Ue, nuove regole “Made in” limitate al settore manifatturiero, escluso l’alimentare

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logo tutti uniti per il made in italy moda veneto 1Fascina: “Tajani realizza quanto promesso a fine 2011 al Tavolo regionale Veneto della moda”

Lentamente, qualcosa a Buxelles si muove in tema di tutela dei prodotti di qualità realizzati nel Vecchio continente contro la clonazione sempre più diffusa da parte dei paesi emergenti. Peccato che la nuova normativa che viene alla luce tra mille difficoltà, sia limitata al solo comparto manifatturiero, escludendo il comparto alimentare, dove l’Italia avrebbe molti prodotti da valorizzare.

Le categorie guardano al bicchiere mezzo pieno, ad iniziare da Gianluca Fascina, presidente regionale Veneto del sistema moda di Confartigianato: “la nuova misura adottata dalla Commissione UE per aumentare la sicurezza dei prodotti non alimentari che introduce l’obbligo dell’indicazione di origine sia per i Paesi Ue sia per tutti gli altri, è una grande notizia. Ed in parte, è il risultato della grande pressione fatta sul tema dal Tavolo regionale di coordinamento della moda (costituito, unico in Italia, da Confindustria, Confartigianato, Cna e Confesercenti)”.

Fascina Gianluca - Tessili confartigianato veneto Secondo Gianluca Fascina è strategico “tracciare la filiera della moda come avviene per l’agroalimentare, non solo per evitare distorsioni del mercato e un disequilibrio tra norme che regolano import e export comunitario, ma anche per difendere il consumatore è stato il tema dell’incontro che, come Tavolo regionale di coordinamento della moda, abbiamo avuto a Bruxelles circa quindici mesi fa (era il 24 novembre 2011) proprio con il Commissario Europeo Antonio Tajani”.

La proposta avanzata da tutto il Tavolo a Tajani riguardava proprio la necessità di una regolamentazione comunitaria che imponesse l’obbligo del “Made in” sui prodotti di importazione extra UE, in una logica di reciprocità e di comprensione dell’importanza che l’origine dei prodotti ha per il consumatore che li acquista, rispettosa delle norme internazionali ed accompagnata da strategie consapevoli dell’importanza dell’intera filiera della moda”.

“Sentire il Commissario Tajani dichiarare ‘Se vogliamo avere la piena tracciabilità, occorre capire dove il prodotto è stato fabbricato’, anche perché ‘solo così potremo risalire all’autore, in caso di pericolo, e identificare le misure necessarie per bloccarne la commercializzazione’, è una grandissima soddisfazione e la dimostrazione che la nostra filiera, tutta assieme, può raggiungere ancora risultati eccellenti” conclude Fascina.

Secondo la bozza preliminare del nuovo regolamento comunicato che deve essere ancora approvato i prodotti fabbricati in un paese Ue dovranno riportare l’indicazione, a scelta, di “Made in Ue” o “Made in”, con il nome del paese specifico, per esempio “Made in Italy”, mentre quelli provenienti fuori dall’Ue dovranno indicare il nome del paese, per esempio “Made in China”. Il nuovo pacchetto, composto da due regolamenti e un piano di 20 azioni, prevede anche una maggiore cooperazione tra le autorità nazionali, e un allineamento delle norme di sicurezza che ridurrà anche i costi per le imprese.

Il nuovo articolo 7 del Regolamento adottato dalla Commissione Ue, fa riferimento alle norme esistenti che consentono il riavvicinamento della legislazione per garantire il funzionamento del mercato interno. L’intenzione è che le nuove norme possano entrare in vigore a partire dal 2015, ma devono prima ricevere l’approvazione di Parlamento e del Consiglio europeo.