Protonterapia di Trento, nuovo inaspettato stop all’accesso alle terapie per i pazienti non trentini

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PAT lorenzin a Trento visita protonterapia zeni amichetti bordon 2
Il recente decreto governativo sui Lea, che ha autorizzato la protonterapia, non ha inserito le tariffe del servizio. La provincia di Trento tenta di metterci una pezza

PAT lorenzin a Trento visita protonterapia zeni amichetti bordon 2Sono passati poco più di cinque mesi dalla visita in pompa magna della ministra alla salute Beatrice Lorenzin, accompagnata dai vertici della provincia di Trento e dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, al nuovo centro di Protonterapia, unica realtà in Italia, realizzata con i quattrini della provincia Autonoma quando c’era ancora la grandeur, ovvero prima dei tagli romani imposti al bilancio per il “patto di stabilità” nazionale che hanno tolto 1,5 miliardi di euro per trasferirli a realtà meno virtuose.

Una visita che doveva inaugurare un nuovo corso, visto che l’avveniristica struttura che fino ad allora aveva marciato a ritmi molto ridotti avrebbe dovuto allargare la propria attività anche ai pazienti di tutt’Italia (oltre che di quelli trentini e delle poche realtà regionali convenzionate direttamente), visto che un ciclo di cure è molto costoso (sui 25/30.000 euro). Peccato che a poche settimane dall’approvazione dei nuovi Lea (i livelli essenziali di assistenza) che hanno inserito nell’elenco delle cure pagate dalla sanità pubblica anche la protonterapia, si sia scoperto che non è stato inserito il relativo tariffario, con il risultato che tutto si è nuovamente bloccato, con i pazienti da fuori Trentino “congelati” in attesa di nuove istruzioni.

Ovvia la frustrazione di molti pazienti che attendevano di potersi sottoporre alle cure innovative offerte dal centro trentino. Sconcerto anche tra gli amministratori locali che sono caduti dalle nuvole. L’unica cosa sicura è che tra le pastoie burocratiche romane, tra i concerti ministeriali e i pareri delle varie agenzie e regioni il decreto che avrebbe dovuto finalmente fare decollare il centro trentino (e dare risposte alla domanda di cure da parte dei pazienti italiani) è nato male e che ora c’è una corsa a metterci la pezza, perché c’è il rischio che saltino anche quelle poche convenzioni di collaborazione interregionale sottoscritte.

Un risultato vergognoso per l’amministrazione ministeriale statale e imbarazzante per la provincia di Trento e l’Azienda sanitaria, che non hanno sorvegliato sufficientemente l’iter di emanazione del decreto. La soluzione potrebbe essere quella individuata dall’Azienda sanitaria, ovvero di determinare a livello provinciale la tariffa da comunicare poi alle altre regioni, in attesa del nuovo decreto che dovrà quantificare il costo delle prestazioni inserite nei Lea, in attesa dell’approvazione definitiva del nuovo tariffario con un apposito decreto interministeriale.

Vedremo gli sviluppi, ma intanto sarebbe meglio che la ministra Beatrice Lorenzin si dedicasse a tempo pieno alla sua famiglia, per il bene suo e di tutti gli italiani, lasciando la guida del ministero a persone più capaci, competenti e, soprattutto, attente.