Celebrazioni della festa della Repubblica: lettera aperta del sindaco di Dolo ai concittadini

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sindaco dolo LN maria maddalena gottardo 1Alla vigilia della celebrazione della festa della Repubblica la cui effettuazione ha sollevato polemiche per la sua scadenza temporale a pochi giorni dai gravi sismi che hanno colpito l’Emilia Romagna e la provincia di Rovigo, il sindaco del comune di Dolo, la leghista Maddalena Gottardo, ha preso carta e penna scrivendo una lettera aperta ai suoi concittadini, che è riprodotta qui sotto. Una missiva con cui Gottardo motiva la decisione sua e di molti altri sindaci di astenersi dal partecipare alle celebrazioni ufficiali, facendo un’analisi spassionata della situazione finanziaria e gestionale in cui versano le amministrazioni locali virtuose, la quasi totalità nel NordEst.

Cari concittadini,

leggo con profondo interesse le prese di posizione di tanti sindaci apparse in questi giorni sui giornali. Spunto di riflessione è la festa della Repubblica del 2 giugno.

Ebbene, anch’io quest’anno ho declinato da tempo l’invito del Prefetto e ho deciso di rimanere nel mio paese a festeggiare la giornata delle associazioni con i miei cittadini e le centinaia di volontari. E’ una presa di posizione consapevole, derivante da due riflessioni. La prima, che il nostro comune, come ormai tutti credo, senza l’aiuto e il lavoro silenzioso e gratuito delle associazioni di volontariato, nulla potrebbe fare, né nel sociale, né nello sport né nella cultura. La seconda riflessione parte dalla considerazione che anche quest’anno, facendo un conto a spanne, il mio Comune verserà allo Stato centrale circa 30 milioni di euro in tasse prelevate ai miei cittadini e non riceverà un centesimo di trasferimenti. Noi sindaci ci troveremo nella malaugurata situazione di prelevare maggiori gabelle e allo stesso tempo, di eliminare servizi ai cittadini (stiamo vivendo proprio in questi giorni le battaglie per la conservazione del nostro tribunale e per lo sviluppo dell’ospedale di Dolo) in nome del rispetto del cosiddetto ‘patto di stabilità’. Questo è un sistema perverso, secondo il quale il governo centrale si appropria di tutte le tasse pagate dalla mia gente senza dare in cambio nulla, anzi, costringendomi a tagliare ancora, senza poter redistribuire a chi ha più bisogno, alla faccia dello stato sociale o del cosiddetto welfare. Di fatto, è un sistema basato su una immotivata disuguaglianza, secondo cui si rubano risorse agli enti virtuosi per mantenere in vita quelli parassitari. Mi chiedo cosa potrei fare per i miei cittadini, per il mio paese, se potessi trattenere e reimpiegare sul mio territorio tutti i denari che invece mi vengono sottratti per mantenere ministeri, comuni e regioni con bilanci inverosimili o addirittura senza bilancio!

Vedete cittadini dolesi, io sono solo un sindaco, il sindaco del mio territorio e il sindaco di tutta la mia gente, di quelli che mi hanno eletto ma anche di coloro che non mi hanno eletto. Tutti voi aspettate giustamente da me indirizzo e guida e soprattutto capacità di prendere decisioni e assumere responsabilità che portino il nostro comune fuori dal vortice della crisi e che guardino al futuro dei nostri ragazzi.

Noi sindaci siamo in trincea tutti i giorni e ci sentiamo impotenti, io mi sento impotente, di fronte alle persone che ogni giorno mi chiedono aiuto e speranza e non riesco a dare né l’uno, né l’altra.

Allora ho deciso che il 2 giugno resterò, come ho detto, nel mio paese, con la mia gente, con i miei ragazzi e i miei anziani, con i miei commercianti e i miei artigiani, con gli imprenditori agricoli e gli studenti, come faccio ogni giorno da due anni. E non toglierò le bandiere, come sta proponendo qualche sindaco: le lascerò là bene in vista, soprattutto quella italiana e quella europea, perché non dobbiamo mai dimenticare chi ci ha ridotto così, vanificando 150 anni di lotta per la democrazia e l’uguaglianza di tutti i cittadini. In questo momento ci sono cittadini più uguali di altri!

Ma vicino a quella italiana e a quella europea, sventola anche la bandiera del Veneto, a ricordare una storia millenaria di vera democrazia e benessere, nonché di correttezza e rettitudine della classe di governo che contraddistingueva la Repubblica Serenissima.

Da qua credo con fermezza che dobbiamo ripartire: correttezze e rettitudine della classe di governo ma anche rispetto ed equità. Per questo, noi sindaci dobbiamo reclamare da subito nel concreto la possibilità di spendere il nostro avanzo di bilancio senza impatto negativo sul patto di stabilità; in parole povere, dobbiamo poter spendere liberamente i nostri risparmi, frutto di gestioni virtuose. E dobbiamo chiedere da subito la possibilità di introitare e redistribuire sul nostro territorio l’Iva pagata sul territorio dai nostri cittadini e dai nostri imprenditori, attuando politiche di sostegno al lavoro e di crescita economica. Noi sindaci dobbiamo da subito reclamare il ritorno ad un dibattito serio sull’autonomia e sul federalismo che non abbia etichette di partito ma che punti seriamente al rilancio della nostra economia e alla ripresa di fiducia dei mercati nazionali e internazionali.

Credo che noi sindaci il 2 giugno dobbiamo far sventolare le nostre bandiere ma mai e poi mai dobbiamo alzare bandiera bianca.

Maddalena Gottardo

Sindaco di Dolo (Ve)