Defp Trentino 2016: conti in ordine per maggiore crescita e servizi

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pat Pil procapite rispetto ad altre realta
Adottato dalla Giunta provinciale il documento di economia e finanza provinciale volto a sostenere l’economia e lo sviluppo. Trentino con Pil procapite superiore del 28% alla media nazionale e del 23% di quella europea

 

pat Pil procapite rispetto ad altre realtaProsegue la sfida del Trentino per mantenere ai massimi i livelli di qualità della vita e di coesione sociale e rilanciare la crescita, che è già più elevata rispetto al contesto italiano ed europeo: nel 2015 (dato stabile), il Pil pro-capite provinciale – a parità di potere d’acquisto – è pari a 33.700 euro, superiore di circa il 23% alla media europea (27.500 euro) e del 28% rispetto alla media dell’Italia (26.400 euro).

Anche il fatturato dell’economia è aumentato, su base annua, nel 2015, del 2,1%, in rafforzamento rispetto al 2014 (+1,6%). Per continuare lungo questa strada, due sono gli impegni fondamentali contenuti nel Defp-Documento di economia e finanza 2016, adottato dalla Giunta provinciale su proposta del presidente Ugo Rossi: tenere “in ordine” i conti della finanza pubblica recuperando in particolare risorse per gli investimenti e lo sviluppo, e stimolare in maniera ancora più incisiva l’iniziativa privata.
Il Defp viene elaborato dalla Provincia autonoma di Trento, analogamente a quanto fanno le altre regioni, in base alla normativa nazionale sull’armonizzazione dei bilanci. Benché il momento più atteso sia in realtà l’aggiornamento dell’autunno, che tiene conto dell’impatto delle novità adottate dal Governo con l’analogo documento nazionale, il Defp rappresenta un passaggio significativo sul piano programmatico, per tre ordini di ragioni: perché fotografa lo stato di salute dell’economia e della società a livello locale rispetto alla dimensione nazionale e internazionale; perché dà conto dell’andamento della finanza provinciale; infine perché consente di fare il punto sugli obiettivi programmatici della Provincia e sulle azioni prioritarie necessarie per il loro raggiungimento.
Il documento approvato oggi dalla Giunta indica anche alcune misure innovative che potranno essere adottate per generare nuove entrate da destinare ad investimenti. Fra queste la valorizzazione di una parte dell’ingente patrimonio pubblico della Provincia, l’attivazione di interventi di partenariato, il coinvolgimento del risparmio privato in progetti di sviluppo.
«Siamo intervenuti, e continueremo a farlo, per invertire un trend caratterizzato da un calo delle risorse a disposizione dell’Autonomia – sottolinea Rossi – agendo principalmente sui conti pubblici. Questo ci serve per recuperare risorse da destinare agli investimenti e per il mantenimento di standard già molto elevati non solo sul versante economico ma anche su quello della qualità della vita. Il documento mostra un Trentino con indicatori di qualità importanti e ampiamente positivi. Un Trentino che studia: il 32% delle persone possiede un titolo universitario, 7 punti percentuali in più rispetto all’Italia. Un Trentino che dedica del tempo all’associazionismo: lo fa il 38,3% dei cittadini contro il 23,1% del resto dell’Italia. Un Trentino che mantiene elevati livelli di coesione sociale e che sta recuperando fiducia: lo mostra fra le altre cose la crescita di acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie che, nel quarto trimestre 2015, ha registrato un aumento su base annua del 23%».
Rimane comunque da colmare il gap di crescita rispetto ad altre realtà, ad iniziare dal vicino Alto Adige: su questo tema, il Trentino non ha usato al massimo la sua Autonomia speciale, tanto che nel periodo 2010-2014 il Pil è calato dello 0,3%. Negativi anche gli indici di natalità e dinamismo delle imprese locali, ancora troppo piccole e legate al panorama familiare dei fondatori, con il numero di imprenditori e di liberi professionisti in calo e sotto la media nazionale (il 25,8% contro il 31% italiano).
A pesare sul Defp 2017 ci sarà anche il calo delle risorse disponibili in bilancio che dovrebbe passare dai 4.534 milioni di euro del 2015 ai 4.076 milioni del 2017. A pesare gli accordi imposti da Roma (e da Trento accettati con eccessiva disponibilità) legati al risanamento del bilancio nazionale (mentre Trento e Bolzano pagano, e caro, sull’altare dei conti nazionali, altre realtà continuano a sprecare, ad iniziare dalla specialissima regione Sicilia, che solo l’altro giorno ha incassato da Roma un assegno di oltre 1.200 milioni a copertura dei suoi deficit) e il “moloch” della spesa corrente che si assesta a 3.100 milioni di euro, mentre gli investimenti subiranno un tracollo del 50% passando dagli 823 milioni del 2016 ai circa 400 milioni del 2017. Per una realtà che affida le proprie entrate di bilancio praticamente interamente al gettito fiscale prodotto sul territorio questo pesante taglio butta una pesante ipoteca sulla capacità di incremento del Pil locale per gli anni a venire.