Agenda digitale: a Roma la conferenza delle regioni

Callari: «serve un impegno serio del governo per innovare». Forcolin: «le realtà che sono in grado di partire è bene che lo facciano». 

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Nell’ambito della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, a Roma si è riunita la Commissione speciale Agenda digitale, il cui coordinamento è in capo all’assessore regionale ai sistemi informativi del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari.

Dalla riunione è emerso «un mandato forte e condiviso, che consenta un’interlocuzione con l’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) e il governo per far partire finalmente la digitalizzazione del Paese, mettendo in campo le capacità progettuali di tutte quelle realtà territoriali che posseggono le infrastrutture e le abilità necessarie per potersi qualificare come Poli strategici nazionali» ha detto Calliari. E in merito alla possibilità che alcune regioni possano partire prima di altre, magari collaborando tra di loro come stano facendo Friuli Venezia Giulia e Veneto, Calliari ha ribadito che «esistono già rapporti di collaborazione collaudati tra alcune Regioni e questo determina, ovviamente, una maggiore semplicità di approccio e di progettualità comuni. Ma ciò non implica nessuna esclusione per alcuno, anzi, una sinergia improntata all’inclusività e avente l’obiettivo di aiutare le Regioni che si trovano più in difficoltà nell’ambito della tecnologia e della progettualità informatica».

Sul tavolo della Commissione anche il problema della copertura della banda ultralarga, che vede delle aree del territorio nazionale escluse dal servizio e che, sulla base di un impegno sottoscritto a livello ministeriale, come ha sottolineato l’assessore, dovranno «essere oggetto di un intervento infrastrutturale finalizzato a colmare questo gap».

Soddisfatto del risultato anche il vicepresidente della regione del Veneto, Gianluca Forcolin: «non vedo nulla di male se alcune regioni sono più avanti di altre nel campo della digitalizzazione dei propri servizi. L’importante è che l’esperienza maturata divenga uno standard adottato poi anche dalle altre, in modo da creare un ambiente informatico unitario tra tutte le pubbliche amministrazioni, per consentire alle imprese di tutt’Italia di utilizzare i medesimi sistemi, ovunque essi siano».

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