Canone speciale Rai, il Governo prende impegni precisi

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LNT Sergio Divina1

LNT Sergio Divina1In risposta all’interrogazione dei senatori Divina, Franco, Stiffoni e Castelli, il balzello non riguarda computer, tablet, smartphone e tutti gli strumenti adibiti ad altre funzioni anche se adattabili

Sulla questione del pagamento del canone Rai anche per tutti i possessori di computer, tablet, smartphone che aveva allarmato non poco il mondo produttivo e già aveva iniziato a ricevere lettere minacciose da parte dell’ufficio abbonamenti della televisione di Stato con cui si chiedeva il pagamento del canone speciale per cifre variabili da 200 fino anche a migliaia di euro, il Governo, per il tramite del sottosegretario allo sviluppo economico Massimo Vari, pare avere messo la parola fine nel senso auspicato da tutti, ovvero che il canone debba essere pagato solo da detentori di apparecchi radiotelevisivi.
Il sottosegretario Vari, in risposta ad un’interrogazione parlamentare urgente presentata dai senatori Divina, Franco, Stiffoni e Castelli della Lega Nord, ha chiarito in aula le modalità di applicazione della norma, dando all’Agenzia delle Entrate la descrizione precisa delle apparecchiature da assoggettare al canone Rai. Il Governo ha assicurato che vanno in ogni caso esclusi gli apparecchi sprovvisti di sintonizzatore per le bande di radiodiffusione, circoscrivendo l’applicabilità del regio decreto 245/1938 ai soli apparecchi atti a ricevere segnali dalla piattaforma terrestre o da quella digitale. Per Vari, secondo quando dichiarato nell’aula del Senato, “ciò significa che non sono soggetti al pagamento dei canone i computer, i tablet, gli smartphone e tutti gli strumenti adibiti ad altre funzioni, ancorché potenzialmente adattabili a ricevere segnali radiotelevisivi”.
In attesa di ricevere copia della direttiva recapitata all’Agenzia delle Entrate, il senatore Sergio Divina, primo firmatario dell’interrogazione, commenta positivamente la questione: “mi sembra che il Governo abbia ridimensionato l’eccesso di zelo della Rai e del suo ufficio abbonamenti, che ha profuso notevoli risorse professionali ed economiche per cercare d’incassare un corrispettivo non dovuto presso aziende e professionisti. Non è la prima volta che la Rai applica le norme in modo superficiale e distratto. Sarebbe utile che il responsabile di questi provvedimenti che sono costati almeno un travaso di bile a chi ha ricevuto l’indebita richiesta di pagamento del canone e che ha fatto sprecare tempo e denaro alla Rai fosse adibito ad altre funzioni, se non licenziato”. Per Divina “l’episodio ha evidenziato la necessità di aggiornare la legge di settore, superando anche il canone stesso, abrogandolo se possibile ma, in caso contrario, spostandone la titolarità dalla Rai allo Stato che potrebbe scaricarlo sulla fiscalità generale, inglobandolo ad esempio nella bolletta delle forniture elettriche, in modo da evitare l’odioso fenomeno per cui il canone è largamente evaso in almeno la metà del Paese, soprattutto al centro sud”.