Il nuovo Statuto della regione Veneto è realtà

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Clodovaldo Ruffato
Clodovaldo Ruffato

 

Clodovaldo RuffatoSoddisfazione del presidente Luca Zaia e del presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato

Non solo ringraziamenti e auspici, ma anche puntuali considerazioni sul significato dell’atteso traguardo finalmente raggiunto dal Consiglio regionale veneto, hanno contraddistinto l’intervento del presidente Luca Zaia davanti all’assemblea regionale veneta, che ha approvato in seconda lettura il nuovo Statuto della Regione, in un’atmosfera che ha definito di festa e di riconoscimento del senso di responsabilità della stessa assemblea regionale.
Ai grazie rivolti al presidente della Commissione Statuto, Carlo Alberto Tesserin, al relatore di minoranza, Sergio Reolon, al presidente del Consiglio, Clodovaldo Ruffato. e a tutti i consiglieri, “uno a uno, anche coloro che si sono astenuti o hanno votato contro”, Zaia ha fatto seguire un auspicio su tutti: che lo Statuto adesso non incontri ostacoli a Roma e venga definitivamente approvato al più presto. “In tal senso – ha sottolineato – ho raccolto nel recente incontro con il ministro Anna Maria Cancellieri l’impegno del Governo”.
Zaia ha evidenziato la straordinarietà del lavoro svolto dal Consiglio e la stagione di modernità che da qui in avanti si apre: “stiamo vivendo un momento storico, positivamente segnato da una fase epocale di riforme, del tutto unica, che ciascun consigliere ha affrontato anche togliendosi la casacca da militante, perché consapevole che ‘prima vengono i Veneti’. Per la prima volta, siamo di fronte a una Carta costituzionale introdotta con una legge regionale e quindi non più figlia di una legge dello Stato, ma espressione dell’autogoverno del popolo Veneto. Questo nuovo Statuto ci pone di fronte a grandi sfide che noi siamo disposti ad accettare, mettendoci alla prova e scendendo in campo per chiedere nuove competenze: competenze che siamo disposti a negoziare secondo il principio della ‘geometria variabile’, competenze che non ci sono mai state date perché la Costituzione italiana, pur scritta da autentici federalisti, è stata interpretata e gestita da autentici centralisti”.
Per Zaia l’odierno traguardo apre definitivamente la strada al federalismo e all’autonomia, nel rispetto della Costituzione, “ sarà proprio l’attuazione del progetto federalista la via maestra per uscire dalla crisi, distribuendo equamente risorse ma anche responsabilità gestionali e amministrative a livello locale”.
Tra gli elementi innovativi e di modernità introdotti con lo Statuto e con il più complessivo pacchetto di riforme approvato dal Consiglio regionale, Zaia ha ricordato l’istituzione del Consiglio delle Autonomie; il taglio ai costi della politica (eliminazione dei vitalizi, riduzione delle indennità e del numero dei consiglieri, la limitazione a due mandati); la specificità di Belluno; il rinnovato regolamento consiliare che disegna un ruolo nuovo sia per la maggioranza, “che non avrà più alibi”, sia per l’opposizione, a cui sono date maggiori opportunità di presentare proprie proposte; la possibilità per i veneti, grazie alla nuova legge elettorale, di scegliere i propri candidati: “abbiamo avuto il coraggio di fare delle leggi e dei regolamenti che i cittadini ci chiedevano. Noi li abbiamo fatti, lo Stato ancora no” ha sottolineato il leader veneto.
Nell’ambito della discussione per la seconda e definitiva approvazione dello Statuto, c’è chi lo ha paragonato ad una “cassetta degli attrezzi per uscire dalla crisi”, chi lo ha definito “un documento fondamentale che avvia il Veneto alla modernità” (Zaia), chi ancora ha visto in questa Carta fondamentale della Regione “una base di partenza, e un programma di lavoro” che ora va tradotto in scelte organizzative (Puppato). Accenti e valutazioni diverse, ma unanimemente è stato un giudizio positivo quello che l’aula di Palazzo Ferro Fini ha dato al nuovo Statuto della Regione Veneto.
