Codice della Strada: riforma Salvini positiva, ma carente in molti aspetti

Bene la maggiore severità sulle condizioni psicofisiche alla guida, ma alcune norme sono di difficile attuazione, come il sorpasso delle biciclette a 1,5 metri. Nulla contro la diffusione dei divieti di circolazione ambientali stabiliti dai vari sindaci.

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Nella seduta del Consiglio dei ministri, il governo Meloni ha approvato la bozza di riforma del Codice della strada proposta dal titolare delle Infrastrutture, il leghista Matteo Salvini, che ora passa al vaglio del Parlamentoche dovrà migliorare ed integrare alcuni aspetti carenti o di dubbia applicazione.

Tra le cose positive, l’inasprimento delle regole per la guida in condizioni psicofisiche alterate da alcol o da stupefacenti, oltre che da distrazione dell’utilizzo del cellulare, con la previsione di ipotesi di ritiro triennaledella patente, così come i limiti alla potenza dei veicoli utilizzabili da parte dei neopatentati, anche se questa norma potrebbe causare problemi a quelle famiglie che non avessero nel loro garage delle utilitarie.

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Positiva a metà la maggiore sicurezza prevista, sulla carta, per gli utenti delle biciclette, come la distanza minima di sorpasso fissata a 1,5 metri. Disposizione di difficile applicazione, anche perché al momento non è dato sapere se la distanza si applica dalla mezzeria dello pneumatico del velocipede e del veicolo a motore, oppure dalla spalla del ciclista e dallo specchietto retrovisore del veicolo. Difficile anche calcolare dal posto di guida l’effettivo distanziamento di 1,5 metri, sempre che le biciclette non installino delle palette distanziatricirivolte sul lato interno della carreggiata, così per rendere più facile e a prova di contestazione la vita degli utenti della strada.

In tema di ciclisti e della pessima abitudine di molti di procedere in formazione a testuggine, appaiati a 3,4 e più pedalatori, occupando quasi tutta la carreggiata disponibile, nulla è detto, nonostante il fatto che questo comportamento sia già sanzionato dal vigente Codice della strada ma quasi mai applicato.

La proposta di Salvini applica un doppio giro di vite anche sui monopattini, croce e delizia della nuova mobilità dolce urbana, passando da una situazione di pressoché anarchia ad un eccesso di severità e restrizioni, specie per chi opera nel campo del noleggio. Oltre a rendere obbligatoria la targatura e l’assicurazione – aprendo qui una situazione di diversità di trattamento nei confronti delle biciclette, fortunatamente tenute indenni dall’obbligo – c’è il problema dell’obbligo del casco per tutti gli utenti dei monopattini. Obbligo praticamente impossibile da rispettare da parte dei noleggiatori, mettendo così a rischio milioni di investimento nell’approntamento delle flotte ormai sparse in quasi tutte le città e migliaia di posti di lavoro.

Un aspetto su cui la riforma Salvini del Codice della strada deve applicarsi e tanto è relativa alla selva di divietiad uzzolo dei vari sindaci in fatto di circolazione dei veicoli sulla base dell’inquinamento ambientale. Ci sono sindaci che vietano la circolazione agli Euro 5 mentre quello appena di là del confine permette la circolazioneanche agli Euro 4. Altri, come Milano, s’inventano le aree C e D attraverso cui chi ha la sfiga di abitare in periferia e di lavorare in una zona semi centrale, magari in orari non serviti dai mezzi pubblici, con la propria auto vecchiotta – ma non catorcio – Euro 4 o Euro 5 non può circolare, di fatto venendo a penalizzare tutti coloro che non possono permettersi uno sciccosissimo veicolo elettrico nuovo.

Ecco, sarebbe opportuno che Salvini stabilisse delle griglie obbligatorie per i sindaci, per evitare di faredell’Italia stradale una gigantesca ragnatela di divieti a macchia di leopardo, con il risultato che fare un viaggiodi lavoro o di turismo sta diventando un’impresa.

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