Sanità nel Veneto: la provincia di Verona con 25 sindaci chiede più attenzione per la Bassa veronese

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Miozzi Cerea ospedali 1Miozzi: “25 sindaci hanno sottoscritto la diffida alla Regione ad operare altri tagli senza interpellare il territorio”

Nella sala consiliare del comune di Cerea, il presidente della provincia di Verona, Giovanni Miozzi, ha partecipato all’incontro dei sindaci della Bassa veronese, convocato per la sottoscrizione del documento di diffida alla regione del Veneto nell’adottare provvedimenti che comportino la dismissione o il depotenziamento degli ospedali.

I sindaci rientranti nella giurisdizione delle Ulss 21 e 22 (Sanguinetto, Cerea, San Pietro di Morubio, Casaleone, Gazzo Veronese, Roverchiara, Minerbe, Bonavigo, Trevenzuolo, Erbè, Vigasio, Villabartolomea, Bevilacqua, Terrazzo, Nogarole Rocca Povetgliano, Sorgà, Bovolone, Isola della Scala, Salizzole, Zevio, Buttapietra, Boschi Sant’Anna, Nogara, Castel d’Azzano” hanno sottoscritto il documento – inviato a Luca Zaia, Luca Coletto, Leonardo Padrin, Alessandro dall’Ora, Daniela Carraro, al prefetto Perla Stancari e al Tribunale del malato – che contiene la denuncia del vuoto sanitario a cui sono soggetti i cittadini della pianura veronese, che rappresentano circa un quarto dell’intera popolazione della provincia. La pianura può contare su un unico ospedale di rete (Legnago), mentre nella parte nord ve ne sono addirittura cinque (Bussolengo, Azienda ospedaliera di Verona, Negrar, San Bonifacio Peschiera). I sindaci diffidano, dunque, la Regione e le Ulss dal prendere qualsiasi iniziativa senza aver prima ascoltato il territorio. E lunedì 18 nella Sala Rossa del Palazzo Scaligero a Verona, il presidente Miozzi e i 25 sindaci consegneranno personalmente il documento a tutti i consiglieri regionali veronesi.

Per Miozzi “oggi esiste una profonda disuguaglianza di trattamento fra il nord e il sud della provincia che non si può accettare. In termini di strutture sanitarie, c’è un quarto dei veronesi che se va bene impiega almeno mezz’ora prima di raggiungere l’ospedale più vicino. Senza contare che le ultime notizie riguardano la sistemazione in container a Villafranca delle sale operatorie. Voglio proprio conoscere la persona che porterebbe un suo caro a farsi operare nei container che sono stati utilizzati in Afghanistan. La Regione si accorgerà che c’è un territorio unito nel difendere i suoi diritti e che non è disposto a farsi scavalcare”.