in quelli di pianura decisamente meno vocati di quelli collinari. Allargando di molto la zona di produzione, si è incrementata anche la produzione di vino, spesso a discapito della qualità e dei prezzi spuntati al dettaglio. Di fatto, si sta ripetendo quanto già visto con il Prosecco dove il miraggio dei soldi facili ha avuto la meglio sulla qualità complessiva del prodotto.

In Valpolicella la tensione tra le cantine storiche e che producono all’insegna della qualità che si rifanno all’Associazione Famiglie Amarone e gli associati al Consorzio di tutela è massima: l’annunciato taglio del 60% (rispetto a quella del 2015) della messa ad appassimento delle uve base dell’Amarone per fronteggiare la triplicazione della produzione è respinto dalle Famiglie, che chiedono parallelamente al governatore del Veneto, Luca Zaia, di intervenire per ridefinire il disciplinare del Consorzio (che giace in Regione da tre anni) e per evitare che chi produce tanto e con bassa qualità (Amaroni a 8 euro a bottiglia contro i 30 medi delle Famiglie) possa avere la meglio sulla qualità complessiva e sull’immagine di uno dei prodotti bandiera del Veneto e dell’enologia italiana. 

Il sospetto da parte dei produttori indipendenti è che si voglia solo tutelare l’esistente e chi l’Amarone lo fa imbottigliando prodotto di scarsa qualità e che ha i serbatoi pieni da smaltire ancora con la produzione degli anni scorsi, tant’è che i 54 aderenti dell’associazione Vignaioli Indipendenti della Valpolicella sono pronti ad abbandonare armi e bagagli il Consorzio. Ma la bega non è limitata solo alla quantità: in ballo c’è anche l’utilizzo del nome “Amarone”, legalmente riconosciuto solo in capo agli aderenti al Consorzio di tutela, tant’è che questo ha agito legalmente contro le 13 cantine associate alle Famiglie – fuori dal Consorzio – che utilizzano il nome “Amarone” per i loro prodotti di altissima qualità. Per la combattiva presidente delle “Famiglie”, Sabrina Tedeschi, «la difesa di un disciplinare che risale al 1968 che tutela solo chi produce tanto vino e non chi fa dell’ottimo vino è semplicemente anacronistica».

Se in Valpolicella non si vuole assistere alla secessione dell’Amarone, è opportuno che l’assessore regionale all’agricoltura Guseppe Pan prenda in mano la situazione e intervenga per evitare che una delle prime “bandiere” enogastronomiche della regione venga ammainata sull’altare di beghe di strapaese e della mera speculazione economica.