L’agricoltura polesana colpita dalla siccità

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polesine mais siccità 1Allarme della Coldiretti di Rovigo: la coltura del mais e della soia maggiormente a rischio

Mais e soia, soprattutto; ma anche orticole, frutteti e barbabietole. La siccità sta colpendo duramente il cuore dell’agricoltura polesana, da Melara a Ca’ Venier, e l’irrigazione sta diventando un problema per l’abbassamento delle falde freatiche. Infatti, essendo la falda acquifera abitualmente molto alta in Polesine, non tutte le imprese agricole sono attrezzate con potenti pompaggi per l’irrigazione. Laddove si dispone di rotoloni semoventi, l’aspirazione d’acqua, viste le critiche condizioni delle coltivazioni, è più grande di quanto i consorzi di bonifica riescano ad immettere nella rete dei canali.

Coldiretti Rovigo lancia l’allarme irrigazione e traccia la mappa dello stress idrico in Polesine.

Allo stato, entrambi i due consorzi di bonifica, Adige Po e Delta del Po, stanno tentando di contrastare la siccità rimpinguando le falde con l’immissione di acqua nei canali di scolo, ma le portate dei maggiori fiumi e canali (Po, Adige, Canalbianco), che erano già ridotte a causa delle scarse precipitazioni invernali, in assenza di piogge sono destinate a calare ulteriormente.

“Per ora pompiamo acqua a pieno regime – riferisce Giuliano Ganzerla, presidente dell’Adige Po – ma in alcune zone siamo in sofferenza, perché i nostri impianti non riescono a sopperire al grande prelievo d’acqua da parte delle aziende agricole consociate e gli scoli rischiano il prosciugamento. Per ora l’acqua c’è, ma siamo molto preoccupati per il continuo abbassamento del livello del Po, che se scendesse ai minimi del 2003, ci bloccherebbe ogni attività”. La siccità straordinaria richiede irrigazioni supplementari per tentare si salvare le colture: nel tratto di fronte a Canda, il livello del Canalbianco è sceso di 60 millimetri in un sol giorno. Intanto risale il cuneo salino dal delta del Po. Dal consorzio Adige Po fanno sapere che, proprio in previsione di eventi siccitosi straordinari, sono stati inseriti nel Piano irriguo nazionale dei progetti di potenziamento della rete irrigua che sono di recente approvazione e ancora in fase di partenza.

I rapporti delle dieci zone del territorio parlano di stress idrico alle coltivazioni più da deserto che da fertile campagna polesana. Dai comprensori di Badia e Lendinara, il bollettino riferisce che “le piante da frutto, seppure irrigate, cominciano a presentare i primi risultati della siccità e del caldo torrido: pezzature più piccole, perdita di peso e di qualità, frutti che iniziano a cuocersi. Sulle orticole il calore fa proliferare gli insetti (es. afidi) – prosegue – e le continue irrigazioni provocano il surriscaldamento del terreno con conseguenti malattie fungine (es. botrite), il risultato è la perdita di peso e di qualità, ma soprattutto la diminuzione della capacità del prodotto alla frigoconservazione. Per le orticole seminate, sempre a causa dell’eccessiva temperatura del terreno, sono stati riscontrati problemi del cosiddetto mal del piede”.

Ma a soffrire maggiormente sono i cereali, i campi di mais e di soia. “Sulla soia di primo raccolto – riferisce il rapporto – le piante fioriscono, ma il fiore abortisce ed il baccello rimane vuoto; sul secondo raccolto le piantine nascono, ma vengono cotte dal sole. In entrambi i casi si sta procedendo in maniera assidua alle irrigazioni. Per il mais, vi sono situazioni di mancata irrigazione su terreno leggero, dove probabilmente non si formerà la spiga. In generale, seppure irrigato due o tre volte, le previsioni sulle prossime produzioni sono abbastanza critiche”.

Nelle aree mediopolesane di Fiesso e sinistra Po la sofferenza è enorme, in particolare per le varietà di mais precoce. In generale si notano differenti situazioni a seconda delle varietà seminate, del tipo di terreno e delle lavorazioni precedenti. La piralide ha iniziato il lavoro con le foglie acropete (infiorescenze che si accrescono dal basso verso l’alto, ndr) già bucate. Se ci saranno altri sette giorni con queste temperature, si stima che si arrivi al 60% delle superfici a mais con una riduzione del 50% di produzione”. Sempre in zona Fiesso la soia non è ancora in estrema sofferenza idrica, ma si registrano attacchi precoci di ragno rosso. Brutte notizie anche per la barbabietola: “enorme sofferenza perfino sulle superfici irrigate – riferisce il rapporto da Fiesso – Sarà un’annata dura e ci sono le premesse per non superare le 9 tonnellate per ettaro di saccarosio”.

Sempre il granoturco è al centro dei rapporti dell’alto, medio e basso Polesine, da Melara a Boccasette. Da Castelmassa si parla di “gravi criticità”. Le segnalazioni si susseguono tutti i giorni dalle aree intorno a Rovigo. “I danni maggiori sul mais sono riscontrati nei territori di Guarda, Crespino, Gavello, Ceregnano – si legge -. Gradatamente, però, dove non si può irrigare, i danni si estenderanno altrove”. Stessa situazione dalla zona di Adria e nei comuni di Loreo, Corbola, Papozze e Pettorazza dove la siccità sta compromettendo il mais, la soia e la barbabietola.

Dalle zone di Taglio di Po e Porto Tolle, si scrive di “situazione molto critica per il mais a Taglio di Po e Ariano. Idem per mais e soia a Boccasette e Ca’ Venier, dove la situazione è aggravata dalla risalita del cuneo salino. Visto il perdurare del caldo – conclude – è difficile quantificare i danni: la situazione è ogni giorno più grave”.