Il reperto bronzeo preromanico rinvenuto sul Dos Caslir protagonista di una conferenza dell’archeologo Franco Marzatico nell’ambito della XXVII Rassegna Vini Müller Thurgau
Introducendo all’incontro dedicato a “La situla, la cultura del vino nelle Alpi Orientali” che si è svolto a Cembra nell’ambito della XXVII edizione della Rassegna Vini Müller Thurgau, il sindaco Antonietta Nardin ha affermato con soddisfazione che lo storico secchio vinario è tornato a casa dopo più di un secolo dal ritrovamento (1825) entro un anfratto di roccia sul Dos Caslir.
Grazie al suo interessamento, la Situla è stata prestata per la durata della Rassegna dal comune di Trento a quello di Cembra per rinvigorire nella popolazione locale, ed in particolare nei viticoltori, l’orgoglio di continuare una tradizione molto antica, oltre che per suggellare un ideale gemellaggio viticolo con il comune capoluogo, che possiede una delle più grandi aree vitate della provincia di Trento.
Protagonista della conferenza il fresco ex direttore del museo Castello del Buonconsiglio Franco Marzatico, tra i massimi esperti di archeologia legata all’etnografia e alla storia delle popolazioni Retiche, fino a poche settimane fa responsabile della custodia della Situla. Marzatico nel corso della sua permanenza dirigenziale al Castello del Buonconsiglio di Trento ha lasciato tracce importanti. Non solo ha dato lustro con scritti e conferenze alla Situla di Cembra che è visitata da 160.000 persone all’anno, ma anche per una serie di mostre di diverso genere e contenuto che hanno contribuito a far affluire al castello parecchie migliaia di visitatori. Marzatico ha iniziato ricordando che a trasferire d’autorità la situla di Cembra al Museo comunale di Trento è stato poco tempo dopo il ritrovamento il sindaco della città Benedetto Giovannelli appassionato di archeologia e autore tra l’altro di un poemetto in versi nel quale sosteneva l’italianità della lingua usata per incidere sul bordo della situla un’iscrizione non ancora completamente decifrata. L’accenno ad una lingua barbara in un verso del poemetto preannuncia il movimento irredentista dei primi decenni del ’900.
L’esposizione di Franco Marzatico è proseguita su toni pacati, ma fortemente coinvolgenti. La Situla di Cembra non è di origine etrusca, ma di fattura locale. «Voi non avete una Situla che ci dimostra l’importazione di una cultura, ma un oggetto prodotto in un’officina metallurgica da artigiani probabilmente tra la linea del Piave e la linea dell’Adige. Questo non diminuisce la sua importanza sotto il profilo storico-archeologico; dal mio punto di vista rappresenta una testimonianza ancora più importante perché va collocata in quel contesto regionale che è rappresentato dalla cultura dei Reti».
Grazie all’ausilio di immagini che accompagnavano puntualmente il discorso del relatore, il pubblico ha potuto rivivere virtualmente una dotta, quanto interessante, visione di insieme che ha abbracciato un contesto geografico e storico assai più ampio di quello della Retia. Le origini della viticoltura. Il ruolo del vino nella storia dei popoli. Il vino come dono e simbolo di prestigio. Il vino demarcatore di civiltà diverse (bevitori di vino e lattofagi). La trasmissione dei riti e modi di bere (simposi) dall’oriente all’occidente. Il ruolo dei popoli e delle diverse civiltà. Il vino retico apprezzato dai romani.
Marzatico ha dato una chiara dimostrazione di come le scoperte archeologiche si possano oggi più che in passato affinare e completare attingendo sussidi tecnologici da altri ambiti scientifici e di ricerca. Marzatico ha detto di voler tornare in Valle di Cembra per approfondire la storia dei Reti e dei Celti.
Pare utile ricordare che il Comitato vitivinicolo ha contribuito nella seconda metà del ’900 a tenere viva la memoria della situla. Dal 1980 al 2000 il Comitato ha curato la pubblicazione di una rivista intitolata appunto “La Situla”. Ha inoltre fatto riprodurre la situla da artigiani locali in materiale di costo modesto ed in numero sufficiente per farne omaggio a ristoratori che ancora oggi se ne servono (impropriamente) per tenervi in ghiaccio le bottiglie di Trentodoc. Alcuni falegnami della Valfloriana avevano manifestato alla dirigenza del Comitato vitivinicolo disponibilità a realizzare un torchio di legno uguale a quello che si trova riprodotto nel ciclo dei mesi al Castello del Buonconsiglio. Si sarebbe dovuto collocare sul Dos Caslir dove Simone Nicolodi ha trovato la situla. Non se n’è fatto nulla. Ma l’idea potrebbe essere ripresa.