Convegno di Confindustria Udine sulla capitalizzazione delle piccole e medie imprese

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Chiara Valduga Lorenzo Sirch e Michele Bortolussi foto Gasperi 1
Chiara Valduga Lorenzo Sirch e Michele Bortolussi foto Gasperi 1Valduga: “banche e imprese, impostare nuovo rapporto volto al riavvicinamento dei rispettivi interessi”

Palazzo Torriani, sede di Confindustria Udine, ha ospitato il seminario “La capitalizzazione delle piccole e medie imprese: ragioni, finalità e opportunità tra soluzioni tipiche e strumenti innovativi” promosso dall’associazione di categoria in collaborazione con Banca di Udine. Per Chiara Valduga, vicepresidente di Confindustria Udine con delega a credito e finanza, aprendo il dibattito ha sostenuto che “in una situazione congiunturale complessa quale quella attuale è necessario impostare un nuovo rapporto tra le banche e le imprese, basato su uno sforzo di reciproco avvicinamento. Le banche dovranno necessariamente riconsiderare i parametri di valutazione delle aziende, adeguandoli quanto più possibile alla modificata situazione congiunturale. Le imprese dovranno invece instaurare un rapporto di trasparenza e collaborazione con gli istituti di credito, strutturandosi matrimonialmente nella maniera più adeguata. La crisi dovrà essere affrontata con spirito di sistema: chiediamo alle banche di sostenere le aziende che hanno potenzialità di crescita e progettualità, anche se la situazione congiunturale attuale le sta mettendo in difficoltà”.

Dal canto suo, Lorenzo Sirch, presidente Banca di Udine, ha rimarcato come sia venuto naturale per la sua banca – che lavora nel territorio e per il territorio, che preferisce il fare al dire e che predilige concetti chiari – lavorare su un tema, quello della capitalizzazione, “che riteniamo “baricentrico” nel rapporto tra banche e imprese ed è un tema che può consentire a noi tutti, fin da domani, di fare un passo in avanti nella direzione dello sviluppo. Nel corso del convegno ci sono state fornite le “istruzioni per l’uso” per maneggiare correttamente gli strumenti per ricapitalizzare le aziende. Dobbiamo però ricordare – e qui riemerge la nostra natura di banca di credito cooperativo – che anche questi strumenti, come tutti gli strumenti, per essere contemporaneamente utili all’impresa ed alla collettività, devono essere usati in maniera sana, tecnicamente corretta ed equilibrata”.

Foto Gasperi 1Michele Bortolussi, presidente Confidi Friuli, ha ricordato come Confidi Friuli, avendo ottenuto nel 2011 l’importante riconoscimento di soggetto intermediario finanziario ed avendo superato la soglia di 75 milioni di garanzie in essere, sia in grado di emettere garanzie a prima richiesta assoluta, paragonabili a quelle bancarie o assicurative. Con questo grosso cambiamento, il ruolo svolto da Confidi Friuli risulta altamente determinante anche sul fronte della capitalizzazione delle pmi. In molti casi, infatti, l’aspetto dimensionale non ha permesso lo sviluppo di una cultura finanziaria delle aziende stesse, aspetto che oggi viene considerato alla stregua della gestione commerciale.

Introdotti e moderati da Stefano Righi, caposervizio Economia del Corriere della Sera, sono seguite poi le relazioni di Alessandro Giovannelli, partner, Studio Legale associato ad Ashurst LLP e Claudio Cacciamani, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari, Revisore Contabile, Consulente Tecnico del Tribunale di Milano. Giovannelli si è soffermato sugli strumenti tecnici e i casi pratici legati agli aspetti legali della capitalizzazione dell’impresa. Lo scenario di riferimento è in continua evoluzione – ha sottolineato Giovannelli -. Tradizionalmente per le operazioni di capitalizzazione le imprese si finanziano e soprattutto si finanziavano attraverso soluzioni classiche quali il finanziamento bancario, l’emissione di strumenti di debito, l’ingresso di nuovi investitori o la quotazione in borsa. Oggi, invece, con la crisi degli strumenti tradizionali, con i nuovi modelli di business con la necessità di irrobustire la patrimonializzazione delle imprese e di ridurre il debito bancario, sono subentrati strumenti di capitalizzazione contemporanei quali: le obbligazioni convertibili; azioni speciali, privilegiate e di risparmio; diritti particolari dei soci di srl; strumenti finanziari partecipativi; patrimoni destinati ad uno specifico affare e Crowd Funding. Il Decreto Sviluppo del 15 giugno 2012 ha poi ampliato lo spettro di possibilità di ricorso al mercato attraverso altri due strumenti – le cambiali finanziarie e le obbligazioni partecipative subordinate -, la cui emissione è condizionata all’assistenza di uno sponsor e alla certificazione di bilancio. Ci sono poi novità anche in tema di obbligazione con la nascita dei “mini-bond”.

Cacciamani è entrato nel dettaglio dei diversi strumenti di capitalizzazione, non prima però di aver illustrato con una slide i motivi addotti dalle imprese per intendere o non intendere cedere in futuro quote di capitale. Perché si? Per finanziare iniziative innovative (5,85% del campione intervistato), per modificare la struttura finanziaria (4,35%), per il ricambio generazionale (4,23%), per il supporto materiale (3,61%), per condividere il rischio (2,86%) e risanare l’impresa (1,8%). Perché no? Si temono intrusioni (53,79%), c’è il timore di perdere il controllo (23,41%), non se ne avverte la necessità (19,42%), scarsa conoscenza degli strumenti (12,32%), non rivuole condividere informazioni (6,60%) ed incompatibilità con obiettivi del partner (2,98%). Cacciamani ha chiuso il suo intervento ricordando il ruolo di facilitatore che l’advisor (ruolo che potrebbe essere assunto dal commercialista di fiducia) assume nelle pmi per lo sviluppo della finanza di impresa, senza interferire in alcun modo con le scelte dell’imprenditore ma sapendolo consigliare su ogni aspetto rilevante della gestione finanziaria della PMI.