Le richieste delle PMI italiane all’Europa

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arturo alberti presidente Apindustria Verona 1Arturo Alberti, presidente di Apindustria Verona, chiede la difesa della specificità italiana

Cosa chiedono le piccole e medie imprese (Pmi) italiane all’Europa all’indomani di un voto che ha diviso in due il continente, tra euro favorevoli ed euroscettici?

Secondo Arturo Ailberti, presidente di Apindustria Verona, «fermo restando che le imprese familiari, soprattutto manifatturiere, sono predominanti in Italia rispetto a qualsiasi altra forma, credo sia necessaria una vera difesa delle PMI italiane, che rappresentano un sistema differente dal resto del continente», sottolineando come «in Italia il carattere dell’impresa familiare è stata ed è, soprattutto in questa difficilissima fase economica, il vero welfare del nostro Paese e siamo convinti sarà anche per il futuro l’ancora di salvataggio per la ripresa dell’occupazione e dei consumi interni».

Secondo Alberti «Apindustria chiede all’UE di rendere effettivi i principi dello “Small Business Atc”. Lo “SBA”, a tutela delle piccole e medie industrie americane, recita che “l’essenza del sistema economico americano dell’impresa privata è la libera concorrenza. La conservazione e lo sviluppo di questa libera concorrenza è basilare non solo per il benessere economico ma per la sicurezza della nazione. Questa sicurezza e questo benessere possono realizzarsi solo attraverso lo sviluppo e l’incoraggiamento della capacità reale e potenziale delle piccole aziende. Questa è la linea politica dichiarata dal congresso americano, ovvero che il governo dovrebbe aiutare, supportare, sostenere, proteggere, consigliare gli interessi delle piccole imprese al fine di preservare tale libera concorrenza e competitività…”». Parole che inducono Alberti a dire che «l’Europa deve essere vista come un’opportunità e non come un cane da guardia che impedisce la crescita. Per farlo, l’Italia si deve adeguare competitivamente all’Europa». E’ proprio in funzione di questo che Apindustria crede siano necessarie alcune linee d’intervento e di proposte che vadano nella direzione della riduzione dei costi: dalla semplificazione burocratica e normativa, alla riduzione del costo dell’energia, ad un deciso intervento sulla norma sui tempi di pagamenti tra privati, un rapporto più trasparente con il sistema bancario, fino alla risoluzione del paradosso che vede in Italia il costo del lavoro più alto rispetto al resto d’Europa ma con gli stipendi più bassi. Per non dire della perversa abitudine invalsa negli ultimi anni di adottare provvedimenti fiscali con valore retroattivo nel tempo, cosa che finisce per disorientare chi investe, specialmente i soggetti stranieri che temono come la peste la mancanza della certezza del diritto.

Sono proprio questi i problemi principali che limitano la competitività del prodotto italiano in Europa e nel mondo sfavorendo le imprese italiane nei mercati internazionali e, di conseguenza, ponendole in difficoltà. «Servono scelte coraggiose!» afferma Arturo Alberti secondo il quale «dobbiamo ambire ad una globalizzazione in cui vi sia il rispetto dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori, della sostenibilità ambientale e del vero “Made in Italy” che significa speranza nel futuro, perché la qualità e l’originalità alla lunga vincono». E che le imprese italiane siano effettivamente emesse nelle condizioni di competere ad armi pari con la concorrenza europea, ad iniziare da un sistema fiscale che non le penalizzi ingiustamente.