Il Centro d’arte degli studenti dell’Università di Padova compie 70 anni

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stefano battaglia trio
Venerdì 12 febbraio decolla la stagione 2016 con il trio Jazz di Stefano Battaglia

 

Di Giovanni Greto

 

 

stefano battaglia trioSettantanni, ma non li dimostra. Anzi, la vivacità e la curiosità di scoprire proposte interessanti nel campo della musica improvvisata, non esclusivamente in ambito jazzistico, fa sì che i cartelloni proposti negli anni, risultino quanto meno interessanti. 

L’apertura della stagione 2016 è il 12 febbraio nella cornice della storica e bellissima sede della Sala dei Giganti, dove il Centro d’Arte ha “abitato” per lunghi anni. In scena, senza amplificazione, ci sarà il trio di Stefano Battaglia, attivo da molti anni, documentato per la prima volta nel CD “The River of Anyder” (ECM, 2011). Già quella incisione indicava un’inedita profondità di linguaggio per un organico, il trio piano-basso-batteria, che vanta una tradizione con la quale è sempre più difficile misurarsi. La telepatia espressiva che il trio ha fatto crescere nel tempo convive con un senso dell’individualità che permette ai tre – oltre al leader, Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria – di tenere lontani i cliché e gli accomodamenti di circostanza. Ogni esecuzione garantisce spontaneità e senso dell’avventura, ma anche rigore e lucidità tecnica. 

Con il doppio concerto del 19 febbraio, la rassegna si sposta al Torresino per presentare tre esponenti delle ultimissime generazioni della musica di improvvisazione radicale: la sassofonista danese Mette Rasmussen, per la prima volta in Italia, e il Jooklo Duo formato da Virginia Genta ai sassofoni e David Vanzan alla batteria, “uno dei segreti meglio custoditi del free jazz italiano”, da anni impegnati in progetti di respiro internazionale, tra l’altro collaboratori della Merce Cunningham Dance Company nell’ultimo periodo di attività. 

Il 27 febbraio è di scena la musica del trio nordico “Fire!”, nato a Stoccolma in  maniera piuttosto casuale (Mats Gustafsson, sassofoni, piano Fender Rhodes, elettronica, Johan Berthling, basso elettrico e Andreas Werliin batteria), che torna a riflettere sull’essenza primaria del suono come elemento a se stante della creazione musicale. Un processo/flusso che a partire da cellule melodico-ritmiche elementari, sviluppano poi onde d’urto di notevole intensità. Sassofono baritono, tastiere elettroniche, basso elettrico e percussioni varie formano un mosaico sonoro elettro-acustico stratificato. 

In questo intenso avvio di stagione compaiono, il 1 marzo all’Auditorium “Pollini”, anche cinque compositori italiani delle ultime generazioni, Stefano Gervasoni, Vittorio Montalti, Luca Richelli, Fabio Nieder, Filippo Perocco, Andrea Vigani, con nuove composizioni in prima esecuzione affidate alle mani espertissime dell’Ex Novo Ensemble, per un concerto ad alto tasso di tecnologia elettroacustica. Il pubblico è al centro del sofisticato sistema di spazializzazone del suono dell’Auditorium “Pollini”. Un’altra produzione originale che il Centro d’Arte realizza nell’ambito della ormai pluriennale collaborazione con il laboratorio SaMPL aggregato al Conservatorio di Padova.  

Si ritorna al jazz il 22 marzo con il trio del contrabbassista californiano Eric Revis, la cui presenza in alcuni tra i più significativi gruppi del jazz contemporaneo, in molti casi agli antipodi stilistici fra loro, indica una figura tra le più flessibili e versatili della scena odierna. Interagiscono con Revis, la pianista e compositrice canadese Kris Davis e il batterista John Betsch. 

L’8 aprile c’è un altro doppio concerto, nella Sala dei Giganti, con il contrabbasso solo di Silvia Bolognesi, altro giovane talento, tra le più appassionanti performer della musica contemporanea, dove il jazz non è che un punto di partenza come tanti altri.

Dopo di lei, il duo formato dal catalano Agustí Fernández e da Marco Colonna, che si muove nei territori dell’improvvisazione libera. Nella loro conversazione informale si svela quel processo di composizione istantanea che trattiene del jazz un’attitudine e un’essenza, se non elementi di un linguaggio storicizzato. Il 29 aprile giunge per la prima volta a Padova una delle storiche formazioni della free music europea, il trio del pianista berlinese Alex von Schlippenbach, con Paul Lovens alla batteria e Evan Parker  ai sassofoni, quest’ultimo una presenza ricorrente nella storia delle rassegne del Centro d’Arte.  

Unica data italiana, il 22 maggio, per il duo nippo-norvegese formato da Otomo Yoshihide, multistrumentista e artista concettuale, turntablist e compositore, qui comunque al suo primo strumento, la chitarra elettrica, con il batterista Paal Nilssen-Love. Il loro incontro avviene all’insegna della comune passione per il free jazz storico e gli atteggiamenti più sperimentali e imprevedibili della nuova musica improvvisata.  Si apre così un finale di stagione particolarmente intenso che fa seguire, in stretta successione, il quartetto Kaze formato dai giapponesi Satoko Fujii (pianoforte) e Natsuki Tamura (tromba) e i francesi Peter Orins (batteria) e Christian Pruvost (tromba), il 27 maggio al Torresino. La frontline è inusuale, con due trombe diverse e complementari, che utilizzano entrambe un vasto vocabolario di tecniche eterodosse, assumendo di volta in volta caratteri di appassionato lirismo o umorismo spiazzante, mentre la ritmica affidata a piano e batteria fornisce una base mobile, eterogenea, imprevedibile.  

Il 1 giugno si ritorna all’Auditorium Pollini per il secondo appuntamento con SaMPL, in una produzione originale che assembla nuove composizioni per due pianoforti e due percussionisti, in varie combinazioni, concepite da Ivan Fedele in funzione della loro trasformazione elettroacustica e della diffusione spaziale. Sul palco, Aldo Orvieto, Maria Grazia Bellocchio e Daniele Roi al pianoforte, Simone Beneventi e Dario Savron alle percussioni, Alvise Vidolin al live electronics e regista del suono.  

La conclusione della prima parte di stagione, in attesa della ripresa autunnale, è affidata il 3 giugno a Musica Elettronica Viva, la storica formazione di musica sperimentale che compie 50 anni. Oggi MEV è costituita dal trio-base, formato da Alvin Curran e Richard Teitelbaum alle tastiere e da Frederic Rzewski al pianoforte. Questi tre musicisti negli anni 60 hanno letteralmente ridefinito il rapporto tra composizione e performance, e continuano a proporre una musica imprevedibile e fresca come lo è stata alle origini.  

I concerti iniziano tutti alle ore 21.00, ad eccezione dei tre all’Auditorium Pollini (ore 21.30).