Kiwi, ecco le stime di produzione e commercializzazione per l’annata agricola 2012/’13

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kiwi actinidia fette 1A Veronamercato l’analisi della situazione del comparto produttivo in Italia e nel mondo

Si è svolta presso la Sala Conferenze di Veronamercato, la conferenza: “Kiwi 2012/2013 – stime di produzione e commercializzazione” organizzata con l’obiettivo di fornire ai produttori utili informazioni statistiche circa le prospettive di mercato, sia in Italia sia nel mondo, in vista dell’imminente campagna di raccolta e commercializzazione del frutto. Hanno partecipato alla serata il membro di giunta della Camera di commercio di Verona, Damiano Berzacola, l’assessore alle politiche agricole della provincia di Verona, Luigi Frigotto che ha portato il suo saluto ed il presidente del Consorzio di tutela del kiwi Fausto Bertaiola che ha richiamato l’attenzione sul futuro del settore, in quanto il kiwi potrà rappresentare una buona alternativa alle produzioni ortofrutticole del territorio, rappresentando il 10% della produzione nazionale.

L’analisi, presentata da Elisa Macchi del CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara), è stata condotta su un campione di 236 aziende delle principali provincie produttrici italiane: Cuneo, Verona, Forlì-Cesena, Ravenna. Bologna, Latina e Roma. In ognuno dei 570 appezzamenti esaminati, il CSO ha proceduto alla conta dei frutti su due piante campione.

I dati presentati hanno evidenziato una produzione in deciso aumento (+20%) per il kiwi veronese nella stagione 2012/’13 con una superficie produttiva costante rispetto alla precedente stagione. Buona anche la situazione qualitativa della produzione, certamente superiore a quella riscontrata in altre provincie.

Verona è in controtendenza rispetto al panorama italiano che vede una flessione totale del -25%. Il Veneto nel complesso raggiungerà una produzione prevista per il 2012 di 87.600 tonn. contro le 75.000 tonn. prodotte nel 2011, pari ad un + 17%. Il Piemonte registra una previsione di produzione del -75% sul 2011 dovuta agli enormi danni provocati dal gelo ed al calo delle superfici in produzione a causa degli espianti dovuti alla diffusione della batteriosi. Anche nel Lazio, maggior produttore italiano, è previsto un calo del -19% sempre a causa della batteriosi, che in alcune aziende è arrivata a colpire il 100% delle piante. Cali rilevanti, pari al -21%, sono previsti anche in Emilia Romagna.

“Anche se le stime delle nostre produzioni ci lasciano pensare ad un andamento positivo – sottolinea Damiano Berzacola – Vi sono comunque dei problemi da affrontare dovuti ad un eccessivo ricorso alla raccolta precoce con l’illusione di prezzi più remunerativi. Tale raccolta, compromette la capacità di conservazione dei frutti in quanto non permette un soddisfacente sviluppo di zuccheri semplici, rendendo così acerbi e facilmente deperibili i primi frutti raccolti. Questo naturalmente si riflette sul mercato, con immissione di frutti non di buona qualità a tutto vantaggio della produzione neozelandese che, nei primi mesi autunnali, risulta ancora presente sul mercato europeo. E’ necessario quindi cercare sempre nuovi mercati dove immettere un prodotto competitivo perché solo agendo in questo modo si può continuare a competere sul mercato mondiale”.

Elisa Macchi ha quindi proseguito con la presentazione dei dati internazionali segnalando che nel panorama riguardante l’emisfero nord, l’Italia mantiene una posizione dominante con una produzione prevista per il 2012 di 352.175 tonn, seguita dalla Grecia (100.000 tonn) che, nell’arco temporale di 5 anni, ha visto aumentare la sua produzione del 26% con una superficie in progressiva espansione (da 4.500 ettari ad oltre 6.700) ed una forte propensione all’export, particolarmente verso i paesi extra UE. Il mercato di maggior destinazione per l’Italia rimane invece il mercato UE (a 27), tra i paesi extra-europei, la Russia rimane il maggior paese importatore di kiwi italiano. Si registrano comunque incrementi delle esportazioni verso gli Stati Uniti ed il Canada (27%), degli altri paesi americani (Brasile, Argentina ed altri) per il 51%, del Medio Oriente (98%) ed in Africa del 133%.

Al termine dell’incontro Simona Rubbi ha sottolineato come i mercati terzi possano rappresentare uno sbocco importante per la commercializzazione del nostro prodotto.

Le principali problematiche sono rappresentate dallo squilibrio nelle regole tra import ed export, dalle difficoltà nei negoziati e dai tempi lunghi per le trattative. Il nostro prodotto viene considerato ad elevato standard qualitativo, ma le barriere fitosanitarie imposte da alcuni stati spesso sono solo protettive per non far entrare il prodotto italiano. Sono comunque in atto diverse attività per approcciare nuovi mercati quali la Cina, la Corea del Sud, il Giappone. Maggiori difficoltà riguardano il Messico, l’Australia e l’India.