Confartigianato Imprese Alto Adige contro la nuova legge urbanistica provinciale

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Zona produttiva Caldaro capannoni artigianali con case sul tetto
Lanz: «no al divieto di residenza nelle aree produttive»

 

Zona produttiva Caldaro capannoni artigianali con case sul tettoLa nuova legge della provincia di Bolzano sull’ordinamento urbanistico ha creato non poco malumore tra le ditte artigiane altoatesine. Se la nuova legge sarà approvata così come è stata scritta, in futuro le abitazioni di servizio realizzate in contiguità con le aziende artigiane non potranno più essere utilizzate per fini abitativi, bensì unicamente per mere esigenze di sorveglianza come alloggio di servizio di un custode.

L’assessore provinciale Richard Theiner e gli esperti incaricati di elaborare il testo hanno discusso con i comuni e le associazioni di categoria le nuove regole sulla compatibilità dell’attività economica con la zona abitativa. I casi in cui è ammesso far convivere abitazioni e attività economica nello stesso quartiere, quelli in cui vanno invece separate, la vicinanza delle aziende al consumatore. 

«Il nostro obiettivo è creare quartieri vivi e vivaci, in cui siano garantiti un’elevata qualità abitativa, un servizio di vicinato adeguato e la possibilità di avere un sistema economico di successo», sottolinea Theiner. Uno strumento per raggiungere tale obiettivo è la creazione di zone miste, ossia aree che non sono più puramente residenziali bensì dove si conciliano abitazioni e attività economica. «In futuro svolgere un’attività imprenditoriale in queste zone miste sarà più facile, ad esempio con la possibilità di ammettere l’insediamento di aziende artigiane», spiega l’assessore. Tuttavia queste imprese potranno insediarsi nelle zone miste solo se non provocheranno inquinamento acustico o emissioni. 

Se l’attuale legge urbanistica prevede che le abitazioni di servizio possano essere adibite ad uso esclusivo dei titolari d’azienda, dei collaboratori e dei loro familiari, questa opportunità è destinata ad essere fortemente limitata in futuro. Il testo della nuova legge prevede che gli appartamenti di servizio debbano essere utilizzati unicamente per sorvegliare l’impresa. 

I vertici di Confartigianato Imprese Alto Adige hanno accolto con scetticismo questa novità: «nell’universo economico altoatesino, caratterizzato in gran parte da microimprese e ditte di piccole dimensione, la figura dell’operatore economico è strettamente collegata con la propria ditta – ha spiegato il presidente Gert Lanz -. Spesso si tratta di imprese familiari, che non possono permettersi di investire in un immobile produttivo ed in un appartamento separato. Una divisione logistica non ha alcun senso anche per ragioni tecniche legate alla professione: si pensi al palcoscenico provinciale, dove la collaborazione delle donne in azienda rappresenta l’unica possibilità per continuare ad esercitare la propria professione. Viceversa un’attività lontana dalle mura domestiche non sarebbe infatti compatibile con la cura dei bambini e la gestione della propria abitazione».

Lavorare e vivere nel medesimo edificio permette invece la creazione di numerose sinergie e lo svolgimento di un’attività economica efficiente. A venire criticato è in particolare il benestare all’eliminazione degli appartamenti di servizio espresso da Assoimprenditori e CNA, in particolare considerando che si tratta di due realtà presenti prevalentemente nei centri altoatesini e non in periferia: «non capisco perché si sia deciso di porre in discussione un modello che funziona al meglio da oltre 40 anni – ha aggiunto Lanz -. Non è giusto punire l’intera economia altoatesina solo perché esiste qualche pecora nera». 

In riferimento alla vita nelle zone produttive, spesso la critica riguarda presunti conflitti tra i residenti e le aziende. Anche su questo tema Lanz ha voluto dire la sua: «è giusto ricordare che i residenti in molti casi non sono persone esterne alle ditte, ma i titolari delle medesime ed i loro familiari. Addetti ai lavori che conoscono alla perfezione lo svolgimento di una giornata lavorativa, con tutte le sue peculiarità e problematiche. Impedire a queste persone di vivere in loco sarebbe dunque contraddittorio ed insensato. Come se si obbligasse un albergatore a cercare un altro posto in cui vivere perché magari la sua famiglia viene disturbata dal rumore e dal trambusto dell’hotel».

Il timore dei vertici degli artigiani altoatesini è che l’eliminazione degli appartamenti di servizio porti ad una netta riduzione nelle nuove aperture d’impresa: «per molti giovani artigiani fondare una nuova ditta è economicamente possibile solo se contestualmente vengono garantite delle opportunità abitative – ha spiegato la presidente dei Giovani Artigiani, Jasmin Fischnaller -. Anche le start-up necessitano di un’adeguata combinazione tra vivere e lavorare».