Festival Bru-Zane dedicato a ‘Theodore Dubois e l’arte ufficiale’

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ARDEO Quatuor
ARDEO Quatuordi Giovanni Greto

E’ iniziato davanti ad una nutrita cornice di pubblico il festival ‘Theodore Dubois e l’arte ufficiale’, curato dal ‘Centre de musique romantique française’, il quale intende riscoprire il periodo che va dal 1780 al 1920, per il quale la musicologia è lontana dall’aver detto tutto. Il festival, tematico, si cimenta per la prima volta con la riscoperta totale e globale del corpus delle opere di un compositore di cui perfino il nome è oggi sconosciuto ai più. Nato a Rosnay (Marna) il 24 agosto 1837, Dubois, allievo di Marmontel, Bazin, Thomas e altri al Conservatorio di Parigi, fu dapprima organista in chiese parigine. Ottenuti numerosi riconoscimenti, in particolare per il pianoforte e la composizione, tra cui un “premier gran prix de Rome” nel 1861, svolse varie funzioni musicali al servizio della chiesa: dal 1863 al 1869 fu maestro di cappella a san Clotilde di Parigi, passando poi fino al 1896 all’organo della Madeleine. Docente di armonia al Conservatorio fin dal 1871, diventa dopo 10 anni docente di composizione e quindi direttore dal 1896, fino alla pensione nel 1905. Onorato dagli ambienti ufficiali, membro dell’Institut de France nel 1894, Dubois ‘l’impopolare’ si trova a patire dopo la morte (Parigi, 14 giugno 1924) di questa sua posizione privilegiata. Disprezzato come l’autore di un ostico ‘Traité d’harmonie’, simboleggia l’ambiente ufficiale di una Francia “fin de siecle” sul quale aleggia l’ombra inquietante di un “accademismo” artistico pesantemente denigrato.

Sabato scorso, nel pomeriggio, il Trio Chausson ha inizialmente eseguito, di Dubois, in un palazzetto Bru Zane al colmo della capienza, il Trio per violino, violoncello e pianoforte n. 2 in Mi maggiore, composto nel 1911, nel quale la densità del contrappunto e le ricerche ritmiche sono associate a tessiture trasparenti e a una sensazione di spontaneità, seguito dall’interpretazione del Trio per violino, violoncello e pianoforte in la minore, n. 2, op.34 di Cécile Chaminade (Parigi 1857-Montecarlo 1944), compositrice e pianista, figlia della grande borghesia parigina, concertista apprezzata particolarmente in Francia ed in Inghilterra.

Nel salone della scuola grande di S.Giovanni Evangelista, in prima serata, si è ascoltato un affiatato, sebbene, giovane, quartetto d’archi femminile, il Quatuor Ardeo, assieme all’altrettanto giovane, sensibile e talentuoso pianista David Violi. Di Dubois l’ensemble ha eseguito il Quintetto in fa maggiore per pianoforte e archi, terminato nel 1905, in quattro movimenti, tra i quali è parso particolarmente brillante e commovente il terzo, l’Adagio ma non troppo, una delle più belle invenzioni melodiche dell’autore. A seguire, una platea particolarmente attenta si è immersa nel Quintetto per pianoforte e archi in Fa diesis minore di Reynaldo Hahn (Caracas 1875-Parigi 1947), un autore conosciuto oggi soprattutto per l’operetta Ciboulette (1923), che due anni prima di morire venne nominato membro dell’Académie des beaux-arts e direttore dell’Opéra de Paris. Questo primo finesettimana di concerti si è concluso domenica pomeriggio in uno spazio affascinante e spettacolare.

LesSièclesPhotoAnsgarKlostermann 1

Circondato dai dipinti del Tintoretto e con un’acustica che non ha nulla da invidiare a quella dei più celebri teatri d’opera, il pubblico ha apprezzato, tributandogli applausi e richiami a gran voce, l’orchestra Les Siecles, 73 musicisti diretti da François-Xavier Roth, che suonano ogni repertorio sugli strumenti storici appropriati. Nella prima parte, l’ensemble ha eseguito la Symphonie Française di Dubois, che si è conclusa con un Allegro con fuoco assai vivace, in cui è emersa la sonorità scintillante e fresca come acqua di sorgente dei piatti percossi da Minami Eriko. Dopo una pausa dovuta all’introduzione di uno dei primi esemplari di pianoforte, in occasione dei 150 anni dalla nascita, la nutrita formazione ha eseguito Fantaisie per pianoforte e orchestra di Claude Debussy (Saint Germain-en-Laye 1862 – Parigi 1918), nel cui finale alcune sonorità richiamano la musica giavanese, scoperta in occasione dell’Esposizione universale del 1889. Apprezzatissimo il pianista Alain Planes, molto attento allo sviluppo della composizione, anche nei momenti, per lui, di silenzio e pronto a darle una personale connotazione nei frequenti interventi, anche solistici. Dopo una brevissima pausa tecnica, l’orchestra è rientrata nel proscenio per eseguire l’opera La Mer, scritta e concepita nello spasimo di un nuovo dramma sentimentale, la quale segnava il rinnovamento dello stile sinfonico in cui l’armonia è strettamente legata alla melodia. Gli applausi vivissimi che non accennavano a sfumare hanno costretto il direttore a richiamare Les Siecles per l’esecuzione del quarto movimento de L’Arlesienne, di Georges Bizet (1838-1875), ascoltata per la prima volta nel 1872, dunque esattamente 140 anni fa, particolarmente animato e ricco di una marziale percussività.