Venendo agli interventi dei vari rappresentati dei gruppi consiliari, Diego Bottacin (gruppo Misto/Verso Nord) aveva annunciato voto positivo sottolineando che “di uno Statuto c’è bisogno, anche se ne avremmo voluto uno ben diverso, più coraggioso, più adeguato ai tempi e capace di anticipare le dinamiche e non accontentarsi di seguirle”. Mariangelo Foggiato (Unione Nord Est) ha osservato che a questo risultato si è giunti anche perché “ciascun consigliere regionale ha saputo togliersi la maglietta della propria squadra partitica o territoriale per indossare quella della ‘nazionale veneta’. Se siamo arrivati ultimi forse è anche perchè il vecchio Statuto non era proprio da buttare via”. Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta) ha parlato di ‘risultato importante’ che ha concluso un percorso ‘insperato per certi versi’, ma deve ora dare prova di ‘occuparsi dei veneti’. “Non basta fare la cura dimagrante – ha detto Pettenò, riferendosi ai costi della politica – senza un riordino complessivo delle istituzioni e una visione strategica”. Nel dibattito è intervenuto anche Giuseppe Bortolussi, candidato presidente delle minoranze che ha affermato come “con il nuovo Statuto abbiamo messo a punto la ‘cassetta degli attrezzi’ per poter lavorare e fare qualcosa per uscire alla crisi. Lo Statuto e l’intero pacchetto di autoriforme varato dal Consiglio rappresentano gli strumenti per valorizzare i punti di forza del Veneto, per fare leggi e provvedimenti che sostengano le piccole e medie imprese, l’ambiente e il territorio, il turismo sostenibile, le energie rinnovabili, la green economy, il grande patrimonio culturale”. Per Gustavo Franchetto (Idv) il Veneto arriva buon ultimo ad approvare la propria carta statutaria, ma questo ritardo consente di “cogliere lo spirito del tempo, cioè di intercettare le pressanti richieste di sobrietà e di riduzione della macchina istituzionale e dei costi della politica”. Raffaele Grazia (Udc) ha osservato che questa “giornata di festa che arriva dopo una lunga attesa, viene giustamente celebrata con sobrietà perché c’è nei consiglieri veneti la consapevolezza della difficoltà dei tempi ben rappresentata nella mattinata dalla manifestazione degli operai di Fincantieri”. Per Laura Puppato (capogruppo Pd), la nuova Carta del Veneto e il pacchetto di riforme che la accompagna, a partire dalla riduzione del numero dei consiglieri e dei costi della rappresentanza democratica “rappresentano un inno allo sviluppo sostenibile, alla capacità di affrontare il futuro e le sfide di un Veneto che oggi arranca a causa delle difficoltà economiche. Certo – ha aggiunto – avremmo potuto fare di più nel dare rappresentanza alle donne e alle autonomie locali, nell’affermare particolari forme di autonomia anche per il Polesine e non solo per Belluno, nel definire meglio le aree metropolitane, nello stabilire con maggior rigore il vincolo del pareggio di bilancio e nell’affermare criteri di meritocrazia per le nomine nelle società partecipate”. Dario Bond (capogruppo Pdl), guardando all’intera realtà italiana, ha osservato che “all’orizzonte non si intravedono al momento cambiamenti di rotta, ma si deve constatare che anche nei comportamenti di alcune importanti istituzioni permangono sprechi inaccettabili come i 25.000 forestali siciliani o le incredibili retribuzioni degli stenografi del Parlamento. In questo contesto si collocano alcuni momenti altamente significativi e virtuosi posti dl nuovo Statuto veneto che con l’articolo 31 stabilisce i diritti e doveri dei contribuente sulla base dei principi della reciproca collaborazione buona fede”. Federico Caner (Lega Nord), ha infine sottolineato che l’approvazione dello Statuto, assieme al taglio dei vitalizi e ai costi della politica e alla legge elettorale, “è la miglior risposta politica al momento di crisi. Non abbiamo idea di cosa accadrà a livello di riforme istituzionali da parte del nuovo governo. Ma il nostro Statuto oggi deve dare un segnale di attenzione a questi territori, sancendo che nel Veneto virtuoso nessuna amministrazione pubblica ha costi superiori ai benefici che eroga alla cittadinanza”.