Fugatti sbrocca dal palco di Pontida, spacciando per successi i suoi fallimenti

Difficile presentarsi al giudizio elettorale con un bagaglio di insuccessi così ampio e variegato.

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L’evento di Pontida avrebbe dovuto essere una massiccia dose di ricostituente ad una campagna elettorale che si presenta in salita per il presidente uscente dell’Autonomia trentina, il leghista Maurizio Fugatti, ma nonostante gli sforzi degli oratori e del presentatore ufficiale, tutti quelli che sono stati sbandierati come successi del governo leghista, altro non sono che clamorosi insuccessi e fallimenti derivanti da una marcata incapacità di governo, oltre che di visione e gestione dell’Autonomia speciale, cui s’aggiunge la disponibilità di personaggi di governo non proprio all’altezza della situazione.

Già all’atto del suo insediamento ad ottobre 2018, la sfiga è stata compagna fissa di Fugatti e della sua sgarrupata compagine di governo dell’Autonomia speciale: dalla tempesta Vaia alla pandemia da Covid, alla gestione delle Olimpiadi invernali 2026, all’economia che è arretrata decisamente rispetto a quella di Bolzano, tanto da scavare un solco profondo ben 3 miliardi di euro tra le due autonomie speciali, una gestita all’insegnadella visione e della lungimiranza di governo (Alto Adige) e l’altra sull’altare dell’improvvisazione e del giornoper giorno (Trentino).

A Pontida Fugatti ha spacciato per un successo la conquista delle Olimpiadi invernali 2026 per il Trentino – in compagnia di Cortina e di Milano -, salvo sorvolare sul fatto che queste sono state decise dal suo predecessore, oltre di avere dovuto rapidamente dire addio alle gare di pattinaggio velocità su ghiaccio che avrebbero dovuto svolgersi sull’impianto dell’Ice Rink di Baselga di Piné, salvo il dover ammodernare l’esistente pista e provvederne alla sua copertura, realizzando quell’impianto da sempre chiesto dai praticanti della disciplina che ha eletto Baselga a sede del centro federale Coni della specialità olimpica.

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Peccato che il leghista Fugatti abbia dovuto rapidamente alzare bandiera bianca dietro all’evidenza dell’aumento dei costi per la realizzazione dell’impianto, passati dai previsti 50 milioni di euro a circa 75, complice la spinta sui prezzi dei materiali. Invece di resistere e di allargare il portafoglio dell’Autonomia speciale, Fugatti si è rapidamente arreso, cedendo le gare a Milano, dove sarà allestito un impianto provvisorio nell’areale della Fiera di Rho.

Se Fugatti fosse stato minimamente lungimirante, avrebbe potuto utilizzare l’ingente quantità di legname schiantato dalla tempesta Vaia – molti dei quali proprio sull’Altipiano di Piné – per realizzare le strutture di copertura dell’Ice Rink, riducendo grandemente i costi e lasciando una memoria concreta del sacrificio della Natura dopo il passaggio di Vaia. Mantenendo la disputa delle gare in Trentino con notevole ricaduta internazionale d’immagine e realizzando un Centro federale all’altezza della situazione. Mentre Fugatti halasciato uno strascico di lamentele e di delusioni che non tarderanno a riverberarsi nel voto, almeno in quello degli sportivi.

Altra sfiga è stata la pandemia da Covid che in Trentino ha colpito più che in altre regioni, tanto che il Trentino ha registrato il secondo più alto aumento di decessi da Covid in Italia – preceduto solo dalla Lombardia -, per arrivare primo nella seconda ondata. Ma la salute è stata un tasto decisamente debole per tutta la legislatura, con un assessore Stefania Segnana palesemente inadeguata al ruolo, tanto da allontanare subito al suo insediamento un valente e capace dirigente della sanità trentina poco incline a piegarsi ai suoi capricci – immediatamente chiamato a dirigere la prestigiosa sanità bolognese direttamente dal governatore Bonaccini –, creare disservizi a non finire che si sono riverberati su tempi di attesa per le visite specialistiche ormai allargate ad un anno, problemi di gestione di personale che si dimette per andare nella sanità privata o in quella all’estero,incapacità nel gestire le pratiche per la realizzazione del nuovo ospedale di Trento.

Sempre in tema di sanità, anche la questione della facoltà di medicina, la cui attuazione è stata all’insegna della più drammatica improvvisazione, con un Fugatti che voleva coinvolgere l’ateneo di Padova, quando la stessa università di Trento puntava su Verona dove aveva un strutturato rapporto di collaborazione. Ma più che puntare a partire dalla facoltà di medicina per preparare quei medici che il sistema sanitario pubblico localenecessita, Fugatti avrebbe fatto meglio a puntare su una scuola di specializzazione, attingendo a quelle centinaia di medici già laureati dopo un corso di 5-6 anni, offrendo loro un adeguato numero di borse di studio in cambio di vincolare il loro servizio presso la sanità trentina per un lasso di 5-10 anni. Invece di aspettare almeno 10 anni per avere un medico specializzato fatto e finito, si sarebbe potuto più che dimezzare i tempi di attesa. Ma così non è accaduto.

E poi, c’è anche il fatto che Fugatti parla ogni due per tre di collaborazione euroregionale tra Trentino, Alto Adige e Tirolo, salvo dimenticarsene come nel caso della facoltà di medicina, quando avrebbe ben potuto appoggiarsi alle università di Innsbruck e di Verona per formare medicirisparmiando sull’università che viene finanziata direttamente dal bilancio dell’Autonomia specbiale -, investendo invece sulla specializzazione.

Ma c’è anche il problema del braccino corto di Fugatti & C. sui finanziamenti dell’Università di Trento, per la seconda volta consecutiva finito in disavanzo, nel 2022 aumentato proprio per le spese di avvio della nuova facoltà di medicina. Nonostante i solleciti del rettore, dalla giunta Fugatti non è ancora giunta una risposta ad adeguare i finanziamenti. Peccato solo che per realizzare la fantasmagorica Trentino Music Arena, di fatto utilizzata solo per ospitare l’esibizione di Vasco Rossi, oltretutto con notevoli problemi di sicurezza tanto da rendere necessario la sospensione della circolazione dei treni per oltre due ore sulla linea internazionale del Brennero, i soldi si siano trovati, e tanti, per un totale di oltre 8 milioni di euro.

Infine, la questione dell’Autonomia speciale. Dal palco di Pontida, Fugatti ha detto che lì si fucina l’anelito autonomistico italiano e si consolida quello Trentino, salvo sorvolare che nei cinque anni di suo governodell’Autonomia speciale questa è stata profondamente trascurata. Ma poi, sarebbe da chiedere al suo nuovo compagno di viaggio, il Partito Autonomista Trentino Tirolese, cosa ne pensa delle dichiarazioni di Marine Le Pen che proprio dal palco di Pontida ha rilanciato una visione centralista e sovranista, che contrastafrontalmente con la linea politica dello storico partito autonomista, ora ridotto ad essere solo un’ombra dello storico partito guidato da Enrico Pruner. Di fatto il Patt di oggi si è trasformato solo in un minibus buono per offrire una poltrona per personaggio di quart’ordine, a partire dai protagonisti della famosaMagnadora”.

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