Corrono vendite cibo on line per l’Italia 3,5 miliardi potenziali

0
454
FVG Prodotti tipici ph Alessandro Castiglioni
A Cibus Connect colossi e-commerce lanciano sfida alle aziende. Intanto, cresce l’export caseario italiano

FVG Prodotti tipici ph Alessandro CastiglioniLe vendite on line alimentari sono le uniche a crescere in un contesto di stallo o arretramento delle vendite dei rivenditori tradizionali e il business dell’agroalimentare italiano potrebbe totalizzare 3,5 miliardi di euro se l’Italia sapesse meglio cogliere queste opportunità. A dirlo è l’indagine Kpmg presentata nel convegno “Italian food decolla sulle piattaforme digitali” svoltosi a Cibus Connect in svolgimento a Fiere Parma, evento che raduna 400 aziende dell’alimentare italiano nell’ottica di favorirne l’internazionalizzazione attraverso l’incontro con migliaia di acquirenti italiani e stranieri.

«L’e-commerce del cibo e bevande in Italia è ancora poco sviluppato – sottolinea Roberto Giovannini, partner Kpmg – e rappresenta solo lo 0,35% del totale delle vendite alimentari, per un valore di 570 milioni di euro, contro un valore globale di 3,5 miliardi che ne rappresenta il target potenziale. L’e-commerce è opportunità da sfruttare perché il cibo “Made in Italy” è ai primi posti nei desideri dei consumatori mondiali – osserva Giovannini -, ma bisogna mettere in campo strategie mirate identificando i mercati dove la digitalizzazione cresce e dove proporre il giusto mix di prodotti». In questo senso, i mercati asiatici e soprattutto la Cina sono sicuramente promettenti, difatti il totale delle vendite alimentari on line nel Paese del Dragone si attesta al 43% del volume globale delle vendite food & beverage, per un valore di 16,5 miliardi. 

Rodrigo Cipriani Foresio, managing director per il Sud Europa del colosso dell’e-commerce Alibaba Group, sottolinea come il “market place”, che opera al 95% in Cina, rappresenti una piattaforma molto utile per favorire lo sbarco delle imprese italiane agroalimentari in Cina, considerato anche che i 443 milioni di clienti cinesi, per la maggior parte “millennials” e di fascia borghese, richiedono sempre più prodotti italiani. Il caffè e il latte a lunga conservazione sono soprattutto considerati “trendy”. Alibaba, che ha già istituito in sinergia con il ministero delle Politiche agricole la Giornata del vino italiano il 9 settembre, annuncia anche di voler lanciare sulla sua piattaforma un padiglione permanente del “Made in Italy”, con particolare attenzione al “food”, alla cui realizzazione è impegnato assieme allo stesso ministero e all’Ice.

Sempre a Cibus Connect è stato presentato lo studio di Agrifood Monitor sul settore lattiero caseario italiano che evidenzia come il margine operativo lordo è passato dal 5,2% del 2012 al 6,2% nel 2016 con un incremento delle esportazioni del 118% tra il 2013 e il 2016 sul mercato cinese. 

In base alla ricerca, si legge in una nota, il «valore delle esportazioni è raddoppiato negli ultimi 10 anni (+92% nel periodo 2006-2016, contro il 72% delle esportazioni agroalimentari totali). Protagonisti indiscussi, secondo lo studio, sono i formaggi, che grazie ai 2,4 miliardi di euro di vendite estere nel 2016, incidono per l’82% sul valore totale dell’export lattiero-caseario, mostrando tassi di crescita ancor più positivi, sia nel lungo periodo (+96% nel 2006-2016), che nell’ultimo anno». 

Secondo Denis Pantini, direttore dell’area Agroalimentare di Nomisma, «con una variazione superiore al 7% intercorsa tra il 2015 e il 2016, i formaggi italiani mostrano un trend di crescita superiore al totale delle esportazioni agroalimentari nazionali che nello stesso periodo si sono fermate ad un +3,5%». Sul mercato dei formaggi, che vale complessivamente oltre 24 miliardi di euro, il 72% è appannaggio dei cosiddetti “Top 10” esportatori mondiali. Fra questi l’Italia, che con una quota pari al 10% si piazza al quarto posto dopo Germania (14%), Olanda e Francia (entrambe al 12%). Quanto al prezzo, l’Italia detiene la leadership di prezzo (6,23 euro/kg), distaccando Francia (4,42 euro/kg) e Germania (2,81 euro/kg).