Accordo Ue-Vietnam: l’importazione di 80.000 tonnellate di riso a dazio zero condanna la risicoltura padana

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Triciclazolo riso grumolo
Soddisfazione a Bruxelles, disperazione nel Vercellese e nel Veronese. Ente Risi: «siamo allibiti della decisione europea». Fava e Pan: «difenderemo la nostra produzione»

 

riso grumoloIl Commissario UE al Commercio, Cecilia Malmstrom e il Ministro dell’industria e commercio vietnamita, Vu Huy Hoang, hanno raggiunto l’accordo che eliminerà quasi tutte le barriere tariffarie e non tra i due mercati. Lo comunica l’Airi, la quale precisa che solo per alcuni prodotti agricoli sensibili, tra cui il riso, sono stati concordati dei contingenti tariffari.

L’accordo dovrà essere formalizzato con la stesura dei testi regolamentari e successivamente ratificato dal Parlamento e dal Consiglio UE. Per questo motivo il testo finale dell’accordo non è ancora disponibile e si ritiene che non entrerà in vigore prima di un paio d’anni, presumibilmente verso la metà del 2017 o inizio 2018. 

Il contingente tariffario per il riso riguarderebbe 30.000 ton. a dazio zero di riso lavorato, 30.000 ton. a dazio zero di riso “fragrant” e 20.000 ton. di riso semigreggio. Per le rotture di riso non sono stati fissati contingenti ma si prevede una riduzione del dazio al 50%, progressivamente a ridursi fino a 0 nei 5 anni successivi all’entrata in vigore. 

L’Ente Nazionale Risi prende posizione contro le concessioni che l’Unione europea intende fare al Vietnam. L’Ente pubblico economico, che è vigilato dal Mipaaf ed è retto dal commissario Paolo Carrà commenta così la notizia: «siamo allibiti nell’apprendere la notizia circa la volontà di accordare al Vietnam, da parte dell’Unione europea, un quantitativo di importazioni di circa 76.000 tonnellate di riso a dazio zero, quando mediamente il Vietnam ha esportato verso l’Unione stessa un quantitativo annuo base riso lavorato di sole 28.000 tonnellate nel 2014. Non si ha certo nulla contro il Vietnam, ma il mancato intervento della Commissione europea circa il grave problema delle importazioni di riso dai paesi meno avanzati (PMA) ci costringe a non poter accettare ulteriori concessioni, indipendentemente dal paese che ne beneficerebbe. È sufficiente considerare che nella campagna 2008/2009 un terzo delle importazioni UE di riso lavorato non è stato assoggettato al pagamento del dazio, mentre nella scorsa campagna ben due terzi delle importazioni UE di riso lavorato sono entrate senza pagare dazio. La concorrenza del riso d’importazione, in particolare di quello lavorato, è ormai arrivata ad un livello insostenibile per il comparto risicolo europeo. E’ il momento il dire basta». L’Ente Nazionale Risi «ha sollecitato il Ministro Martina ad assumere una dura posizione contro la concessione nel corso del Consiglio dei Ministri agricoli del 13 luglio scorso ed ha altresì sollecitato, in accordo con le organizzazioni agricole, la convocazione di una riunione del COPA-COGECA affinché nei confronti della Commissione e del Parlamento europeo si assuma una linea garantista per il mantenimento della risicoltura comunitaria, ed italiana in particolare». 

Il viceministro allo sviluppo Carlo Calenda risponde alle proteste della filiera del riso dalla tribuna dell’Aiipa, l’associazione delle industrie dei prodotti alimentari. Intervenendo telefonicamente all’assemblea che si è tenuta oggi a Milano, ha dichiarato: «vi posso annunciare che siamo in dirittura d’arrivo con un importante accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il Vietnam che ci assicurerà delle condizioni migliori per le nostre Dop, persino migliori dell’accordo con il Canada». Di più non ha detto, ma può bastare per capire che il Mise tiene in considerazione unicamente le esportazioni di vini e di prodotti a denominazione.

Sulla firma dell’accordo sparano a palle incatenate gli assessori all’agricoltura di Lombardia e Veneto. «L’accordo sottoscritto dall’Unione europea sull’importazione di riso a giovanni fava ass agricoltura lombardiadazio zero dal Vietnam è lo specchio di una evidente debolezza politica del governo e del disinteresse generale al problema. Così a pagare saranno i risicoltori del Nord, assolutamente non tutelati a Bruxelles» dice l’assessore all’agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che evidenzia come «il disinteresse ministeriale rispetto alle decisioni europee rischia di vanificare i risultati positivi ottenuti dalle Regioni, Lombardia in testa, che sul riso erano riusciti nelle fasi negoziali della Pac a escludere la coltura dal “greening” e a collocare 22,6 milioni di euro per gli aiuti accoppiati». Azioni, ricorda Fava, che hanno contribuito a garantire stabilità e serenità fra i produttori, in una fase comunque positiva dei prezzi di mercato. 

Fava sollecita il ministro delle Politiche agricole, il bergamasco Maurizio Martina, «ad intervenire affinché il tema del riso venga inserito nel prossimo Consiglio agricolo dell’Unione europea, perché non si possono differire ulteriormente le questioni relative ai dazi e all’etichettatura sull’origine. Ricordo al ministro Martina – prosegue Fava – che l’Italia coltiva una superficie di oltre 220.000 ettari a riso, pari al 42% del totale europeo, e che la Lombardia, da sola, produce il 42% del riso Made in Italy». assessore all’agric 

Per il neo assessore all’agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan, «esprimo la mia preoccupazione per la coltivazione del riso in Veneto, attività che interessa circa 130 aziende con 3.700 ettari distribuiti principalmente tra le province di Verona e Rovigo, con una produzione di circa 18.000 tonnellate, è parte non solo del patrimonio di qualità agroalimentare apprezzato in tutto il mondo, ma anche della nostra storia, della nostre tradizioni e del nostro paesaggio, dove si coltivano due IGP, “Riso Nano Vialone Veronese” e “Riso del Delta del Po” IGP».

Secondo Pan «una interpretazione distorta della “globalizzazione” – che noi siamo pronti ad affrontare come sfida per migliorare Veneto 2015 nuova giunta regionale assessore Giuseppe Panla qualità dei nostri prodotti ma nel rispetto delle regole e tutele condivise da tutti gli attori – pone sullo stesso piano concorrenti che adottano regole sociali, ambientali e commerciali profondamente diverse da quelle vigenti nel nostro Paese. Un sistema tariffario preferenziale a “dazio zero” per le importazioni dai Paesi Meno Avanzati (PMA) come Vietnam, Cambogia e Myanmar determinerà, nel mercato nazionale, la disponibilità di riso a prezzi ridotti, con riflessi drammatici per i nostri produttori, che non vedono riconoscere il giusto valore al proprio prodotto».

Anche Pan richiama il ministro Martina ad «attivare la clausola di salvaguardia e di avviare la ridefinizione e revisione di norme ormai obsolete – e quindi inefficaci – concernenti la coltivazione e commercializzazione del riso, nonché l’introduzione di altre che possano permettere la giusta valorizzazione della coltura qualificata “greening” per definizione, dalla stessa UE, oltre a ribadire la necessità di inserire obbligatoriamente in etichetta l’origne del prodotto, introdurre un sistema di rintracciabilità e l’identificazione delle varietà storiche del riso».

Pan termina sollecitando «un’azione comune interregionale, tra Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia, in sinergia con l’Ente nazionale Risi, volta a chiedere la revisione della normativa sulla commercializzazione interna».