Roma impugna la legge sulla bandiera del Veneto

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bandiera gonfalone veneto san marco leone
Zaia: «resisteremo a questo trattamento da ultima colonia dell’impero»

bandiera gonfalone veneto san marco leoneEra nell’aria e alla fine è arrivata l’impugnativa da parte del Governo Gentiloni alla legge della Regione Veneto n. 28 del 5 settembre scorso, recante “Nuove disposizioni in materia di uso dei simboli ufficiali della Regione del Veneto. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 20 maggio 1975, n. 56 ‘Gonfalone e stemma della Regione’”, con cui si è stabilito l’obbligo per tutti gli edifici pubblici di esporre il gonfalone del Veneto unitamente al Tricolore nazionale e alla bandiera europea.

«Questa impugnativa si commenta da sé – tuona il governatore del Geneto, Luca Zaia -: da Roma si accusa il Veneto di cercare sempre la rissa, ma quelle a cui in realtà assistiamo sono scelte di un Governo il quale, con tutti problemi nazionali e internazionali che è chiamato ad affrontare, non trova niente di meglio da fare che impedire a una Regione di esporre la propria bandiera, persino quella del Veneto che ha oltre mille anni di storia. Non trascurando che quella veneta è l’unica bandiera al mondo che riporta la parola “pace” – prosegue il presidente –, non è certo da sovversivi volere la sua esposizione in tutti gli uffici pubblici, anche in quelli dello Stato, presenti nel nostro territorio. Invece veniamo trattati come l’ultima colonia dell’impero».

Secondo Zaia, «visti i precedenti ormai non c’è nemmeno più da stupirci per queste decisioni del Governo. Il buonsenso avrebbe dovuto suggerire di estendere l’obbligo di esposizione della bandiera regionale a tutte le altre Regioni, in modo che, per esempio, anche nelle prefetture della Sicilia, della Puglia o della Sardegna, debba sventolare sempre, accanto al Tricolore e alla bandiera europea, anche il simbolo di quelle terre. Spero che, al di là degli schieramenti politici, i colleghi delle altre Regioni guardino con attenzione all’esito di questa impugnativa, perché se verrà data ragione al Governo, significa che noi potremo tranquillamente riporre nei cassetti le nostre bandiere». 

Zaia non ci stà a vedere prevaricato da Roma il gonfalone del Veneto: «una cosa è certa: noi non ci arrendiamo. Andremo al contenzioso dinanzi alla Corte costituzionale, un contenzioso non certamente voluto da noi, e difenderemo fino in fondo la nostra legge, non certo per cercare la rissa come sicuramente qualcuno tenterà di dimostrare, perché siamo convinti della bontà e della necessità di questa legge, il cui scopo è quello di stabilire e regolamentare l’esposizione della bandiera, esattamente come già avviene per quella italiana. E ad animarci saranno lo stesso spirito, la stessa passione e lo stesso sentimento con cui il presidente della Repubblica Francesco Cossiga volle orgogliosamente esibita al suo funerale la bandiera sarda».