A maggio l’indice PMI europeo vira verso il ribasso

Il rallentamento dell’indice potrebbe ancora essere dovuto a fattori temporanei. Grimaldi: «aumentano i rischi verso il basso per la crescita». 

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L’indice PMI (Purchasing managers index) composito per la Eurozona è sceso a maggio a 54,1 da 55,1, il livello più basso da fine del 2016. Le stime erano viceversa per un modesto aumento. In media nei primi due mesi del II trimestre, il PMI composito si è assestato a 54,6 da 57,1 dei sei mesi precedenti. Il calo dell’indice sintetico è spiegato da un calo sia dell’indice manifatturiero (55,5 da 56,2) che del PMI servizi (53,9 da 54,7).

Il calo del PMI composito tedesco a 53,1 da 54,6 risulta più preoccupante del calo del PMI francese a 54,5 da 56,9. In Francia, il calo dell’indice sintetico è, difatti, interamente dovuto al peggioramento di attività nei servizi chiaramente riconducibile agli scioperi nei trasporti, mentre il PMI manifatturiero è salito a 55,1 da 53,8.

Il peggioramento del PMI composito tedesco è spiegato dal calo dell’indice per il manifatturiero a 56,8 da 58,1. «Si tratta ancora di un livello elevato – sottolinea Anna Grimaldi, analista senior di Banca Intesa Sanpaolo -, ma l’indice è quasi 7 punti sotto il picco di fine 2017, a causa del continuo peggioramento delle condizioni di domanda dall’estero. Potrebbe trattarsi di una normalizzazione dopo il balzo di fine 2017, che ha interessato in particolare il comparto aereospaziale, e che quindi andrebbe valutato come temporaneo. Tuttavia, non possiamo escludere che il passato apprezzamento del cambio stia pesando sulla dinamica degli ordini. Inoltre, la minaccia di aumenti dei dazi potrebbe aver pesato sulla domanda rivolta all’industria tedesca. Preoccupa anche il calo del PMI servizi a 52,1 da 53,0, dal momento che si tratta di un livello coerente con una crescita modesta dell’attività».indice pmi

Il rallentamento dell’attività economica comincia a pesare sulla creazione di posti di lavoro che potrebbe essere meno vivace nei prossimi mesi, con l’indice occupazionale per la media area che scivola a 54,2 da 55,1.

«La tendenza del PMI composito indica chiaramente che l’economia euro zona cresce a ritmi meno sostenuti rispetto alla seconda metà dello scorso anno – evidenzia Grimaldi -. Ad oggi, ci sembra probabile che anche nel II trimestre il PIL sia cresciuto di 0,4% tt, un decimo più debole rispetto alle nostre previsioni e alle stime BCE di marzo. E’ probabile che il rallentamento della crescita sia dovuto ancora a fattori temporanei: normalizzazione della domanda nel manifatturiero tedesco dopo l’esplosione di fine 2017, scioperi in Francia. Una crescita del PIL di 0,4% tt anche in Primavera lascerebbe la media per il 2018 al 2,1% da un precedente 2,2%, ancora al di sopra del trend, stimato dalla Commissione UE a 1,5%. Ciò detto va riconosciuto che il rallentamento dell’economia euro zona è arrivato prima del previsto e potrebbe essere più duraturo rispetto a quanto sperato».