Pomodoro, agricoltori del Nord Italia in guerra contro gli industriali

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pomodoro Solanum lycopersicum Varietà di pomodori
A Parma ancora senza risultato il tavolo di trattativa per un accordo quadro tra comparto agricolo e quello di trasformazione

 

pomodoro Solanum lycopersicum Varietà di pomodoriTra agricoltori e industria è ancora muro contro muro per il nuovo prezzo del pomodoro da industria: al tavolo della trattativa in corso a Parma per un accordo quadro nel Nord Italia, le aziende di trasformazione rappresentate da Aiipa e Confapi per la campagna 2016 hanno proposto un prezzo di riferimento di 75 euro a tonnellata, a fronte dei 92 euro concordati l’anno scorso.

Cosa che non soddisfa affatto le Organizzazioni dei produttori (Op), guidate da Ainpo e Asipo, che la definiscono una proposta irricevibile. Per il presidente della Sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna, Giovanni Lambertini, «non può costituire la base per una trattativa, perché è offensivo per i produttori agricoli e per la loro professionalità. Un’offerta così bassa va rigettata in toto e non si può neppure iniziare a parlare di parametri qualitativi, che per giunta sarebbero ulteriormente penalizzanti». Lambertini ha sottolineato che «per governare domanda e offerta le Op devono fare molto di più», puntando a «una significativa riduzione delle superfici programmate e sospendendo, almeno per una settimana, la produzione di piantine in serra» che poi saranno trapiantate in campo. 

La filiera del pomodoro è strettamente vincolata da limiti produttivi, oltre i quali il mercato rischia di andare in crisi. Nel 2015 in Italia sono stati coltivati oltre 73.000 ettari, con un aumento del 9% rispetto al 2014, per una produzione di oltre 5,4 milioni di tonnellate (+10%). E di fronte al tracollo dei prezzi di altre colture, a partire dai cereali, molti agricoltori hanno intravisto nel pomodoro, anche per quest’anno una soluzione per fare quadrare i bilanci sempre più difficoltosi delle loro aziende.  A ciò si deve aggiungere anche la situazione del mercato internazionale, dove Stati Uniti e Cina allargano la loro presenza, mentre l’Italia, terza assoluta a livello mondiale, soffre sempre più la concorrenza della Spagna.

La cosa è confermata da Francesco Mutti, presidente del Gruppo derivati del pomodoro di Aiipa e ad dell’omonima azienda di trasformazione parmense, una delle più grandi d’Italia: «l’Italia soffre la concorrenza molto forte della Spagna, che rispetto a noi ha un 20-25% di costi in meno. Se vogliamo restare un polo competitivo in Europa dobbiamo rivedere i conti: noi l’anno scorso siamo partiti da un prezzo base di 92 euro, gli spagnoli di 78 euro, franco arrivo». Una differenza difficile da coprire per le aziende italiane.