Incentivi auto: già esauriti i 150 milioni per l’auto termiche

Sono durati poco più di un mese. Praticamente integri i fondi per le ibride plug-in e le elettriche pure. Il governo Meloni sposti i 400 milioni avanzati su tutti i modelli Euro 6.

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Come volevasi dimostrare: come già nel 2022, anche nel 2023 gli incentivi auto stanziati dal governo per sostenere l’acquisto di auto nuove sia per sostenere il mercato praticamente dimezzato rispetto agli ultimi 4 anni, che per rinnovare un parco circolante particolarmente vecchio e inquinante sono andati a due velocità, in quanto i 150 milioni per l’auto termica trazionale si sono esauriti in poco più di un mese, mentre quelli per i modelli ibridi plug-in e totalmente elettrici sono praticamente intonsi, avanzando circa 400 milioni di euro.

Di fatto, la disponibilità degli incentivi auto ha rilanciato il mercato che negli ultimi mesi del 2022 era praticamente fermo, ma il rilancio è durato poco, pochissimo, e nei prossimi mesi rallenterà nuovamente. Un’altra prova di come il provvedimento sia strutturato male, solo connotato ideologicamente, ben lontano dalle effettive esigenze dei cittadini.

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Stante questa situazione, il governo Meloni dovrebbe fare un semplice provvedimento e a costo zero: prendere i soldi avanzati dall’elettrificazione della mobilità e spostarli sull’acquisto di un qualsiasi veicolo a standard Euro 6, a prescindere dalla sua tecnologia, aprendo il contributo anche a chi acquista un’auto senza contestuale rottamazione, per sostenere la mobilità anche tra coloro che acquistano la loro prima auto.

Ciò perché negli ultimi 10 anni il prezzo delle auto nuove è cresciuto con decisione, di 10.000 euro, passando da una media di 17.000 a 27.000 euro sulla spinta delle nuove norme di sicurezza attiva e passiva a bordo auto (l’obbligo dei dispositivi di frenata automatica o di mantenimento della corsia, novi dispositivi antinquinamento, ecc.) ed è quindi doveroso sostenere tutti, specie ora in una situazione di difficoltà economica sempre più diffusa.

Il rilancio del mercato auto passa anche attraverso la revisione dell’enorme peso fiscale che grava sulla mobilità: dall’enorme carico delle accise sui carburanti, alla tassa di circolazione, alle tasse di immatricolazione e di passaggio di proprietà, all’odioso superbollo, all’impossibilità per aziende e Partite Iva in generale di dedurre integralmente – come fanno da sempre gli imprenditori di tutti gli altri paesi europei – il costo di acquisto e di gestione delle auto aziendali.

Troppo difficile per il governo Meloni iniziare a dare un concreto segnale di attenzione ad un settore strategico per l’economia nazionale e per la competitività internazionale della destinazione Italia in campo turistico (oltre il 70% degli ingressi nel Belpaese avviene a mezzo di auto e il prezzo dei carburanti è un fattore decisivo di scelta della destinazione finale)? “Lo Schiacciasassicrede di no e che il bilancio complessivo possa essere decisamente positivo per il sistema economico Paese, gettito fiscale complessivo compreso.

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