Oro, accordo tra fiere di Vicenza e Arezzo

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Andrea Boldi presidente arezzo fiere e congressi matteo marzotto presidente vicenza fiere
Il settore orafo e della gioielleria avranno ricadute positive dalla collaborazione

 

Andrea Boldi presidente arezzo fiere e congressi matteo marzotto presidente vicenza fiereSi rafforza l’alleanza tra Fiera di Vicenza e Arezzo Fiere e Congressi per l’integrazione e lo sviluppo del sistema fieristico italiano nel settore orafo e gioielliero. I due protagonisti fieristici hanno siglato un nuovo accordo strategico, con il supporto del ministero dello Sviluppo economico per valorizzare uno dei comparti più importanti del “Made in Italy”. 

L’intesa punta a potenziare il settore aumentando le occasioni di business per gli operatori e favorendo l’internazionalizzazione delle aziende. Prevede la gestione coordinata del calendario fieristico del comparto per il biennio 2016-2017 e, come obiettivo finale, la creazione di un’unica piattaforma fieristica per il settore orafo-gioielliero italiano. L’annuncio della collaborazione è avvenuto a Milano, alla presenza di Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza, e Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere e Congressi. 

Fiera di Vicenza e Arezzo Fiere e Congressi, attraverso le rispettive Manifestazioni Vicenzaoro e OroArezzo, sono espressione di due distretti orafi di grande tradizione del Paese. Un comparto che in Italia conta 9.000 imprese e 32.000 addetti, un fatturato di circa 6,9 miliardi di euro (2014), un export di oltre 6 miliardi e un saldo commerciale positivo di 2,9 miliardi. Per livelli di fatturato, l’oreficeria è la quarta voce dell’intero comparto moda-accessori. 

Nei primi 9 mesi del 2015 il valore delle esportazioni italiane riferita alla gioielleria preziosa (gioielli in oro, argento e altri metalli preziosi) è cresciuto dell’11% rispetto al medesimo periodo del 2014, sfiorando i 4,2 miliardi di euro. L’accordo rientra nel progetto di potenziamento del sistema fieristico italiano predisposto dal Mise nell’ambito del Piano straordinario per il “Made in Italy” rivolto alle principali filiere produttive.