Scandalo “Pfizergate”: Ursula von der Leyen indagata per i 20 mld spesi per i vaccini Covid

Indagano sia l’Eppo che la procura del tribunale di Liegi per il mancato rispetto delle regole europee per gli acquisti e per la trasparenza. C’è anche il caso dei 600 ml dei 12 Canadair inesistenti.

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Scandalo “Pfizergate”

Sulla testa del presidente uscente della Commissione europea (e in corsa per una rielezione dopo la delibera del congresso del Ppe) scatta lo scandaloPfizergate”, ovvero una duplice inchiesta amministrativa e penale per le modalità di gestione degli acquisti di 1,8 miliardi di dosi di vaccini Covid presso l’azienda produttrice Pfizer al costo di 20 miliardi di euro senza rispettare le normali regole di trasparenza e delle gare proprie della struttura comunitaria, tanto che la Procura europea Eppo e il tribunale di Liegi hanno un corso inchieste che si preannunciano esplosive, sia sul piano penale che politico.

Lo scandaloPfizergate” è stata innescato dalla denuncia del lobbista europeo Baldan (assieme ad altri 10 ricorrenti, tra cui due stati, Polonia ed Ungheria) e da un’inchiesta giornalistica e si rifà alle regole stabilite dopo lo scandalo del 1999 che ha visto coinvolta la Commissione a guida del francese Jacques Santer, dove uno dei commissari, la socialista francese Edith Cresson, accusata di nepotismo, falsificazione e interessi privati in atti d’ufficio. Allora, Cresson rifiutava di lasciare l’incarico, Santer e gli altri commissari furono costretti alle dimissioni in blocco. Con il senno del poi, quelle rispetto alle vicende in cui risultano coinvolti gli attuali vertici della Commissione Ue erano ben poca cosa, mentre quelle in cui è invischiata la baronessa tedesca von der Leyen è decisamente più grave, tanto che vi stanno indagando praticamente tutte le istituzioni comunitarie (Europarlamento, Corte dei Conti, Difensore Civico e Procura generale dell’Unione europea), oltre alla procura di Liegi per gli aspetti puramente penali che procederà parallelamente all’inchiesta amministrativa.

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Oltre alla denuncia di Baldan, c’è stata anche la mediatrice europea, Emily O’Reilly, a dare il via all’indagine. «La Commissione – aveva denunciato già a settembre 2021 – ha detto di non poter fornire l’accesso a nessun messaggio di testo, hanno dichiarato che non è stata tenuta alcuna registrazione delle conversazioni» riferendosi agli scambi di messaggi telefonici intercorsi tra la von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Un comportamento stigmatizzato da O’Reilly sottolineando come l’amministrazione Ue «è tenuta dal diritto comunitario a redigere e conservare la documentazione relativa alle attività», salvo cozzare sul muro di gomma innalzato dal vicepresidente della Commissione Vera Jourovà, secondo cui i messaggi Sms non sono veri e propri documenti, e dunque sono stati cancellati. Così non pare pensarla l’Eppo che potrebbe passare al sequestro dei telefoni.

Se le indagini congiunte da Eppo e procura di Liegi andranno a buon fine, von der Leyen, Bourla e molti alti funzionari della Commissione potrebbero finire a giudizio per accuse molto gravi, anche perché oltre alla mancanza di trasparenza nella trattativa di acquisto delle 1,8 miliardi di dosi di vaccini, lo scandaloPfizergateevidenzierebbe anche il mancato rispetto delle regole basilari relative ad un acquisto di queste dimensioni, ben 20 miliardi di euro, effettuato largheggiando decisamente sui quantitativi necessari, tant’è che del quantitativo di vaccini acquistati già ora, a fine 2023, sono andate sprecate 215 milioni di dosi per un controvalore di 4 miliardi di euro. Ma poi, a seguito dell’evoluzione positiva della pandemia, la Commissione ha tentato di rinegoziare la fornitura di vaccini, spostando la consegna di quelli non ancora forniti per 450 milioni di dosi nei successivi 4 anni, con il rischio che, in caso di mancata ripresa della pandemia, anche questi vadano sprecati per un costo probabile di altri 8 miliardi di euro.

A pesare sulla fine legislatura della Commissione guidata da von der Leyen non c’è solo lo scandaloPfizergate”: rischia di aggiungersi anche quello della fornitura di 12 aerei antincendio Canadair per un totale di 600 milioni di euro, stando ad un accordo di massima stipulato tra la stessa von der Leyen e primo ministro canadese, Justin Trudeau, in occasione del vertice Ue-Canada del 24 novembre 2023.

Ebbene, da quanto sta emergendo, parerebbe che i 12 aerei antincendio ipotizzati per aumentare la capacità di lotta aerea di “rescEu”, la Protezione civile comunitaria, siano dei fantasma, perché la produzione degli Canadair è sospesa dal 2015, a seguito di una lunga vicenda di passaggi di proprietà dal governo canadese dopo la privatizzazione del 1986 con il passaggio a Boeing, prima, poi a Bombardier con una “dote” di 636 milioni di dollari di perdite cumulate in cinque anni, per finire a Viking Air nel 2016 e subito dopo a De Havilland Canada.

Al momento la produzione è ferma da anni e sul mercato delle manutenzioni per i mezzi già in servizio mancano pure i pezzi di ricambio prodotti artigianalmente su richiesta a prezzi folli. Questo non è il solo problema: ammesso e non concesso che la produzione riprenda con l’ultimo modello disponibile, il CL 415 EAF (Enhanced aerial firefighting), questo no sarebbe altro che un vecchio modello aggiornato parzialmente prodotto nel 1985 e con il livello tecnologico di quarant’anni fa, quando nel campo dell’aeronautica l’evoluzione tecnologica e di sicurezza è stata notevole.

Anche in questo caso, oltre alla mancanza di trasparenza, il rischio è che l’Europa si doti di 12nuoviaerei con una dotazione tecnologica da museo dell’aria e dell’antincendio.

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