Il Governo Gentiloni impugna dinanzi alla Corte Costituzionale la legge veneta “Prima i Veneti”

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Zaia: «dal Governo un’altra impugnativa, ma in precedenza la Regione ha vinto già tre volte. Hanno impugnato quello che centinaia di enti locali fanno già»

corte costituzionale plenum giudici salaAncora un esempio di cattivo regionalismo da parte del Governo Gentiloni che ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge regionale veneta che dava priorità di acceso ai servizi pubblici ed in particolare ai servizi per la prima infanzia ai bambini figli di persone residenti in regione da almeno 15 anni.

«Dal governo arriva un’altra impugnativa di una legge veneta per violazione della Costituzione – chiosa con un velo di amarezza il governatore del veneto, Luca Zaia -. Dopo aver visto gli esiti delle precedenti azioni di illegittimità costituzionale, quella sul referendum per l’autonomia, quella sulla legge su moschee e luoghi di culto, e quella relativa alla legge Madia sulla pubblica amministrazione e sulla scelta dei direttori generali delle Ulss, non ci resta che attendere, sperando che anche questa si concluda con una vittoria della Regione Veneto. Perché è chiaro fin d’ora che noi resisteremo in giudizio».

Oggetto del contendere della nuova impugnativa deliberata dal Consiglio dei ministri è la legge regionale 6 del 21 febbraio 2016, “Modifiche e integrazioni alle legge regionale 23 aprile 1990, n. 32”, in materia di asili nido e servizi per la prima infanzia, che introduce come criterio di preferenza nell’accesso ai servizi per i bambini  in età prescolare la residenza nel territorio regionale da almeno 15 anni.

«L’indicazione dei 15 anni è un criterio di preferenza che non ha alcun intento discriminatorio o razzistico – sottolinea il presidente del Veneto –, ma afferma un principio di priorità, stabilisce una gerarchia e una graduatoria dei bisogni. “Prima i Veneti” resta un principio forte e non scalfibile, ma affermarlo non significa soltanto privilegiare chi è nato qui, ma anche chi in Veneto vive e lavora e mette su famiglia. Essere Veneti non è una questione di sangue, ma di progetto di vita».

«Così come ci eravamo stupiti per il no all’uso dell’italiano nei luoghi di culto sancito proprio nel momento in cui il ministro Minniti concludeva con le comunità islamiche moderate un accordo che andava nel senso dell’utilizzo della nostra lingua (anche Minniti sarà incostituzionale?, ci chiedemmo) – prosegue Zaia – colpisce il fatto che si impugni una legge del Veneto mentre centinaia di enti locali di ogni colore politico introducono norme e limitazioni a tutela dei residenti, superando il vaglio di costituzionalità. Vedi il caso delle case Ater. Non sarà che col Veneto il Governo vuole mantenere alta una conflittualità diversa che con altre realtà territoriali?»

Secondo Zaia «in una stagione di risorse limitate, qualunque buon amministratore debba stabilire, da buon padre di famiglia, bisogni e priorità. E darsi, quindi, delle regole per assicurare servizi primari a chi più ne ha diritto. Chi è arrivato in Veneto da pochissimo tempo non può vantare gli stessi diritti di chi vive qui da lungo tempo e contribuisce al mantenimento dello stato sociale di questa comunità».